Cara Berlino,
sono arrivata qui in punta di piedi, incredula, timorosa, quasi convinta di essere troppo piccola da perdermi nella tua vastità, con mille punti di domanda nella testa, con la voglia di trovare le risposte per dissolverli tutti, sono arrivata qui tre giorni fa, pronta, senza sapere esattamente fino a che punto, a tuffarmi in un nuova avventura.

Sono trascorsi appena tre giorni da quando ti ho abbracciata, così intensi che pare un tempo molto più lungo; se mi guardo indietro mi rendo conto che in realtà è stato tutto infinitamente semplice, scegliersi per quest’occasione la più naturale delle decisioni, capirsi, apprezzarsi, il risultato di un’addizione confermata senza matita rossa pronta a cerchiarla.

Mi sono guardata intorno curiosa ed emozionata non appena ho varcato la soglia di un luogo sacro che credevo troppo lontano per essere mio e che invece mi ha strizzato l’occhiolino fin da subito diventando d’un tratto il teatro di dejavu sfiorati e trascinandomi poi nel vortice di emozioni che senza indugi hanno preso la sola direzione a loro concessa, quella del mio cuore.

Mentre i miei occhi hanno iniziato a cibarsi di dettagli, a raccogliere le virgole ed i punti, mentre le mie mani si sono lasciate andare su quei tasti mescolando spensieratezza e orgoglio, mentre la mia passione si divertiva a raggiungere l’apice e ad oltrepassarlo continuamente, ecco che alla velocità della luce tutto mi è passato accanto e addosso lasciando tracce indelebili su ogni fibra del mio essere: le speranze, le illusioni, il rumore di un’asticella che cade sul più bello, l’incredibile boato di quasi 50 mila persone, il mio e solo mio posto, il media center e tutti i giornalisti del mondo al mio fianco, le corse in mixed zone, quel microfono stretto così forte perché “si può persino tremare” dinanzi ad una medaglia e agli occhi di una donna che sta “marciando” anche verso l’altare, le lacrime trattenute e quelle scivolate via, il più lontano possibile si spera, le parole che mancano, le smorfie che dicono tutto, i sorrisi che si amplificano e contagiano, la determinazione di chi “vuole battere tutti quelli che l’hanno battuto”, le confessioni di un rammaricato uomo che ha da poco rivisto la luce, il tricolore che sventola in alto, quell’inno cantato a squarciagola, la gioìa e l’incredulità di Davide che batte Golia, l’abbraccio con la mamma, gli scatti rubati, il profumo dei bretzel, la caccia ai ristoranti notturni, un compagno di viaggio ideale che sa capire e rimboccarsi le maniche e crederci più o meno quanto te, la testa bassa, le spalle al muro e la faccia spiaccicata al suolo, la volontà di rialzarsi, quel crono che non basta, quel fotofinish che sa di verità.

Cara Berlino mi hai messo al collo un sogno ed hai ricambiato il mio abbraccio questa mattina quando ti ho goduta persino all’alba, cara Berlino, hai saputo togliere i punti di domanda in fondo alle mie frasi e regalarmi uno squarcio incredibile di vita, saprò mai ringraziarti abbastanza?

E allora che cos’è la felicità se non sentirsi al posto giusto al momento giusto con il cuore in mano che non ha paura di esporsi al mondo intero, senza riparo alcuno, convinto che intorno, silenzio o rumore, la melodia sia quella dello spartito scritto a due mani, scivolate lì nel giorno di maggior contatto fra noi stessi e la luce?

Davanti ai vostri occhi un milione di strade portano alla felicità, e non importa che si tratti del compagno giusto, del gol al 90esimo, del lavoro voluto da una vita, della fetta di tiramisù mangiata senza sensi di colpa, del viaggio inaspettato o della birra con un amico, cercate la vostra e non abbiate paura di percorrerla.
Sarà il miglior viaggio che possiate intraprendere, vivere, respirare.

Date ai vostri occhi questo privilegio, al vostro coraggio quest’opportunità, al vostro respiro l’affanno che non sarà fatica ma ricchezza.

Non potrete mai essere troppo stanchi per non avere voglia, domani, di fare un altro passo su questo cammino.

Io, beh io sono un caso a parte, perché oltre che felice, qui riesco persino a vedermi bella.

Questa strada, la mia strada, mi ha salvata.

Danke Berlino.

