Un milione di volte è poco: io Rocky Balboa potrei recitarlo a memoria. Tutti e 5. Anzi tutti e 6. Più i due “Creed”.
Una delle immagini più fighe che io abbia in testa di quando ero piccola è questa: divano, lite per i posti (come di consuetudine), io, i miei fratelli, papino, mia madre che lava i piatti e Rocky in tv. E quante volte lo abbiamo imitato: “Io sono Rocky”, “E io sono Drago” “E allora io ti spiezzo in due”.
No va beh, come ve lo spiego?
Penso che anche il videoregistratore fosse stufo di quelle videocassette, usurate, viste e riviste fino allo sfinimento, e quante volte prima di una gara, giusto per darmi la carica, perché come mi dava la carica Rocky…
…adesso mi scappa un sorriso a ripensare a tutto ciò, ma stasera quando ho acceso la tv e mi sono trovata di fronte Rocky 4, il mio preferito (anche il due però non scherza eh?! 😬) mi ha pervasa un velo di malinconia.

Il tempo che è passato da quelle serate pare infinito, la vita che è trascorsa, la testa di quella ragazzina era così leggera e spensierata, oggi ci sono i mattoni a far compagnia al mio cervello, sono cambiate tantissime cose, i sogni li abbiamo ridimensionati quasi tutti, ma la voglia di farcela è rimasta intatta. Anche in periodi come questi, dove bisogna scavare nel profondo per sfiorarla, so che sotto la polvere, le ossa rotte, le speranze disilluse, la più fragile delle autostime, lei è lì, alla ricerca del varco giusto per emergere, paziente, un po’ smarrita ma intatta, presente ed infinita. Ritroverà la strada. Ne sono certa.

ps. Ho scoperto che è la saga, ci vediamo lunedì prossimo per Rocky 5 😉

 

📌”No, forse non vincerò. Forse l’unica cosa che potrò fare sarà quello di rendergli la vita difficile. Ma per battere me, dovrà riuscire ad uccidermi, e per uccidermi dovrà avere il fegato di stare di fronte a me. E per fare questo, dovrà essere pronto a morire anche lui. E io non so se sia disposto a farlo… non lo so“.

📌”Beh, ecco, a dire la verità, sai certe volte un po’ di paura ce l’ho è vero; quando sono sul ring e le prendo, e le braccia mi fanno tanto male che non riesco più ad alzarle. Sì allora penso: “Dio quanto vorrei che mi beccasse sul mento così non sentirei più niente!” Però poi c’è un’altra parte di me che viene fuori e non ha tanta paura… c’è un’altra parte di me che non vuole mollare, che vuol fare un altro round. Perché fare un altro round quando pensi di non farcela, è una cosa che può cambiare tutta la tua vita. Capisci quello che voglio dire?

📌”Non fa male, non fa male

Una dolce poesia, una citazione romantica, un evento strampalato, una storia strappalacrime, un racconto da ridere a crepapelle, una cazzata, una frase senza senso, uno spunto di riflessione, un’amara verità o una sacrosanta verità: cosa hanno catturato i miei occhi oggi sul web?

Lentamente muore

“Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente
chi fa della televisione il suo guru.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all’errore e ai sentimenti.

Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo
quando è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l’incertezza
per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita,
di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore
chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente
chi distrugge l’amor proprio,
chi non si lascia aiutare
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce
o non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.

Soltanto l’ardente pazienza
porterà al raggiungimento di una splendida felicità.

Martha Medeiros

ps. fatela vostra questa poesia quando la ruota non gira, quando la telefonata che aspettavi non arriva, quando non c’è luce in fondo al tunnel, quando si ha a che fare con una serie incredibile di giornate di merda…ecco, soprattutto quando va tutto una merda! 

Se anche voi come me siete del segno del toro (il più bello di tutti ovviamente), se anche voi come me agli oroscopi non credete ma un orecchio teso verso Paolo Fox al 31.12 di ogni anno non guasta mai, se anche voi come me credete in ogni inizio del mese e nello specifico credete che ogni inizio del mese corrisponda ad un cambiamento radicale della vostra vita, ecco mettetevi comodi e datevi due sberle.

Poi però convocate per un faccia a faccia anche Paolo Fox e tutti i suoi surrogati, e due sberle datele pure a loro. Perché va bene non credere agli oroscopi e a tutte quelle fregnacce, ma se uno insiste e insiste e insiste, è ovvio che dia vita al tarlo nel cervello.

L’anno del toro lo è dal 2000. “Nuovo millennio, nuova vita” dicevano, se miao proprio. Da lì è stato un continuo incremento di sfighe che manco la mia prof di economia politica delle superiori riuscirebbe a rappresentarlo con il suo famoso grafico del Break Even Point (dev’essere nata lì l’espressione “Tenemos Huevos” tra l’altro). Ma anno 2000 a parte, non voglio rimuginare sui ricordi e fare quella rancorosa, voltiamo le diciotto pagine a seguire e parliamo del 2019. Perché anche quest’anno è stato preannunciato come l’anno del toro.

