Impossible to forget…tredici anni fa, campioni del mondo.

È un ricordo troppo vivo per essere cancellato, è un’emozione ancora così forte per finire nell’oblìo, è un sogno che ancora vive nella memoria di tutti, appassionati e non, e che dà ancora speranza per il futuro.
Campioni del Mondo, Campioni del Mondo, Campioni del Mondo, Campioni del Mondo, il cielo è azzurro sopra Berlino.

Quattro giorni prima Fabio Grosso, quattro giorni dopo ancora lui, Fabio Grosso per scrivere la storia di una nazionale che tanto ci fa arrabbiare molto di più rabbrividire…

…ovunque eravate allora, ovunque siate oggi, ovunque sarete domani, fra un anno, fra mille, tutto questo non lo dimenticherete mai, tutto questo non lo dimenticheremo mai.

Grazie Italia!

Chiudete le valigie, andiamo a Berlino! E chi se lo scorda più quel 4 luglio 2006? Chi se lo scorda quel Mondiale?
Il gol liberatorio di Grosso, la perla di Del Piero, del mio Ale, con il mio ex che disse: “Se segna Del Piero mi faccio prete”, prete non lo è diventato ma un calcio in c…gli è arrivato comunque qualche tempo dopo.
Sono passati tredici anni eppure rivedere quelle immagini per 384209490236417172 volta mi fa venire gli stessi identici brividi. Incollata a quel televisore insieme alla mia famiglia, per poi correre in piazza fino a notte fonda, con l’acqua della fontana che non bastava per gavettonarci tutti né tantomeno la voce per gridare al cielo quanto fosse bello giocarsi una finale mondiale…di lì a 5 giorni la storia.

Non so voi ma anche oggi, nemmeno oggi, sono riuscita a fare a meno di guardare queste immagini e allora lasciateci vivere nei ricordi se i ricordi sono questi.

ph. rompipallone.it

https://youtu.be/VvwquHt-yIg

Salvarti sull’orlo di un precipizio, quello che la musica può fare…“, ma anche raccogliere 5000 fans al Rugby Sound Festival per Max Gazzè. 
Presso la suggestiva location di Legnano, dove è già partito l’evento dell’estate ovvero quel Rugby Sound Festival giunto ormai alla ventesima edizione, si sono radunate 5000 voci e 10000 occhi che si sono lasciati cullare dalle note del famoso cantautore romano.
Ieri sera, infatti, è stata proprio la volta di Max Gazzè che ha riservato una tappa del suo tour 2019 ai legnanesi (e non solo) e che con una semplicità disarmante ed un briciolo di timidezza, ha letteralmente addolcito un’atmosfera estiva bollente.
Gazzè, che va così ad allungare la lunga lista di ospiti illustri che hanno calcato il palco del famoso festival, prossimi Gazzelle, Timoria ed Omar Pedrini e J Ax con gli Articolo 31, non ha assolutamente deluso le aspettative.
La folla ha saputo ballare, ascoltare, sciogliersi ed emozionarsi. Tutti i successi più conosciuti hanno abbracciato un pubblico attento capace di apprezzare anche quei pezzi che “Davanti a tutti li cantiamo oggi per la prima volta, o forse seconda, se facciamo errori non fateci caso eh“. Il cantautore ha scherzato ma ha anche trovato la chiave per colpire là dove, forse, qualcuno potesse avere dubbi su un artista che le luci della ribalta le ha sempre un po’ smorzate, accettandole “solo” quando aveva realmente qualcosa da dire. E basta ascoltare i suoi testi per rendersene conto, curati in ogni dettaglio, ricchi di messaggi più o meno espliciti, ricchi di amore, ma anche evidenziatori fluo di una dedizione incredibile verso quello che è il suo mondo, la sua musica.
Un bassista odia la chitarra, la odia perché è piccola, ha i tasti piccoli, ma per questo pezzo pare necessaria” e allora via con “Potranno mai le mie parole esserti da rosa, sposa“.
Non sono mancate poi Cara Valentina, Teresa, I tuoi maledettissimi impegni, Mentre Dormi, La vita com’è, Favola di Adamo ed Eva, Il solito sesso, L’uomo più furbo, fino alla conclusione ampiamente richiesta con Posso, il pezzo portato recentemente al successo con Carl Brave.
Grazie, grazie di cuore, a parte il caldo e le zanzare è stato bellissimo“, dichiara alla fine prima dell’ultimo inchino insieme alla sua band.
Ed è così che quelle 5000 anime hanno abbandonato il pratone del Rugby Sound Festival , con un originale sound nelle orecchie e con la purezza di un artista che non ha certo elemosinato brividi.