Tu hai presente la persona più paziente, più buona, più dolce, più apprensiva, più rompiscatole, più unica, più speciale, più comprensiva, più timida, più bizzarra, più cuoca di lasagne e carbonara, più “basta uno sguardo ed ho già capito tutto”, più “se hai bisogno ti rimbocco le coperte”, più “sono sempre qui per te”, più ragionevole, più sensibile, più generosa e che più ti ama esattamente per quello che sei, l’unica che lo farà per sempre qualunque cosa accada?
Io sì, auguri MAMMA, buon compleanno!
TI VOGLIO BENE, anche se non te lo dico mai 💙

I fuochi d’artificio sanno sbriciolare tutti i miei muri e lasciar che si scorga un filo di romanticismo…

…non abbiate paura se questa notte una lacrima vi righerà il volto solo perché nella vostra mente sarà piombato l’album di quei ricordi che avevate messo in soffitta, e non abbiate timore di posare le vostre mani sul vostro cuore affinché tremino con ogni battito, affinché riescano a tenere stretto quel profumo e si sentano così, poco nude e meno sole…e non abbiate remora alcuna se per potervi godere lo spettacolo dovrete alzare la testa e spalancare gli occhi scontrandovi con un muro di suoni e colori che d’un tratto smuove la corazza e libera i pensieri…in fondo è tutta una questione di prospettiva ed io, confusa ma libera, “ti sto gridando cos’è la prospettiva di me” mentre il tuo sorriso, anche stanotte, è passato di qui schiudendosi sulle mie labbra, mentre i tuoi occhi, anche stanotte, troveranno posto in tutti i miei sogni

 