Occasioni di lavoro e di carriera come se piovessero, la salute di una ragazzina di 13 anni alta e magra, batticuore a non finire con conseguente coda fuori dalla porta, e poi soldi, soldi, soldi della serie Mahmood chi?“. Ma fosse solo questo il problema. Non vorrei snocciolarvi tutti i cavoli miei e ci mancherebbe altro, ma “Case, libri, auto, viaggi, fogli di giornale” è stato con ogni probabilità il preludio all’1% del mio elenco di sventure datate “da qui all’infinito”. E così sia.
Sempre detto io che Tiziano Ferro la sapeva lunga. Che poi “Case, libri, auto, viaggi, fogli di giornale” era troppo poco anche per una come me, che quanto a sfighe non è mica una dilettante da quattro spicci, allora l’elenco lo abbiamo arricchito con computer, hard disk a puttane, influenza tre volte in due mesi, un qualche centinaio di euro in tasse aggiuntive (tanto mi avanzano), la fatturazione elettronica, 2/3 questioni lavorative, le unghie che si rompono, il fantacalcio (e potrei scrivere poemi solo su questo a partire dal famoso rigore di Veretout), per non parlare di whatsapp che non manda i vocali: e se l’uomo della mia vita avesse deciso proprio oggi dopo le 17.30 di dichiararsi? E se il suo vocale fosse ancora in corso di invio e la sua dichiarazione d’amore più dolce si fosse persa nei meandri dell’app? E se per sbaglio, per sbaglio sia chiaro, quella stessa dichiarazione d’amore avesse deciso di scriverlo ed erroneamente, distratto da qualsiasi cosa, l’avesse mandata ad un’altra? Eh? Come la mettiamo? Le attese fanno soffrire la gente caro signor whatsapp, inizia a sentirti in colpa per la mia singletudine.

Comunque non ci pensate nemmeno al “È tutto qui“, perché no, non è tutto qui. Manco nei miei sogni. C’è stato un giorno in cui mi sono chiesta: ci manca solo che si faccia vivo il mio ex ed un paio di idioti appresso a lui, taaaaac. Più gufa io che gli interisti e milanisti ieri sera (e i romanisti e i laziali e i napoletani e i genoani e i fiorentini ed il Castronno, ed il Csi di Bareggio, ed il Greov di Varese, ed il torneo di beneficienza di Lurago Marinone, ma anche quelli della partitella scapoli ammogliati del 2001, solo per citarne alcuni). Ma la ciliegina sulla torta, perché c’è sempre una ciliegina sulla torta, è arrivata martedì.

Vado dal dottore. Premesso che ci andrà tre volte all’anno e che ogni volta faccio la coda con, nell’ordine, un vecchietto over 90 che ci prova, uno che mi chiede di dargli una mano con il cellulare, una signora che punta a rubarmi il posto, quelli che fanno i furbi “Le passo davanti solo per una ricetta, ci metto 5 minuti”, uno straniero a cui mi tocca fare da traduttore simultaneo, ed un paziente a cui rispondo con l’affetto di una mamma accorgendomi solo dopo mezz’ora che non sta parlando con me ma da solo; ecco al netto di tutte queste situazioni habitué, martedì sono stata fortunata perché “meno gente del solito e appena appena un paio di casi umani, niente di più“. Ma era ovvio che la congetture si nascondessero dietro l’angolo.

Entro dal dottore, ogni volta è una seduta dallo psicologo, dove lo psicologo sono io. Non ho capito se ispiro fiducia, chiacchiere o se le mie sembianze da pungiball mi facciano passare per essere il sacco di Rocky 4, fatto sta che questo si sfoga con me. E si sfoga con me perché internet non funziona e si sfoga con me per le mille chiamate che riceve e si sfoga con me per tutti i pazienti che gli fanno domande Marzulliane o che pensano di essere in punto di morte solo perché gli viene prescritto un integratore, senza dimenticare il “Dove l’ho messo, era qui ne sono certo“. Ma passiamo al riconoscimento del paziente ed in questo caso di me medesima. Il suo primo atto è scambiarmi per mio fratello Daniele, il secondo per mio fratello Davide, il terzo è chiedermi se sono certa di non essere uno dei due. Poi finalmente è il mio turno e posso raccontare le mie problematiche. Certo che io sia una rompipalle è risaputo e quindi oltre le problematiche emetto anche la mia sentenza e mentre lui mi guarda esterrefatto e mentre la sua mano è già pronta a prescrivermi un ciclo alla neuro, ad un certo punto taglia corto e mi smentisce con due giri di parole; nella mie mente vedo andare in mille pezzi le 967 pagine internet consultate prima di mettere piede lì. Alla fine dell’incontro emette la sentenza: “Signorina le prescrivo questo, questo e poi questo e mi raccomando assolutamente da evitare il cioccolato e l’alcool“.