credit foto: Elena Di Vincenzo – Shining Production

Il 25 giugno di cinque anni fa…crack.
Le ossa si rompono, i cuori si spezzano, le amicizie vanno e vengono, gli amori finiscono.
Tutto ciò che resta fa la differenza.
Le cicatrici sono profondi segni di riconoscimento che ci ricordano da dove veniamo e cosa abbiamo passato, che ci ricordano quanto siamo forti perché “Non sai mai quanto sei forte finché essere forte è l’unica scelta che hai“.
E allora: le ossa si rompono per ricomporsi più forti di prima, i cuori si spezzano per lasciar filtrare nuova luce, le amicizie che vanno non sono mai state amicizie probabilmente, le amicizie che vengono scuotono, danno nuova linfa e risate sane, gli amori che finiscono non cambiano ciò che è stato, fanno solo il loro corso in attesa di un nuovo sole che possa scaldare il cuore.
Oggi mi guardo allo specchio, il passato è passato, quei segni sulla gamba e sul cuore brillano ancora di più ed io non sono quella di cinque anni fa ma so, nonostante tutto, di essere una persona migliore.


25 giugno 2014, blog in onore di un perone che fece crack.

Sì, sì e siiiiiiiiiiiiiiii: finalmente Temptation Island.
“Baci e abbracci a tutti”, saluto gli amici e mi fiondo a casa in stile Vettel (Hamilton mi sembrava troppo). Entro dalla porta trionfale come se stessi oltrepassando il traguardo della pista di Montecarlo e mi fiondo sul televisore come se , invece, volessi accaparrarmi il bouquet della sposa a tutti i costi (mai provata in realtà questa sensazione ahahaha). Sono lì che spero e che fremo alla ricerca della mia botta d’autostima estiva, la paura che fosse finito era tanta, l’unica che può salvarmi dopo che oggi in piscina mi hanno scambiato per la boa.
Inizio a sperare con le dita incrociate, e spero, e spero, e…tadaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!
Non è ancora finito: la prima puntata di Temptation Island è lì e non aspetta che me.
Partiamo subito.
Ilaria e Massimo. Fidanzati da 2 anni e mezzo convivono da 1 e a quanto pare hanno un sacco di problemi. Lei è una stragnocca e non si può certo dire il contrario, lui boh. Si parte col botto perché questa non fa in tempo ad appoggiare la valigia che c’è già un video per lei. Nuovo Guinness world record (non sarà l’unico abbiate pazienza). Il suo pseudo fidanzato che tra l’altro si veste con un disgusto degno dell’uomo gatto di Sarabanda, alza la paletta con voto 10 per la sfilata a chiappe al vento di Federica. Track. L’abbiano già perso. Sta povera Ilaria che a quanto pare è stata scambiata per la donna di servizio (scema lei che accetta e non si fa nemmeno pagare) in meno di 24 ore si ritrova con SEI video SEI (altro Guinness world record) in cui si scopre che lui, il quale ovviamente deve avere una vita molto impegnata, passa quattro ore con la Playstation e quando va a letto alle 2 di notte la trova che dorme ed è un grosso problema. Tra l’altro dico io “Che amore potrà mai essere questo se non prendi in mano un joypad e non lo stracci a Fifa per poi, e solo poi, spaccarglielo sulla testa” bah, io non lo so. Ma al di là di questo lui con lei si sente in gabbia e la cosa più carina che riesce a dire su di lei e sul loro rapporto è che lei non gliel’ha dato per un mese e mezzo. Video su video con lui che davanti alla tette rifatte di Federica perde spesso e volentieri la brocca, mezza puntata se ne va così. Guai però a non citare la trasformazione in super sayan di Ilaria ogni volta che piange. Guai anche a non darle della deficiente visto che ha di fianco un certo Javier che è tutto un programma e non se lo caga di striscio. Ma c’è tempo.