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Allora, partiamo dal presupposto che in due anni avrò visto due puntate (che poi in proporzione a quanto guardo io la tv sia tanto è un altro discorso), ma dopo quello che i miei occhi stanno osservando stasera e ancor peggio dopo quello che le mie orecchie stanno sentendo, non posso risparmiarmi qualche commento.
Sì, sto parlando proprio di Temptation Island.
E non fate i fighi fingendo di non conoscerlo perché no, non ci casco.
Da dove posso iniziare? Tralasciamo il lato trasmissione in sé ed il lato congiuntivi perché la pochezza di entrambe è sotto zero, ed andiamo al sodo.
Alcune coppie sono uscite insieme prima della fine della trasmissione e pace all’anima loro, anche se la frase “Ma scusa il Rolex ce l’ho io o ce l’hai tu” merita una menzione. Fatta. 
Veniamo a questa finale che sta regalando momenti da capogiro, pelle d’oca, vomito, ribrezzo e tanta ridarola, ma tanta eh.
Non sto ad annoiarvi con i riassunti dettagliati, andateveli a cercare, però per darvi un’idea di questo programma (faccio finta di credere che non lo abbiate mai visto) è il seguente: coppie di fidanzati da anni, per la maggior parte conviventi (ma non si accenna minimamente a cosa facciano di lavoro nella vita se non che siano pieni di soldi a prescindere e va beh), decidono di passare 21 giorni separati (vissuti come se fossero un’agonia), accerchiati da zoccolette e zoccoletti, convinti che non cascheranno mai in tentazione e che ne usciranno più forti e più maturi di prima. Si va beh, Alice nel Paese delle Meraviglie. Anche perché dettaglio poco trascurabile, sono tutti pieni di corna a destra e sinistra ma non si sa per quale motivo a sto mondo ormai vada bene tutto. A maggior ragione nei sentimenti. Contenti voi.
Mi risparmio i giudizi, non sono il tipo, ma non i commenti. Non ce la faccio, è tutto troppo divertente. Detto ciò  qui si passa dai 24enni che stanno insieme dall’asilo, a trentenni che si fanno portare ancora la colazione a letto, dalla mamma, da ragazze che hanno apparentemente una vita normale, ma ad un certo punto decidono di trasferirsi a casa del proprio boyfriend (che piccolo dettaglio vive con i genitori quindi tutti insieme appassionatamente e via), a donne di vita vissuta il cui massimo sforzo sia stato mettersi lo smalto con la sinistra. Oppure abbiamo a che fare con il palestrato super, perché ci sono i palestrati quasi normali ed il palestrato super, che è figo solo lui, che guarda caso lavora in palestra, che il miglior tatuaggio che possa mostrare è “Mamma butta la pasta”, e che niente, le donne gli cadono ai piedi. Non è colpa sua, lui le sposta anche ma sono talmente tante che non sa più né dove metterle né come spiegargli che non è felicemente fidanzato e fedelissimamente fidanzato. Miao. Di Uomini si fa fatica ad intravederne e no, non ci cascate nemmeno sui single nella casa delle fidanzate: smielati che ogni tre parole è una caria, fiori e balli seducenti, cene e cin cin come se non ci fosse un domani, vestiti impeccabili, con la battuta ed il complimento pronto ma ancor di più comprensivi. Capiscono tutto, ma tutto eh. Se avete il ciclo, se non lo avete, se avete messo qualche chiletto in più causa stress ma siete comunque strafighe così, se volete realizzarvi nel lavoro, se volete o non volete figli, se gonna, pantaloni, tacchi, tuta, pigiamone va tutto bene uguale perché, se non lo avete ancora capito, siete strafighe così, e perchè “La vera bellezza è dentro di voi”, “Io non guardo l’aspetto fisico”, “Chi è Belen Rodriguez” e bla bla bla. Capiscono talmente bene tutto che sanno anche che il tubetto del dentifricio va spremuto dal fondo. Ditemi voi se poi non siamo nel paese dei balocchi.
Ma non è tutto, perché ci sono anche le donne, zero femminismo da parte mia. Ste 90-60-90 perfette in ogni centimetro, con il quoziente intellettivo di Flavio Vento ma laureate alla Bocconi con 115 e lode, indipendenti, intraprendenti e soprattutto emancipate, quelle in cui i diritti della donna trovano collocazione perfetta. E poco importa se stiamo parlando di pluricornute che non hanno mai pagato da sole una bolletta del telefono e che stanno ancora cercando sul vocabolario la voce dignità, questo non conta, loro sono campionesse mondiali di lap dance e burlesque, e con questo hanno vinto tutto. Il loro ragazzo è dall’altra parte a slinguazzarsi i tavolini (e sono seria), lo sclero e le lacrime sono d’obbligo, ma la vera tragedia è non avere a portata di mano il mascara waterproof. Perché poi a sto benedetto falò di confronto perdonano tutto e tutti, anche il fatto che siano state appellate come dog sitter, chissene. Ma che il mascara coli è inaccettabile.
Vorrei anche aprire un capitolo sulla coppia che mi ha rubato il cuore: Michael e Lara. Lui la ama, e la più alta dichiarazione d’amore che le abbia mai fatto è stata: “Con tutte le fighe che ci sono io mi sono preso un cesso”, roba che Giulietta e Romeo scansatevi, lei dal canto suo non passerebbe manco sotto l’arco di trionfo perché in due anni e mezzo il minimo che si potesse fare era perdonargli corna su corna. Ma in questi benedetti 21 giorni non si sa per quale grazia divina, o per quale Giuseppe, Francesco, Padre Pio divino, ha aperto gli occhi e nel confronto finale le è mancato solo l’atto di appiccargli il falò sotto il c. Il fenomeno d’un tratto si  è trasformato in spiderman ma niente, non si è salvato nemmeno in corner, si è beccato un calcio in c…e ciaone. Ah, l’amore.

Ci sono però alcune considerazioni d’obbligo e più generiche che in una trasmissione così lineare continuano a lasciarmi perplessa:

Innanzitutto i provini chi li fa? Rocco Siffredi, Tinto Brass e Nino d’Angelo? No perché a giudicare dalla varietà dei personaggi non vedrei altri giudici pronti alla selezione.

– In secondo luogo mi spiegate perché con tutti i soldi che investite in quest’opera d’arte, facendoli vivere 21 giorni nella bambagia, non abbiate i soldi per un computer decente per fargli vedere sti video? Ma che cacchio di computer usate? Ma un Mac no?

– Ma se uno confessa di non avere rapporti con la sua compagna da novembre (e dovreste anche dirmi quando la registrate questa trasmissione) alla prima persona che passa sostenendo persino “dei problemini” tanto da dover andare dall’andrologo, che premio nobel vince?

– Il “Rigiro della frittata” è diventato sport nazionale? Gli italiani quanti titoli hanno già vinto?

– E’ mai possibile che mentre vedo la puntata debba ad un certo punto passare la pubblicità con “Correte in edicola, la rivista Uomini & Donne vi aspetta con lo speciale su Temptation Island”? Cioè siete seri? Esiste una rivista di questo genere?

