365 giorni di non ce la faccio e poi…ce la faccio sempre!
È così che aspetto il 2020, senza quell’attesa bramante tipica di qualche anno fa ma con delle consapevolezze in più.
Arrivo al termine di questi 365 giorni con il fiato corto, stanca, provata, forse poco lucida, ma vissuta: se c’è una cosa che ho imparato dal 2019 è stata proprio quella di tornare ad apprezzare le cose più semplici in un caos di vita che un po’ mi sono scelta e un po’ mi è capitata. Il pranzo della domenica, le vacanze non troppo lontane da “casa”, la riscoperta di certi profumi, la voglia matta di correre su quel prato verde, dietro ad un pallone possibilmente, strizzare l’occhio davanti ad un obiettivo, la musica durante la colazione, una serata davanti alla tv, il sorriso di due angeli che in in realtà sono molto di più, sono la facciata più bella di un paradiso terrestre, è questo tutto ciò che mi ha aiutata a respirare anche quando mi mancava l’ossigeno.
Se mi guardo indietro e cerco i modi ed i momenti per focalizzare questo 2019 faccio un po’ fatica, forse perché sono stati tanti o forse sono stati troppo pochi, o forse perché c’è ancora della rabbia che mi prende e mi agita di fronte a quello che avrei voluto fosse e invece non è stato, o forse ancora perché ho capito che guardare avanti ha sempre un fascino diverso e riserva sorprese, scelte, stagioni che paiono una porta spalancata che precede terrazzi ed avventure costruite su misura per me.
So che ci sono dei pulcini che mi hanno riportata in una delle città che amo di più, Firenze, e che si sono intrufolati nel mio cuore gettando la chiave in un burrone, so che ci sono state delle pesti testimonianza acuta di quanto le cose belle finiscano ma che non per questo siano meno belle, so che c’è stata, fra le altre, l’intervista ad un Campione del Mondo che…vorrei solo farvi vedere la mia pelle d’oca ora per farvi capire. Ma c’è stata anche una notte di luglio in cui non sono stata capita e apprezzata quanto avrei meritato, ma che riesce comunque a rendermi orgogliosa di aver fatto quello che ho fatto e di aver detto quello che ho detto perché mi ha aiutata a sentirmi più leggera oltre che a seguire il mio cuore, nonostante tutto, nonostante mille nonostante. La leggerezza è la via maestra verso la serenità, a volte bisogna svuotarsi, persino di lacrime, per far sì che lo spirito e la mente viaggino ad altezza nuvole, altrimenti si fa fatica a volare.
Chiudo un 2019 ricco di opportunità, di treni, di stazioni, di brusche fermate, chiudo un 2019 a mani piene, qualcosa mi è sfuggito, qualcosa l’ho lasciata andare, sull’agenda trovo scarabocchi, mancanze, errori,… sono ammaccata e piena di lividi, ho imparato, però, nonostante gli specchi facciano ancora tanta paura, a scegliere dall’armadio il vestito migliore, a nascondere questi lividi e ad andare avanti, salvo poi spogliarmi e ritrovarli esattamente lì, che si fanno spazio tra una cicatrice ed un sorriso e allora, con coraggio, mi guardo allo specchio e mi rivedo anche unica, tutta sbagliata ma unica.
E fra mille passioni, incomprensioni, capelli scombinati, tra un po’ di cellulite ed uno sguardo talvolta malinconico, talvolta malizioso, tra un’ambizione troppo grande ed una lista di buoni propositi rimasta incompiuta, tra una performance canora in auto, un cuore malconcio, so che a costo di restare l’unica fra le uniche non sarò mai diversa o troppo lontana da ciò che sono, e che non avrò l’intenzione di cambiare per volontà altrui, o per dovere nei confronti di una società che fa di tutto per nasconde il diritto all’essere se stessi.
Perché poi in un qualunque giorno di dicembre capita che per puro caso ti ritrovi di fronte ad un lago e ti emozioni, e la corazza scivola giù, e quel passato di cui fai fatica a fartene una ragione, non è mai stato così limpido ai tuoi occhi.
È sempre la ragione a creare casini, dover cercare necessariamente una via d’uscita, una soluzione, una risposta, ho imparato a sedermi e ad aspettare, e nel frattempo guardarmi attorno, godermi il panorama, cercando di non farmi soffocare dalle domande, perché non rispondere adesso non vuol dire che non si avranno mai delle risposte, vuol dire che bisogna avere il coraggio di spostare un po’ più in là determinati quesiti che possono poi essere la chiave di volta in un percorso di vita.
E così, mentre ora torno a respirare, pigio i tasti colorati del mio diario segreto, alzo la testa e vedo un bouquet che è bellissimo, che non arriva da nessun principe azzurro ma che è ancora una volta il simbolo di una passione che riesce a rendermi viva tanto quanto a contraddistinguermi fra la folla, ed ecco che allora, anche la mia più testarda delle insicurezza mi sussurra: “No, non sei tutta sbagliata”.
Waiting 2020: ho un milione di progetti nella mente e ho ancora il coraggio di continuare a sognare e se in tutto questo caos trovo la forza di sognare e credere in qualcosa allora è perché sì, ho fatto 365 giorni a dirmi “Non ce la faccio” per poi rendermi conto che in realtà ce la faccio sempre.
Non sono mai stata tanto brava come questa volta a mettere i punti, i punti e a capo, le virgole, i due punti, le virgolette…in un racconto, è la punteggiatura a dargli un senso.
Un anno fa ti avevo chiesto di farmi volare, come se fosse facile, come se mi fosse dovuto, questa volta ti chiedo solo di non scalfire la mia forza, lasciala intatta così com’è, per favore, perché oggi, mai come oggi, mai come dopo un anno così, io tutto quello che so è che posso farcela.
“Quest’anno sono stata forte, l’anno prossimo sarà felice“.
“I sogni sono fatti per le persone coraggiose, per tutte le altre ci sono i cassetti“.