Il mondo si ferma. Chiedo di ripetere.

Niente cioccolato ed alcool, non sarà mica un problema immagino, lei è una golosa? È una che beve?

Fin da piccola mi hanno insegnato: negare l’evidenza, sempre. Quindi fanculo alla panza, alla cellulite e ai rotoloni (che tra l’altro potrebbe conoscere meglio di chiunque altro), fanculo anche ai brufoli e a tutto il resto. “Io golosa? Ma no, si figuri, qualche sfizio ogni tanto ma sono una che sa trattenersi tranquillamente (pugno allo stomaco). Bere io? Ma va, sono un’atleta ricorda? Uno spritz quando capita…” “Ecco bene, allora non farà fatica a non farlo capitare“.

Pugno allo stomaco, spada conficcata nel cuore e botta in testa della serie Game, Set, Match.

Ci vediamo fra un mese caro Roger Federer, ma ricordati bene che la prossima volta le faccio passare tutte avanti le tue pazienti preferite, persino quelle che ci provano senza ritegno.

E per la seduta sono 50 €. Grazie.

Salgo in auto, in direzione farmacia ovviamente e sento la news che d’un tratto illumina il mio cammino: “A novembre uscirà il nuovo album di Tiziano Ferro e si intitolerà “Si accettano miracoli“”.

Caro Paolo Fox, ora te lo devo proprio dire: fanculo alle tue congiunzioni astrali, Tiziano Ferro is the way.

L’8 marzo festa della donna è: luoghi comuni come se piovessero, il cellulare che si riempie di frasi banali ma sentite, di foto anche squallide ma che valgono un pensiero, le mimose che non sono certo il fiore più elegante, invadono le case, il giallo che predomina. i social dei perbenisti impazzano e le serate nelle disco si sprecano…ma vi siete mai domandati cosa possa esserci dietro tutto questo?

Una madre single che chiede aiuto ad un babysitter per un paio d’ore con le amiche, un avvocato alle prese con la causa che può cambiargli la vita, un chirurgo che ieri o domani sarà pronta per ricucire il cuore di un essere umano, una donna delle pulizie con le braccia stanche, una pallavolista di serie A giudicata “dilettante”, una ragazza a cui viene tolto il respiro ogni volta che il suo ex le scrive, una 15enne alle prese con la prima cotta, una nonnina che ne ha viste tante, un’insensibile a cui hanno calpestato il cuore mille e più volte, una fanciulla di strada a cui vengono misurati i sentimenti in soldoni, una donzella con i capelli corti e per questo omosessuale, o con un colore diverso della pelle e per questo extracomunitaria, una giornalista affermata ma poco credibile o una piena di passione e di sogni…

che differenza fa? Coraggiose, determinate, sentimentaliste, inguaribili sognatrici, impacciate, con la cellulite ed i capelli arruffati, orgogliose, lunatiche, ironiche, sensibili, testone, buone, semplici, alte 180 cm, alte 160 cm, bionde, moro, con un 4° di reggiseno o una 1°, con la passione per la danza classica e la cucina, con il tacco dodici sempre pronto, o i tacchetti tredici sporchi di fango, timide, spregiudicate, vere, amanti della pizza e dei dolci, vegetariane e freddolose, incapaci nel ricordare “La Teoria della Relatività” ma capaci nel sapere a memoria tutte le canzoni di Vasco Rossi…

non ha importanza chi voi siate, cosa facciate, quali siano i vostri gusti del gelato preferiti o quanti esami abbiate passato all’università, né con quanti uomini siate state a letto, o quanti vestiti da sera abbiate comprato in attesa dell’occasione speciale, non ha importanza quali siano le vostre scelte, se puntiate di più sulla carriera o se non crediate più nell’altro sesso o se il vostro unico desiderio sia diventare madre, non ha importanza se il vostro viso mostri le prime rughe o se il vostro culo sia ancora così sodo da star bene in ogni pantalone…

…tutto ciò che conta davvero siete voi, SIAMO NOI e il modo esatto in cui vogliamo vivere la nostra vita.
Quando incontrate una donna provate a conoscerla, ed una volta che avrete iniziato a conoscerla, provate ad insegnarle ad amarsi perché per quanto possa farlo da sé non sarà mai abbastanza, solo così avrete l’onore di ammirare il quadro che non ha epoca e di un valore inestimabile, il suo sorriso. Poi armatevi di un briciolo di coraggio e amatela voi cosicché quel quadro possa essere solo vostro.

 

Auguri a tutte le donne e a tutti coloro che hanno finalmente imparato ad amarle.