– Ma la frase “Io sono nato furbo e morirò furbo” con pronta risposta “No, tu sei nato coglione e morirai coglione” ha già il copyright o posso usarla a mio piacimento in circostanze più che meritevoli?

– Il Temptation un mese dopo esattamente quale significato ha? Chiedo perché rivederli già super gnocchi/gnocche, magri, alti senza tacchi, con i capelli di sei metri, ancora super abbronzati (mentre io quando torno dal mare alla seconda doccia sembro già una malata terminale con chiazze ovunque), mi irrita leggermente.

– E sempre nel dopo la frase: “Non le ho mai detto che l’amavo e che sono stato un coglione” (immagino che mentre sfilassi il perizoma delle altre non ti prendesse il telefono per chiamarla) a quanto è data alla Snai?

– Ma perchè questi in 21 giorni riescono a innamorarsi, disinnamorarsi, reinnamorarsi dell’ex, reinnamorarsi del single e pure del cane? Perché io in 30 e passa anni della mia vita sia a malapena riuscita ad innamorarmi una volta e mezza mentre in 21 giorni non riesco manco a decidere cosa mettermi per un eventuale apericena a cui verrò chiaramente paccata mezz’ora prima?

– Infine un consiglio: potreste gentilmente rifornire i protagonisti, soprattutto i ragazzi, anche di un paletta al Falò di confronto? Così possono sotterrarsi direttamente.

– Le ragazze invece potreste rifornirle di una pala? Così da potergliela spaccare sui denti o su una rotula, a libera scelta.

Ancora due considerazioni, poi tutti a nanna. Perché farete pure Temptation Island Vip se tanto già so che come “Vip” ci metterete questi 4 scappati di casa che nel frattempo avranno fatto un paio di ospitate a Milano Marittima e quindi passeranno d’ufficio nella categoria Very Important People? Quanto ci volete male da 1 a 10?

Dulcis in fundo.
Lezioni di stile.
Gli ex si lasciano in questo modo: “Io domani mattina mi alzo e mi guardo allo specchio, tu cosa fai?”
Per info chiedere alla Mary Seven ahahahah 😉

Scusate per la sproloquio ma Temptation merita.

ps. Donne piantatela di farvi illudere, l’unica cosa che può farlo è il doccia bronze non lava via l’abbronzatura, quel bagnoschiuma che vi lascia credere che sarete “ambrate” fino a Natale.
pps. Nel mio cuore, comunque, l’inarrivabile per eccellenza sarà sempre e solo Lenticchio (ve lo avevo detto che una puntata l’avevo vista pure nel 2017) 😉

L’odore di salamella e paella si sentiva già dalla strada, la musica della mitica Radio Lupo Solitario rimbombava per le vie di Samarate, quando poi è arrivata pure la schiuma ad invadere la piazza, ecco che il programma si è fatto completo. Ma tutto quell’arancione o orange, per dirla all’english? Occhi a cuore ragazzi, l’orange ha un solo significato: spritz! Spritz Party a Samarate, ecco il sunto di ieri sera.
Buon cibo, buona musica e tanta voglia di divertirsi, ed il gioco è fatto.
Presso la gelaterie I Portici di Samarate è andata in scena una serata che ha coinvolto grandi e piccini, dissetandoli e sfamandoli, certo, ma anche facendoli ballare, cantare, giocare. Sul palco di Radio Lupo, mentre i deejay si sono divertiti a scegliere i più svariati sottofondi musicali, Giorgio, Clares, Davide e la Mary Seven si sono passati il microfono andando a caccia di parole e risate, coinvolgendo il popolo in gare a premi (e ve lo dico quando in palio ci sono cibo e alcol la guerra è servita), danze di gruppo e non solo, interviste.
Il clou è stato raggiunto intorno alle 22.30 quando quel mega cannone ha iniziato a sparare litri e litri e litri di schiuma imbiancando completamente un piazzale che aveva solo voglia di passare una serata in allegria.
Così è stato, l’orange ed il bianco si sono fusi dando luce ad una Samarate che ha dimostrato di saper stare sul pezzo.
A quando il prossimo evento?

ps. il selfie dello squadrone di Tutti in Campo con la Seven è in vendita presso i migliori fotografi della Lombardia, per l’autografo vi aspettiamo in studio a partire da settembre quando ritorneremo più carichi di prima #tuttiincampoconlaseven

 

