12 settembre 1993: “On this day”, Alessandro Del Piero
Potremmo parlare di numeri, perché in fondo il calcio è anche questo, ma se fosse solo numeri parleremmo di giocatori come macchine e non come uomini.
Io, invece, ho conosciuto un uomo speciale ed è di lui che mi sono innamorata quando avevo appena 8 anni e lo sappiamo bene che “Il primo amore non si scorda mai”.
Sono cresciuta così, fra prodezze e panchine ingiuste, fra sguardi che arricchivano i silenzi e raccontavano più di mille parole, sono cresciuta innamorandomi dei tiri a giro, delle punizione nel sette, degli assist in rovesciata, della freddezza dal dischetto.
Sono cresciuta guardando quelle lacrime in un freddo novembre, lacrime che poi mi hanno permesso di innamorarmi ancora, di nuovo, più di prima.
Sono cresciuta guardando la fascia da capitano sul braccio destro ed un’esultanza che valse una coppa intercontinentale.
Sono cresciuta fra le delusioni europee e vedendo un difensore dai capelli rossi alzare il pallone d’oro quando alle sue spalle scalpitava il mio uomo con un Champions sotto il braccio, eppure, anche in quel caso, non udii troppo rumore.
Sono cresciuta con quelle formazioni che terminavano spesso nello stesso modo e con il pensiero che gli Uomini, quelli veri, non abbandonano mai la propria Signora, nemmeno in serie B.
Sono cresciuta con la linguaccia, con i tiri di destro, di sinistro, di testa, i colpi di tacco e i dribbling secchi, sono cresciuta guardando corazze sciogliersi sulla spalla di un compagno quando la vita ti gioca brutti scherzi e ti priva dell’amore paterno.
Sono cresciuta rincorrendo bus bianconeri a caccia di una sguardo, un autografo, una foto che hanno sempre avuto un valore inestimabile e che restano ancora là, mai sbiaditi.
Sono cresciuta con l’apoteosi di un gol alla Germania e di un rigore alla Francia che hanno messo d’accordo tutti e che all’uomo, ancor prima che al giocatore, hanno restituito i pezzi mancanti, o sottratti, di un talento cristallino diventato leggenda proprio lì, con quell’azzurro addosso.
Sono cresciuta con quel giro di campo senza fine, senza fiato, disarmante, straziante, unico, con una torta di compleanno (il mio) rimasta a metà, mentre sua maestà lasciava la scena.
Sono cresciuta fra gli abbracci di chi, come me, quell’uomo lo ha sempre amato incondizionatamente.
Sono cresciuta con un poster sopra al letto.
Sono cresciuta con un sogno nel cuore: una mano tesa ed un microfono, le tue parole ed i tuoi occhi solo per me. E nonostante per ben due volte sia stato “quasi così”, quel sogno non ha smesso di crederci, intatto, prezioso, immerso nell’amore che ho sempre, da sempre, e per sempre, avuto per il mio unico capitano.
Sono cresciuta così da quel 12 settembre 1993 in avanti e non ho mai amato nessuno così negli ultimi ventisei anni.
E se la domanda è: “Lo ami ancora?“, la risposta non può che essere questa: “Sì, lo amo ancora, lo amerò sempre, perché nessuno mai sarà Alessandro Del Piero“.
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