 

 

 

 

 

 

 

Gabriel Omar Batistuta ha colpito ancora un po’ come faceva con quelle esultanze in cui, finta mitraglietta in mano, sparava scatenando tutta la sua adrenalina.
Poco più di un mese fa il mondo del calcio (e non solo) si era prodigato per fare gli auguri all’attaccante argentino che ha raggiunto il mezzo secolo, oggi il Re Leone torna a ruggire e lo fa in modo diverso, nella maniera più dolce possibile. Già perché quando si parla di famiglia, di figli, di insegnamenti, di lezioni di vita, anche il cuore tutto d’un pezzo di un gigante che ha scardinato senza parsimonia le difese di ogni squadra avversaria, prende connotati diversi e si lascia andare, non troppo lontano o là dove il controllo pare superfluo, ma si lascia andare seguendo le frecce in cui giusto e buon senso capeggiano come immagini al led.
Ecco perché la breve storia emersa da un’intervista rilasciata da Batistuta sta non solo facendo il giro del web e riscuotendo successo, ma sta anche regalando (nuovamente) il lato umano di un uomo in un momento in cui, e ancora una volta, il calcio sia tutto soldi, var, arbitri, titoloni ignobili di giornale e tette al vento, nonché ruoli dirigenziali improvvisati e buoi che danno dei cornuti agli asini.  Niente di nuovo insomma.
Allora andiamo con ordine e raccontiamo questa storiella, poi teniamocela stretta che male non fa. Perché succede anche che in un periodo un po’ particolare della tua vita caschi a fagiolo e allora sai che non è il Gabriel Omar Batistuta di turno a farti capire quello che in fondo hai sempre saputo e difeso, ma sono comunque questi piccoli aneddoti lontani anni luci da te a dare forza e vento ad una ruota che gira perché “Quando sembra tutto fermo la tua ruota girerà, sopra il giorno di dolore che uno ha”…o prima o poi, gira davvero.

Giornalista: “La gente si chiede: come è possibile che il figlio di Batistuta (Joaquin 20 anni) lavori in una copisteria? Non voglio sminuire un lavoro assolutamente degno, però è qualcosa di insolito”.
Batistuta: “Che i miei figli lavorino, per me, è come poter regalare loro la dignità”. Potrei permettermi di regalare ai miei figli delle auto nuove e di lusso, ma non so quanto si sentirebbero felici, o almeno quanto potrebbe durare quella felicità. Io so che magari prendono l’auto, si fanno un giro per le vie del centro e le ragazze, o la gente, li guardano. Molti potrebbero pensare “Ah, però, guarda che auto che ha”, e questo li potrebbe imbarazzare, perché dentro di loro sanno che quell’auto non è veramente loro. Non c’è paragone col guidare un’auto magari meno bella e potente, ma di cui poter dire: “Questa me la sono guadagnata da solo”.

Continua il tour dei Negramaro “Amore che torni indoor 2019” che mercoledì scorso ha fatto tappa al Forum di Assago. Quasi tre ore di concerto hanno raccontato una lunga storia, celebrato la vita, fatto ballare migliaia di persone ed emozionato fino alle lacrime. Potevo forse perdermelo? Per la settima volta dinanzi ai miei occhi…grazie Negramaro Continua a leggere

Le parole talvolta non servono, alleviano un po’ il dolore, soffiano sulla ferite, proiettano momentaneamente in altre dimensioni, ma non servono a cambiare le cose, a dare nuove speranze e nemmeno a voltare pagina. Il dolore fa parte del percorso, bisogna saperci convivere, bisogna riuscire ad inglobarlo in un angolo di se stessi e bisogna trovare il coraggio, la forza di ripartire, in un modo o nell’altro.
Lo sgomento di un anno fa lo ricordo bene ed è quasi lo stesso di adesso quando mi imbatto in una missiva che è una carezza sull’anima, non trovo altro modo per definire il coraggio e la purezza di un padre ed una madre che riescono ancora a sentire il battito del proprio cuore e che riescono ancora a respirare nonostante la rabbia per quella stessa vita, tanto amata, e tremendamente crudele.
Un anno fa se ne è andato Davide Astori ed io non voglio dire niente se non invitarvi a leggere le parole di una madre ed un padre che stanno compiendo un vero miracolo, ovvero andare avanti affidandosi ancora e nonostante tutto al sentimento più profondo: l’amore.

Un anno senza Davide non si può raccontare. Non esistono le parole, ma forse neanche servono, perché in fondo quello appena passato è stato un anno CON Davide, in un modo diverso e che non avremmo mai voluto scoprire, ma comunque insieme a nostro FIGLIO.

Ecco, INSIEME è la parola che vorremmo pronunciare più forte, ma non possiamo. La nostra voce oggi non è più quella che Davide ha sentito sin da bambino e forse adesso farebbe fatica a riconoscerla, perché il dolore l’ha cambiata per sempre.

Per questo non riusciamo a leggere questa lettera e affidiamo a voi i nostri sentimenti, così come tanti amici hanno fatto in questi giorni in cui il ricordo si è fatto inevitabilmente più intenso.