Altro giro altra corsa. Ecco Sabrina e Nicola. Sabrina ha 42 anni, un paio di matrimoni alle spalle, la l’intenzione di approdare a Temptation Island per capire se Nicola, 30 anni, possa essere l’uomo della sua vita. Ora cosa non abbia capito del primo e del secondo matrimonio onestamente non mi è molto chiaro. Di solito le ripetenti sono un po’ più perspicaci ma a quanto pare non è sempre così. Va beh lui passa in sintesi per un bambolotto nelle sue mani, per un certo verso, mentre le single del villaggio degli fidanzati lo reputano un poverino senza argomenti e senza speranza che non fa altro che guardare poppe e culi (come se loro facessero altro). Io in compenso una speranza gliela darei volentieri. Ma detto ciò, nel giro di un paio di filmati, la situazione si ribalta. Lei che doveva chiarirsi le idee si ritrova quest’ammasso di muscoli di nome Giulio il quale, a discapito del nome (questa la posso capire solo io perdonatemi ahaha) dimostra delle acute dote di psicanalista. È un continuo domande pungenti su domande pungenti (o anche intriganti), la quarantenne bionda vacilla e dimostra che forse qualcosa di quei due matrimoni andati a rotoli l’ha capita.

Chiudiamo con Nunzia e Arcangelo. Tredici anni di fidanzamento ed io, non appena l’ho sentito, ho avuto un calo di pressione per loro. Lei dopo 13 anni di fidanzamento vorrebbe una famiglia risponde picche con un “Sono giovane voglio ancora divertirmi”, ma il concetto di divertirsi per lui e per lei pare un tantino diverso. Il buon Arcangelo non perde tempo, trova una tentatrice che gli dà corda (ma non per impiccarsi purtroppo) e decide, nell’ordine, di: fare lo scemo, provarci ripetutamente, portarsela in bagno, incollarsela al collo, baciarla pensando di non essere visto dalla telecamera. La buona Nunzia che fra l’altro scende la scalinata della spiaggia che manco Belen a Sanremo con un vestito rosso fuoco che, sì, lo so, non mi starebbe mai bene, e sì, lo so, a me il rosso fa schifo, caro Giorgio Armani può essere solo tuo, o tuo o di Shi Liang il proprietario del negozio cinese a 38 metri da casa mia, sostiene di essere già arrivata al limite. Lui sbianca nel momento in cui gli viene comunicato il falò di confronto anticipato e poi fa pure lo sbruffone dicendo: “Vorrei proprio sapere cosa avrà mai visto di così compromettente da chiedere il falò” (risposta mia personale: niente di che, solo un coglione).

E così all’alba dell’1.05 Filippo Bisciglia preannuncia l’imperdibile puntata di lunedì prossimo e manda tutti a nanna.

Ho ancora un paio di quesiti però:
1. dove è finito quello con la malattia delle donne? Antidoti per fermare questa epidemia?
2. (ribadisco rispetto all’anno passato) ma un cavolo di Mac al posto di quel computer con tanto di adesivo orribile, no? Costa più del mascara waterproof di tutte ste mignottelle che piangono piangono piangono e non hanno mai un filo di trucco sbavato?
3. per il falò di confronto la produzione avrà attrezzato gli isolani di paletta per sotterrare gli stronzi o quest’anno avrà dotato tutti di tanica di benzina?
4. (ultimissima lo giuro) A quanto è quotato il primo congiuntivo azzeccato?

Lo scopriremo solo fra sette giorni, ricordatevi però: spia il tuo amore ma ascolta il tuo cuore.

Segni particolari? Amo l’estate.
E perché ami l’estate? Perché la luce del sole ti fa brillare gli occhi.
Il prossimo, grazie.

Eccola qui la stagione più attesa dell’anno. Ed eccoli qui altri tre mesi di fregature dietro l’angolo.
Nella mia personalissima guida vi elenco quelli che, a mio avviso, sono i motivi per cui amare e odiare l’estate. Ho detto amare e odiare cosicché non vi passi per l’anticamera del cervello che io veda solo il lato black delle cose.
Quindi oggi partiamo dai 7 motivi per cui odiare l’estate.

1. La prova costume
È la prima cosa che mi balza in testa. La prova costume è una congiura, è peggio della ceretta all’inguine, è peggio del mignolo sullo spigolo e del grande fratello vip. Se poi avete una madre che d’inverno fa piovere lasagne come se non ci fosse un domani e se sul comodino piuttosto che la bottiglietta dell’acqua, posate i bicchieri di spritz degli aperitivi della sera prima, allora è facile capire come sia tutto più complicato. E non ci provate nemmeno a dire: “Basta darsi un regolata d’inverno, mangiare sano e fare sport”. Grazie al piffero, dattela tu una regolata. Le lezioni moraliste non sono ben accette. Soprattutto se vivi d’aria, hai una taglia 38, superi i 170 centimetri e per te la cellulite è una serie tv. Peggio ancora se ti abbuffi come Bridget Jones e resti negli abiti di Jennifer Aniston. Non rivolgermi la parola.

