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A 365 giorni dal mio sogno: Tokyo 2020, le olimpiadi

Ho un sogno che dista 365 giorni, ho un sogno che si chiama Tokyo 2020 o più comunemente “Olimpiadi” e per raccontarvelo dovrei scomodare tutti i miei brividi, le mie lacrime, ogni centimetro della mia anima e circa 365 milioni di miliardi d’affanni del mio cuore e forse, forse, potrei vagamente rendere l’idea di ciò di cui sto parlando.

Se vi state chiedendo se “è quello in cima alla lista” la risposta è sì, è proprio quello. Ogni tanto salgo sul grattacielo delle mie ambizioni, lo sfioro, lo cullo, lo stringo a me e poi lo rimetto là, dove pare inarrivabile.

Ma le apparenze, si sa, hanno quasi sempre un solo destino: quello di finire appallottolate nel cestino della propria stanza, magari con un tiro alla Kobe Bryant degli anni d’oro.

Chiudete gli occhi e immaginatevi su una montagna di panna montata a giocare con le stelle e le nuvole, con il vostro sorriso al posto del sole e con mucchietti di felicità a cui attingere a pieno viso.

O immaginatevi in quarta elementare quando la vita pareva la giostra più figa di Gardaland, con la matita blu fra le dita ed un foglio bianco su cui raccontare “Cosa voglio fare da grande?”.

O ancora sdraiati in un prato verde, con attorno una distesa di girasoli che sanno prendere luce per vivere solo dai vostri occhi.

Immaginatevi così o in un milione di modi differenti o come preferite.
I meravigliosi disegni dipinti a due mani dall’anima non hanno niente a che vedere, però, con ciò che vedo io. Io dinanzi a me vedo solo una bambina con i capelli ricci dall’aria ribelle, gli occhi chiusi stretti stretti simbolo di speranza, un diario che sa di verità poggiato al petto, protetto da mani giunte in segno di preghiera, un alone di incantesimo intorno al cuore ed una bacchetta magica incastrata tra lo stomaco e la gola, dove si proteggono le cose rare. Ma non è tutto. Perché vedo anche una salita e sacrifici che provocano solletico. Vedo gambe forti ed una volontà ferrea. Vedo il vento soffiare in una sola direzione, vedo il vestito buono e tasche piene di paura e di coraggio, una mappa del tesoro ed un paio d’ali che spuntano dallo scrigno.

E sorriso. E sorrido. Senza catene, senza radici.

Non so nient’altro ma so già tutto.

Ce la farò.

 

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