Per noi Davide NON È UN RICORDO che si attenua o si riaccende a seconda delle circostanze, semplicemente perché Davide non è un ricordo: Davide è una PRESENZA.

Davide è vicino a noi ogni istante. Lo vediamo nella nostra splendida nipotina Vittoria, un piccolo miracolo che ci fa trovare il coraggio di lottare contro la tristezza ogni giorno. Lo rintracciamo nelle parole di molte persone, anche sconosciute talvolta, che hanno il bisogno di testimoniarci quanto Davide sia per loro un riferimento, un esempio, a volte uno stimolo per affrontare i momenti più duri. E poi lo ritroviamo nei racconti di chi lo ha conosciuto, degli amici che hanno condiviso con lui gli attimi più felici della sua vita, racconti che ci fanno sentire ancora il suono contagioso della sua risata o quello più profondo della sua saggezza, a volte troppa per un ragazzo così giovane.

Tanti in questi mesi ci hanno detto che il nostro Davide era speciale, dotato di una GENTILEZZA rara, spesso disarmante. Ed è vero. Davide non doveva sforzarsi per esserlo, è sempre stato così, sin da bambino: naturalmente, istintivamente, gentile. Ma guai a scambiarla per debolezza o remissione: era la sua FORZA. Davide era fortissimo, era la roccia a cui aggrapparci. Per questo noi oggi cerchiamo di essere forti come lui, ma soprattutto come lui ci vorrebbe. È la nostra SFIDA quotidiana, durissima, ma ci proviamo. Grazie a Davide, che ci ha lasciato l’eredita più preziosa che si possa desiderare: un amore infinito. Quello della gente per lui, quello di Davide per la gente, ma soprattutto quello di Davide per la vita.

Continuate a ricordarlo e non stancatevi di raccontarlo. Rivederlo sorridere in una foto, osservarlo correre nelle immagini, sentirlo nei vostri aneddoti non ci fa soffrire: per noi è come RIABBRACCIARLO ogni volta“.

 