2. I fancazzisti
Pubblicano foto al 27 maggio e scrivono: “Inverno stressante, quest’anno mi accontento di 2 settimane a Santorini”. A maggio. Giugno, luglio, agosto e settembre? Formentera, Malesia, Bali e New York? A parte il fatto che la cosa più stressante che abbiano fatto i fancazzisti durante l’inverno sia stata alzarsi una sola volta alle 8.35 per portare la nonna all’Esselunga per l’offerta imperdibile sul cappone, quello da utilizzare a Natale, ma poi: avete 21 anni e mezzo, i soldi di Mark Zuckerberg e le auto di Lewis Hamilton in garage, cosa ne sapete voi dello stress? Una randellata sui denti sarebbe il vostro unico premio.

3. Studio aperto
Eccoli qua i geni. Quelli che sanno tutto loro. I “Fabio Volo” dei rimedi estivi (si capisce che io non ami particolarmente Fabio Volo?). “Bevete tanta acqua, non uscite nelle ore più calde, indossate i sandali e w l’abbronzatura (ma non troppo)”. Ciaone proprio.

4. Il calciomercato
Se siete leggermente fissati col calcio e soprattutto se siete degli incalliti giocatori di fantacalcio, un motivo per odiare l’estate è il calciomercato. Perchè la telenovela Sarri – Juve è ancora niente. Avete già dichiarato guerra alla cena dell’ultimo Fanta esclamando “L’anno prossimo sarà il mio anno”, peccato lo diciate dal 2012. Icardi alla Juve? De Laurentis lo pescherà uno buono a sto giro? E le neopromosse? E Milan e Inter saranno il solito bluff? Tutto, dovete seguire tutto. Il talento nascosto può nascondersi ovunque, anche in quel Lecce tornato in serie A che vi ha già fatto dannare anni fa grazie a Chevanton, il ritorno del figlio al prodigo che in un anno fece ben 3 gol e che all’asta pagaste più di un CR7 qualsiasi.

5. I parenti al mare
Un consiglio spassionato: non andate in vacanza dove ci sono parenti che per l’ultima volta avete visto a Natale (o al massimo concedetevi un paio di giorni che c’è sempre qualcuno che si salva). Le domande sono le stesse. Identiche. Anzi con qualche denigrazione in più. Se la vostra situazione sentimentale è più piatta di un encefalogramma di Greys Anatomy, dovete essere diretti e coincisi nelle risposte.
Ma come è possibile che una bella ragazza come te…
È possibile“.
Ma non mi dire che tu non abbia ancora incontrato l’uomo…
Non l’ho incontrato”.
Però ascolta, alla tua età, forse è il caso che…“.
Alla tua età, invece, non t’hanno insegnato a farti una bella padella di cazzi tuoi? Anche un frullato va bene“.
Gente, senza pietà. Non dovete manco farli finire di parlare. Loro non ne hanno per voi. E non illudetevi quando vi dicono “Ti trovo in forma”, perché l’unica che abbiano in testa è quella del Grana Padano stagionato nel 92 ac.

6. La dichiarazione dei redditi
È un’equazione molto semplice: siete più poveri di un tombino, riuscite a pagare più tasse di Silvio Berlusconi (che poi chissà se ad Arcore sia mai arrivato il 730).

7. Temptation Island
Ebbene sì. Poco fa ho sentito alla radio che da lunedì riparte Temptation Island. Non credo di dover aggiungere altro, è sufficiente leggere il mio resoconto di un anno fa. Temptation Island 2018.

 

Per una volta possiamo dirlo: del mondiale di calcio femminile se ne è parlato in lungo ed in largo, quasi da non credere e stavolta, mai come stavolta, ne siamo davvero estasiati.
Questa sera alle ore 21 il calcio d’inizio tra Francia – Corea del Sud darà il via all’8° edizione del campionato del mondo di calcio tutto al femminile, campionato che si concluderà il 7 luglio.
Chi alzerà l’ambito trofeo? Saranno le campionesse uscenti degli Usa? O le padrone di casa della Francia? E l’Italia, la nostra Italia, saprà stupire ancora?