Voi come la chiamereste quella pelle d’oca, quel brivido lungo la schiena, quel nodo allo stomaco, quel luccichio negli occhi, quella voglia matta di ballare e d’un tratto di ascoltare un piano e la sua dolce melodia? Voi come la chiamereste quella mente che vola alla ricerca di chissà cosa e quella mano che si allunga verso la persona che hai accanto, trovandola, a volte ma non sempre, sentendola, di certo, nel più remoto angolo del proprio cuore?
E’ stato questo e molto altro Ermal Meta, ieri sera, all’Ippodromo Le Bettole di Varese, dove si è concesso per quasi due ore di musica a migliaia di persone accorse solo per lui. E forse un po’ anche per se stesse, regalandosi una serata di leggerezza, di “zero pensieri” e di amore. Eccolo il denominatore comune che ha trovato posto al di là di ogni cosa, che ha indossato l’eleganza di vestiti che non hanno mai sbagliato taglia perché “E’ l’amore che ci tiene in vita“.
Uno dopo l’altro Ermal ha snocciolato tutti i suoi successi di Vietato Morire e di Non Abbiamo Armi, quei due album che in altrettanti anni sono stati il biglietto da visita di un cantante che fino a poco prima si divertiva più a scriverle quelle canzoni meravigliose piuttosto che a canticchiarle. Ermal si è completato proprio quando ha preso il microfono in mano lasciandosi andare tra le sue stesse parole e la sua purissima voce.
Il Lake&Sound Fest ha fatto bingo perché quella cornice perfetta, quando Piccola Anima mi aveva già fatto venire le lacrime agli occhi, ha racchiuso anche una luna spettacolare e le luci in lontananza che ricadevano su uno scorcio di una Varese che in questa notte non ha saputo dormire ma solo sognare.
E allora lo so come si può chiamare quella pelle d’oca, quel brivido lungo la schiena, quel nodo allo stomaco, quel luccichio negli occhi, quella voglia matta di ballare e di ascoltare, quella mente che vola e quella mano che si allunga alla ricerca del suo pezzo di puzzle, lo so: si chiama magia. Ed Ermal Meta, come il più grande dei maghi, ha tenuto tutti incollati a se stesso senza svelare fino in fondo i trucchi di un mestiere raro e nobile concesso a pochi, il mestiere dell’incanto e dell’amore incondizionato.

Ed anche quest’anno è giunto il momento.