Io lo so cosa state pensando: la mary seven in versione stilosa, romantica, tutta occhi a cuore e baci perugina? E intanto avete pure la bocca spalancate e le mani sulle guanciotte in versione emoticon da whatsapp…
A volte riesco a sorprendervi e sorprendermi. Sarà che siamo quasi in “quei giorni lì”, sarà il cucchiaio di Nutella di ieri sera ancora in circolo, sarà che sempre ieri sera mi sono imbattuta per puro caso nell’Isola dei Famosi e in Stefano Bettarini:Domani è San Valentino auguri alla mia Nicoletta, ti amo” e ho vomitato la cena ma, eccomi qua a dire la mia sul giorno degli innamorati.
A prescindere dal fatto che il consumismo voli più in alto degli acuti di Adele, mi sono posta una sola domanda e mi sono chiesta: ma davvero c’è bisogno di un giorno ben preciso per dichiarare il proprio amore?
Prima di rispondere ho snocciolato nella mia testa l’elenco di frasi d’amore e dichiarazioni strappalacrime da film in cui le favole sono all’ordine del giorno e poi ho rapportato tutto alla vita reale con un algoritmo che Mark Zuckerberg sarebbe orgoglioso di me.
Poi però ho preso in mano il concetto d’amore che probabilmente avevo scritto sul mio diario col lucchetto delle medie e mi sono lasciata andare al profumo inebriante di una sensazione che in fondo è nel cuore di tutti noi.
Il segreto è allargare gli orizzonti e non focalizzarsi su un mazzo di rose rosse, su un messaggio che non arriverà mai, su quell’abito da sera comprato ed indossato per sfilate lunghe dalla camera alla cucina e mai per l’occasione da sogno, il segreto è rendersi conto che l’amore ha mille sfaccettature è che sa travolgerci come nient’altro al mondo. L’amore per un partner è una cosa meravigliosa, ma l’amore per una madre, l’amore per un fratello, l’amore per il compagno di banco che ha condiviso con noi anni di ansie e di “non ho studiato un cazzo, mi suggerisci?”, l’amore per un amico che trova sempre la frase giusta per strapparti un sorriso, l’amore per un cane che scodinzola già da quando sente il rumore della tua auto entrare in cortile, l’amore per una passione, per uno sport, l’amore per il proprio lavoro, l’amore per due nipoti che sono luce per i tuoi occhi, l’amore per una passeggiata al chiaro di luna o nel mezzo di un pomeriggio qualunque, l’amore per un libro che ci ha cambiato la vita, l’amore per una scelta che ci ha trasformato la vita, l’amore per una vaschetta di gelato che ci farà vedere più grasse un secondo dopo averla deliziata, ma più leggere nell’animo nello stesso istante in cui il nostro gusto preferito si scioglierà in bocca ed i pensieri svaniranno, l’amore per un posto che sarà sempre il tuo posto o “il vostro posto”, l’amore per una canzone che saprà descrivere in maniera quasi perfetta uno scorcio di vita, l’amore per una foto che raccoglie ricordi lontani fatti di sorrisi gentili, l’amore per quel cuscino, stretto fra le mani, che profuma di buono, l’amore per quello sguardo che ti toglie il respiro e che allo stesso tempo sa donarti ossigeno, l’amore per un progetto che sa esprimere il massimo della creatività o per un sogno che sa aspettare pazientemente il suo turno senza sgretolarsi, l’amore per quella pacca sulla spalla e per quel “non fa niente”…tutto questo e molto altro hanno forse meno valore?
L’amore è una legge universale da cui non si scappa e che merita attenzione e rispetto, è il tatuaggio che avete sulla vostra anima che vi è stato donato prima del via e vi accompagnerà per tutto il viaggio, è un segno distintivo di cui vorrete anche liberarvi in certi momenti ma che porrà l’accento su ogni sussulto della vostra vita, dandovi sempre la possibilità di vedere le cose da un altro punto di vista, come una finestra sul mondo apribile solo con la vostra impronta digitale o con il vostro sorriso, a libera scelta.
E allora torniamo alla domanda perché se la domanda è: davvero c’è bisogno di un giorno ben preciso per dichiarare il proprio amore? La risposta è sì, ed è sì perché talvolta il coraggio si deposita in soffitta e non trova la forza per scendere le scale, fin quando una folata di vento spalanca ogni spiraglio e lo fa uscire anche dal più piccolo degli oblò. San Valentino è proprio quella folata di vento, quell’arietta che vi scuote dal torpore di un inverno gelido, quell’arietta che smuove i panni al sole, che ha la forza di prendere il coraggio a due mani e di trascinarlo nel più remoto angolo di mondo, talvolta a forma di un paio d’occhi neri e di un sorriso così disarmante da liquefare pure la muraglia cinese. Si ama ogni giorno, si amano un miliardo di cose al giorno, ma il fuggi fuggi generale ed i pensieri che si accavallano, ridimensionano anche il nostro cuore e ci fanno credere che non sappia più battere ma solo tenere un ritmo costante che vale a malapena per sopravvivere.
Investite cinque euro in una rosa rossa, uscite mezz’ora prima dal lavoro e cimentatevi in una cenetta di un paio di portate, passate dal supermercato e ricordatevi quali sono i suoi cioccolatini preferiti, od il barattolo di nutella nel caso in cui voleste esagerare, smanettate sul web e cercate quella che secondo voi è la più bella poesia d’amore, stampatela e fategliela trovare sul cuscino, “rapitevi” anche solo per uno spritz di mezz’ora o per una pausa pranzo dove il menù “tutto compreso a 10 €” pare la cena stellata nel più prelibato ristorante Michelin del mondo solo perché di fronte a voi c’è la sensualità di un uomo che vi fa impazzire per come vi versa un bicchiere di vino o di una donna che non rinuncia al dolce. Indossate il paracadute e lasciatevi trasportare dal vento fin dove i vostri respiri saranno troppo intensi per disunirsi e le vostre labbra l’unico panorama visibile dai vostri occhi…
…e se anche la notte passata il vostro letto vi è sembrato troppo vuoto, non dimenticatevi di dichiararvi, potreste scoprire che quella persona non aspettava altro, non aspettava che voi, e se invece quella dichiarazione così attesa non dovesse mai arrivare, allora amatevi voi che gli altri hanno da fare.

Buon San Valentino (non lo dicevo dall’89 😂)

ps. devo aver esagerato con la Nutella 🙈
pps. ogni riferimento non è puramente casuale 💙

Non avrei mai pensato di poter esultare con un Criiiiiiiistianoooooooo Rrrrronaldooooo e di veder combaciare le mie urla con affascinanti immagini in bianco&nero eppure da quella conferenza che mi fece capire “È tutto vero” sono trascorsi mesi di indizi ormai pronti a tramutarsi in prove. E la prova che tutto possa finalmente andare come da tempo speriamo, sei proprio tu Cristiano Ronaldo.

L’amarezza per un pareggio e per un’uscita di scena inaspettata, la fame di gol e la voglia di caricarti sulle spalle un intero popolo che non aspetta che te, la lucidità nelle analisi, l’eleganza dei tuoi gesti, il tuo marchio di fabbrica prima, durante e dopo un gol, l’esserti cucito addosso una casacca da sempre meravigliosa ma da qualche mese ancor più pezzo pregiato di un mondo che conosce la straordinarietà della tua presenza, gli obiettivi tuoi che sono di tutti, ed un amore, un affetto che probabilmente solo nei nostri più bei sogni pensavamo di poterci scambiare così, irrefrenabilmente ed incondizionatamente.