Per parlare delle azzurre e di un sogno che torna dopo venti lunghissimi anni ci sarà tempo visto che l’esordio è previsto per domenica ore 13 contro l’Australia, ma per tutto il resto vi riporto qui di seguito un link da cui attingere ogni informazione possibile per non perdersi nulla, ma proprio nulla, di un evento che saprà colorare con un tocco pink (ma non troppo) un’estate che non è estate senza un Mondiale di Calcio.

E noi azzurre ci siamo, stavolta.

 

Per tutte le info sul Mondiale di Calcio Femminile clicca QUI

Togli la ragione e lasciami sognare in pace…

Se qualche anno fa mi avessero detto “Parteciperai ad un evento di beneficenza, a tinte bianconere, in un lussuoso hotel vista lago, con la presenza di 180 persone vestite di tutto punto, tra cui il presidente della Juventus Andrea Agnelli, Fabio Paratici, la coach Rita Guarino e una serie di giornalisti di un certo spessore e ne scriverai anche un pezzo”, beh, mi sarei ammazzata dalle risate. Ed invece, stanotte, con l’orologio che segna le 2.07, le poche ore di sonno accumulate nelle ultime settimane, non c’è verso di dormire. L’adrenalina mi fa ancora tremare il cuore e sento le gote sorridere mentre lo sguardo si colora della luca dei sogni, ma non quelli che si fanno ad occhi chiusi, quelli che senti sulla pelle quando è pieno giorno e quando l’orizzonte sembra così vicino da poter essere sfiorato con la mano.
Sono qui a cercare le parole, guardo questa tastiera nella speranza che le frasi giuste prendano forma da sole, mi torturo i boccoli e sento, d’un tratto, le guance calde mentre lacrime incomprese e prigioniere da troppo tempo di una cassaforte dorata senza combinazione, vanno a caccia della loro via di fuga. La bocca prova ad assaporarle mentre le narici si riempiono del profumo di una serata indimenticabile, il profumo di buono, il profumo del vento che spazza via le nubi e che mi fa scorgere il cielo di primavera.
In questa stanza buia cerco i dettagli di una vita che danno senso alla mia follia, una follia che sperpera doni e che, come i bambini nel giorno di Natale, mi osserva curiosa scartarli, con i fiocchi fra le dita e le carte stracciate in giro per casa. Da lì al caos è un attimo perché lo so bene che la lista dei desideri è sempre troppo lunga, ma so anche che ogni qual volta inizi a scriverla, a ridimensionarla, a cambiare l’ordine dell’elenco puntato, diventa la lista di qualcun altro ed io, al mio cuore, non posso più fare questo. Per tutte le pugnalate ricevute, per tutte le volte in cui ho lasciato che venisse messo al tappeto dalla ragione, per tutte le volte in cui è stato frantumato in mille pezzi e per tutte le volte in cui, quei pezzi, non combaciavano mai, ora so che è il suo tempo e che il segreto è lasciarlo volare in alto dove non esistono vertigini che tengano per non sfociare nelle acque dei mari inesplorati.
Come su una barca che sa quale rotta seguire, che sa quanti viaggi deve ancora da affrontare, ho preso il timone e l’ho messo nelle mani del mio cuore, consapevole che non esista posto più sicuro al mondo.

Libero com’ero stato ieri, ho dei centimetri di cielo sotto i piedi, adesso tiro la maniglia della porta e vado fuori…sono nuvola e tra poco pioverà, e non c’è niente che mi sposta o vento che mi sposterà…

…Togli la ragione e lasciami sognare in pace”.

 

L’evoluzione della carta e penna, del pensierino della sera, dell’appunto impresso un foglia di carta volante, oppure su un agenda o ancora su quel famoso diario col lucchetto: et voilà il blog, et voilà la giornata mondiale dei bloggers.

Dal 2 maggio 2010 grazie al movimento World Bloggers Day, nato a Cebu, nelle Filippine, con l’obiettivo di collegare il maggior numero possibile di comunità di bloggers presenti nel mondo, nasce proprio questa giornata che celebra uno dei nuovi modi di fare comunicazione, ma non solo. Tanti sono gli amici bloggers perseguitati e uccisi proprio per aver usato questo strumento per denunciare soprusi, ingiustizie e violenze, purtroppo il duplice lato della medaglia incombe sempre e spesso, troppo spesso, prende il sopravvento.