Ed oggi tu che sei l’uomo dei record per eccellenza, prendi un numero e lo aggiungi alla tua età a testimonianza di un tempo che passa e che non ha padroni se non se stesso, un tempo che però sa prendersi tutto e restituirti altrettanto se rispettarlo, accettarlo e maneggiarlo con cura rientrano ogni anno nella lista dei tuoi buoni propositi…

ed il tempo vale molto CR7 e questo ce lo insegni proprio tu che a volte in un millesimo di secondo sai trasformare la speranza in realtà e sai volare alto osservando tutto da un’altra prospettiva, da una finestra che forse fino a qualche mese fa era sempre stata chiusa, trascinando in cima quegli abili sognatori che quella vetta, fino ad oggi, l’hanno solo sfiorata.

E allora buon compleanno a te che hai scelto di affacciarti sul nostro mondo e di condividerlo…buon compleanno Cristiano Ronaldo o più semplicemente CR7 e perdona il nostro egoismo se mai come stavolta speriamo che il regalo sia tu a farlo a noi, perché insieme abbiamo nuvole e stelle da oltrepassare ed uno spettacolo da goderci. E per sdebitarci non temere, sapremo farlo al momento giusto…in fondo se ti dico standing ovation ti sovviene qualcosa?

Questa è una lettera d’amore.
Ed è una lettera d’amore perché tante volte l’amore è nato dalle parole che tu stesso mi hai dedicato. E lo hai fatto di proposito; perché quando ti travesti da compositore di ninne nanne, quando la natura ti offre il dono unico di saperti prendere cura delle parole, insediarti nei cuori malconci, come il mio, equivale ad essere il dottore di malanni apparentemente incurabili, ed è ciò che di più naturale tu possa fare.
Ed è per questo che ci conosciamo anche se non sappiamo nulla di noi.
Questa storia d’amore è iniziato con un “verde coniglio dalle mille facce buffe“, un coniglio che ancora oggi, talvolta, esce dal cilindro e sa spiazzarmi, ma dietro quelle facce buffe c’erano già le verità, nude e crude, di una vita che hai saputo spiegare tramite versi di poesie melodiche. Perché a vent’anni pensi di avere tutto davanti agli occhi e tra le dita, i sogni non bastano mai e l’orizzonte pare sempre a portata di mano.
Poi c’è stato l’amore, anche quello carnale, ed è stato consumato e vissuto tra “nuvole e lenzuola“, con ore “lente e inesorabili che attraversavano i silenzi del mio cielo“, ed avrei voluto vestirle di eterno quelle ore, ed avrei voluto dissetarmi con lo scandire di quel tempo che sembrava nostro, nostro e basta, il tutto “in bilico, tra santi e falsi dei, nel segno di un’estate che non sarebbe dovuta finire mai”, mai e poi mai, vissuta “in quel posto che in realtà non c’è, basta la magia per far sì che tu possa respirare dalla stessa pancia mia“.
Ma questo era ancora solo l’inizio, il corteggiamento, la fase della conoscenza che porta due anime a scontrarsi e scrutarsi. Poi siamo andati oltre, ci siamo “tolti le mani dagli occhi” ed abbiano iniziato a vedere ciò che fino a quel momento non avevamo il coraggio di osservare, siamo andati oltre. Abbiamo oltrepassato il traguardo a testa alta perché troppa era la voglia e la curiosità di scoprire cosa avremmo trovato passo dopo passo lungo il nostro cammino, sempre a testa alta anche perché non siamo mai stati capaci di non affrontare la vita occhi negli occhi.
Abbiamo poi fatto “passi indietro“, abbiamo ammirato un mondo “meraviglioso“, ci siamo asciugati gli occhi di quella lacrime mai versate, e “scusa se non piango, troppe volte lo fai tu per me“, e troppe volte lo ha fatto lui per me, salvo poi invertire la rotta ed inondare la mia vita di tutte quella lacrime più propense a farmi affogare piuttosto che a sciogliere il dolore.
Tappa dopo tappa, sorriso dopo sorriso, cicatrice dopo cicatrice, non sono mancati i “singhiozzi” che sapevano di respiri sospesi e di vita buttata giù a pezzi forse troppo grossi per essere assaporati a dovere, non ci siamo fermati, non ci siamo arresi, nonostante tutto siamo andati avanti, non abbiamo interrotto i nostri percorsi nonostante le mille domande, nonostante ci fossimo chiesti più di una volta cosa ci stesse capitando, “cosa stesse realmente succedendo”, nonostante intorno a noi “bruciasse Londra” nonostante “io t’abbia odiato e amato, amato e poi di nuovo odiato“. “Il sole, dov’era finito il sole?” Dentro di te? Dentro di me?
Ma voltata pagina ecco il tempo dei baci rubati, perché “di amarci non ne saremmo mai stati capaci, ma non abbiamo mai saputo trovare una spiegazione a tutti quei baci“, a quella linfa vitale, a quell’amore che non era amore ma che era noi e bastava finché bastava, finché le frasi non dette trovassero posto nel mio e nel tuo altrove, un altrove che non combaciava mai, se non lì, in quei baci rubati che condannavano il cuore ma non la mente.
E a quel punto divenne vitale chiudere gli occhi e cercarlo nei sogni “quell’amore così grande“, quella passione travolgente, quella bocca che s’accende, mentre andavo a caccia dell tuo respiro, e mi trovavo a fare i conti con l’affanno più lieve che solo un campo ed un pallone sapeva cullare.
Ma tra la spensieratezza e la ricerca di un posto nel mondo, “o di un città intera dentro ad un abbraccio“, anziché viaggiare spedita verso altri lidi ed altri porti, ci sono stati nuovi ostacoli, ed un nuovo sudore da raccogliere in un soffio di vento, nuove parole a cui non credere, perché in quella stanza, là dove l’amore dovrebbe comandare corpi, mani e pensieri, c’era solo da stare “attenta“, attenta a non morire, attenta a non ferire. Affacciarsi ad una finestra per vederti volare, aggrapparsi ai ricordi per capire che “il tempo di misura in brividi“, domandare all’aria come stai e ricevere risposte nei suoi sibili, sapere che “si vedono gli alberi anche da lì” e che il mondo, nonostante tu possa apprezzarlo da un po’ più lontano, resti quel mondo speciale in cui si può anche volare; ma ovunque andrai, ovunque andrò, sappi ehe io ti terrò sempre qui, “tra lo stomaco e la gola, dove batte forte il petto, c’è un esercito di anime da sempre pronte a tutto, solo per difenderti“, perché è così che si fa con le persone speciali che valgono più di un sentimento qualsiasi.
E dopo aver voltato pagine, dopo esserci cambiati d’abito, puntuali come una sentenza, arrivano le domande, ti guardi alle spalle e ti chiedi dove e cosa hai sbagliato, cosa non ha funzione, stili un elenco di colpe di cui non conoscevi nemmeno l’esistenza e che d’un tratto ne senti il peso addosso quasi a soffocare ogni tuo respiro, e non ti piaci, non ti piaci più, e lo sai che poi in fondo meriti altro ma “l’amore non passa“, “l‘amore qui non passa mai“, e aspetti il ballo col vestito buono, e la musica in sottofondo pare un giradischi rotto che fa pace col silenzio, che lascia il vuoto ai ricordi di quell’amore che è “passato svelto e che è rimasto incastrato dentro“.
E chissà se tornerà, chissà se i potenti si accorgeranno dei loro errori, chissà se sapranno “ricucire con ago e filo” quelle ferite che bruciano ancora, chissà se “prima dell’imbrunire” sapremo ancora prenderci per mano, sapremo ancora restare, senza svenire, senza voltarci, senza sparire.
E allora dove sono finiti tutti i sapori della “prima volta“? Le tue battute, i tuoi sorrisi, il tempo lento che sapeva spogliarci ogni notte e darci certezze, tutte quelle che poi di giorno trovavano posto solo nell’angolo più remoto della mente…eppure io, di quella prima volta che è stato niente ed è stato tutto, ricordo persino il profumo, un profumo che ancor oggi è troppo nitido per le mie narici, che sta lì a sorprendermi anche quando la tempesta fa capolino, capace di trascinare tutto con sé ma non quell’odore, il tuo odore di pulito e buono, “che ha mirato al centro un po’ per sbaglio e per sbaglio ha vinto“, e non lo sa, non lo sa…
…e così, nonostante tutto, nonostante i sogni infranti e quelli ancora in circolo, nonostante le botte prese, le speranze disilluse, gli oceani nel mezzo al di là delle montagne, e le ferite che bruciano, nonostante tutto ciò non passo far altro che chiederti di amarmi, e allora “amami, anche se non mi conosci, ti prego amami anche se siamo nascosti, amami senza dovermi cercare, senza sapere da che parte stare, resta nel mondo in cui tu vuoi invecchiare, io verrò a prenderti lì…“, affinché questa sia davvero una di quelle storie d’amore da favola, quella del per sempre.

Grazie Giuliano per aver fatto sì che ogni tua nota corrispondesse ad un pezzo della mia vita, per aver fatto sì che questo connubio diventasse indissolubile, incapace di slegarsi capace solo di incastrarsi, di tenersi stretto, di dondolarsi, di scambiarsi sguardi per vedere, là dove c’è buio, quella luce che significa “No, non è tutto qui, c’è speranza e ci sono stelle, e mentre le convinco a disegnare nel cielo infinito qualcosa che somigli a te“, ricordati di donargli i tuoi sguardi, ricordati d’indossare un paio d’ali per lasciare tutti i dubbi alla “finestra”, e volare là dove goderti il panorama significa ritrovare te stessa.

Dimenticavo Giuliano, buon compleanno 💙

I miei viaggi più belli li ho fatti con i libri, o con la musica; penso che l’immaginazione sia la vera libertà che ci resta” – Giuliano Sangiorgi