Non intristiamoci, però, e guardiamo anche il lato che splende. Che figata è poter digitare il proprio indirizzo web, aprire una pagina e scrivere scrivere scrivere? Scrivere ciò che ci passa per la testa, fregarsene anche un pochino dell’accuratezza maniacale di punteggiature e termini ricercati (un pochino sia chiaro, niente di illeggibile) e di tempistiche da rispettare, scegliere un argomento random e dire la propria, senza il timore di essere giudicati o con il solo intento di interagire, interscambiare, confrontarsi.

Quando poco più di un anno fa feci il salto il mio primo timore era non avere abbastanza tempo da dedicare a questo progetto, e purtroppo continuo a rendermi conto di non averne abbastanza, la seconda paura era quella di mettermi dinanzi ad uno specchio e lasciarmi andare. Ancor prima dei difetti, dei segni del tempo che passa, del viso stanco e talvolta di qualche sorriso spento, era questo il freno che si opponeva tra me e la finestra sul mondo. Ma non appena la luce inizia a filtrare capisci di non poterne più fare a meno e che sia sole o pioggia al di là del vetro poco conta, una volta aperta sai di avere una gran forza e sai che niente sa di buono come quella libertà.

Liberi di scrivere, di dire, di fare, di pensare, di imparare, di sbagliare, di amare o di non amare, di volare o di restare con i piedi per terra, sentitevi liberi, siate liberi. 

E allora beato colui che ha inventato il blog, ha fatto bingo e ci ha dato una delle più grandi opportunità di sentirci davvero, fino in fondo, liberi, ma beati anche noi che abbiamo saputo coglierla.

Se non avete visto correre almeno una volta Ayrton Senna non sapete niente di formula uno. E non sapete niente di motori, di quattro ruote, di velocità e di adrenalina.
Lui era il pilota per eccellenza, quello che amavi e tifavi a prescindere, quello che ti teneva con gli occhi incollati alla tv per un paio d’ore la domenica dove non capivi mai il confine fra il rombo di quel motore ed il tuo cuore.
Finché un giorno di venticinque anni fa quegli occhi si riempirono di lacrime perché a tutti i magnifici rumori dell’ennesima domenica di formula uno si aggiunse quello di un botto fortissimo, proprio come se un’automobile si schiantasse su un muro a 350 km/h.
Successe esattamente così. E successe ad Imola. Mio padre sobbalzò sulla poltrona, io non sapevo da che parte guardare affinché scorgessi anche un briciolo di realtà che non era quella sotto gli occhi di tutti.
Ayrton Senna se ne andò così, tra lo sgomento del mondo e l’incredibile passione dell’amare all’inverosimile ciò che si fa.
Ma venticinque anni dopo, sai bene che la leggenda di Ayrton Senna non è mani andata troppo lontano da quelle piste, fra le sue mani c’è ancora quello stesso volante che ha tradito la sua fiducia e gli ha spezzato la vita,  e sotto il suo piede quel pedale che lo ha spinto oltre ogni limite, fino ad arrivare là dove nessuno è più riuscito a prenderlo. Perché Ayrton Senna non ha mai avuto eguali, perché Ayrton Senna non avrà mai eguali.
1 maggio 1994

Pensi di avere un limite, così provi a toccare questo limite. Accade qualcosa. E Immediatamente riesci a correre un po’ più forte, grazie al potere della tua mente, alla tua determinazione, al tuo istinto e grazie all’esperienza. Puoi volare molto in alto“- Ayrton Senna

La cosa più importante è essere te stesso, senza permettere a nessuno di ostacolarti, senza essere diverso perchè qualcuno vuole che tu sia diverso. Devi essere te stesso. Molte volte farai degli errori a causa della tua personalità, del carattere o delle interferenze che puoi trovare lungo il cammino. Ma solo così puoi imparare: dai tuoi errori. E’ questa la cosa principale: utilizzare gli errori per imparare. Io credo nell’abilità di concentrarsi profondamente, in modo da rendere e progredire ancora di più“. – Ayrton Senna

Se una persona non ha più sogni, non ha più alcuna ragione di vivere. Sognare è necessario anche se nel sogno va intravista la realtà. Per me è uno dei principi della vita“. – Ayrton Senna