Il momento del punto e a capo, lo dico subito per evitare equivoci, per non creare patemi, perchè non riesco a non ripetermelo ogni giorno, convinta che fra tutti i miei casini, uno dei casini più belli siate voi.
E’ stato un anno duro, e lo sappiamo benissimo. Un inizio fra mille difficoltà, un numero troppo grande da gestire, età diverse, esigenze diverse, la prima volta su un campo grande e con i “grandi”, un milione di muri dinanzi a noi, ma è bastata quell’incredibile voglia di stare insieme per buttarli giù, uno ad uno, per lasciare che ogni dubbio, ogni perplessità, le mie in primis, svanissero in un batter di ciglia.
Avevo tanta paura, ora posso dirlo, ve lo confesso, avevo paura di non riuscire a seguirvi come avrei dovuto e potuto, paura di un azzardo troppo grande, paura di non saper trovare le parole ed i modi per spiegarvi che lottare insieme per una causa così enorme, ci avrebbe potuto fare male, tanto male, scalfirci, fino a scioglierci, a rinunciare, a non credere.
Ma giorno dopo giorno mi sono resa conto che ancora una volta avete stravolto tutto, TUTTO. Avete stravolto il concetto di insieme, gli avete dato un nuovo significato, così pieno, così vivo, così NOSTRO. Ed io vi amo per questo, senza se e senza ma.
E’ passato un intero anno da quandoMister ma questo campo nuovo è bellissimo“, che poi bellissimo, forse  non era, ma era bellissimo per i vostri occhi curiosi e le vostre menti sognanti. Bellissimo sul serio, ve lo garantisco, lo è diventato quando ci avete messo piede per la prima volta, dimostrandomi che chissene frega dei centimetri che ci mancavano, dell’inesperienza, dei limiti, dello stop che non viene tanto o non viene al momento giusto, c’era tempo per ogni cosa, mentre era già il tempo di metterci il cuore. Tutto e senza indugi. Da lì è stato un crescendo: il vostro cuore ha sbattuto forte sui tiri a giro e i cambi di gioco, sulle ripartenze fulminee, sui calci di punizione imprendibili e sui tiri dalla distanza, il vostro cuore ha compensato ingenuità ed inesperienza, e non ha mai e dico mai indietreggiato un attimo, ha traballato forse, ma è sempre stato lì; calpestato, a volte preso a botte senza sconti, ha subito lezioni di calcio e qualche gol di troppo, ma mai ha pensato di cedere o regredire. Ha continuato a battere, si è stretto in un abbraccio di cui sento ancora i brividi sulla pelle, (la nostra prima vittoria, che meraviglia), ha risposto colpo su colpo e piano piano si è fatto largo in quell’eco di rumori. Ed è arrivato il gioco, e i gol di rapina e quelli da fuori area, e l’ingenuità è venuta meno, e poi vai a vincere in casa della seconda della classe, e scali posizioni in classifica, piovono sorrisi, certezze, complimenti “Raccoglierete i frutti, vedrai, siete già tanto forti così“, e ti tuffi nei tornei con un entusiasmo invidiabile e ne esci, però, con le ossa rotte accerchiato dalla sfortuna, ma mai a testa bassa, perché anche quando qualche lacrimuccia vi ha mostrato nelle vostre fragilità, non vi ha mai dismesso i panni di eroi, i miei eroi.
Si conclude un anno di fatiche immense, un anno in cui non abbiamo fatto a meno, però, di scambiarci promesse ed emozioni, lacrime e sorrisi, vittorie e sconfitte, rimproveri e pacche sulla spalla, un anno in cui non ci siamo persi, ma ritrovati, sempre più vicini, sempre più NOI perché “Noi siamo noi e nessuno è come noi”, ve lo ripeterò sempre.
E allora io me lo tengo stretto questo NOI, un noi fatto di famiglie speciali, di allenatori incredibili senza i quali sarei persa (grazie Ste, grazie Chiara), fatto di una società che sa fidarsi, fatto di voi così pesti ma ancor di più così pesti del mio cuore.
Grazie per i vostri occhioni, per le ore spensierate, per la volontà, per l’impegno, per quel crederci sempre, grazie per quei sorrisi che sono ossigeno puro, grazie perché quando tutto è un casino, sapete rimettere a posto ogni cosa ed accendere la luce nel buio più profondo, grazie per l’energia, per la grinta, per l’esempio che  mi date e che siete, grazie perché quell’immagine di voi che correte ad abbracciare il compagno che sbaglia un rigore decisivo dovrebbe essere patrimonio dell’umanità e rimarrà a lungo impressa nella mia memoria, grazie perché se mi sono ritrovata e riscoperta dentro e fuori dal campo lo devo tanto anche a voi.
Non posso farvi altre promesse se non quella di dirvi che sarò ancora pronta a tutto, più di prima, per arrivare dove noi sogniamo di arrivare e dove so che insieme arriveremo.
Non proverò mai un’emozione uguale a quando mi dite:Ti prego mister, vero che ci alleni anche l’anno prossimo?” sentendomi la più importante del mondo, e se fino ad oggi non vi ho mai risposto, ed ho divagato, prendendovi anche un po’ in giro, tutto ciò che posso dirvi è: “Vi prego, datemi ancora questo privilegio…“.

 

Lo so, non è una canzone nuova, ce la trasciniamo dietro da qualche mese, eppure più la ascolto più la sento la colonna sonora perfetta di una vita imperfetta, la ninna nanna più dolce quando spengo la luce e faccio pace col mondo provando a credere che domani sarà un’altra battaglia dalla quale, però, ne uscirò vincitrice e più forte.

Amo perdermi in queste parole…buonanotte così!

 

Ho perso tempo per guardarmi dentro e-
ho sistemato qualche mia abitudine
ma poi la sera arrivava ed io
mi chiedevo dov’è il senso
se c’è un senso a tutto questo

Ho perso tempo per guardarti dentro e-
ti ho dedicato il cuore tra le pagine
ma poi la sera arrivava ed io
mi chiedevo dov’è il senso
se c’è un senso a tutto questo

Senti
non c’è bisogno di parlare
dalla serranda scende il sole
e noi ci siamo accontentati

Ma ci sarà
il ballo delle incertezze
ci sarà
un posto in cui perdo tutto
che per stare in pace con te stesso e col mondo
devi avere sognato
almeno per un secondo

E ci sarà
tra la gente che aspetta
chiunque ha
rischiato tutto ed ha perso
che per stare in pace con te stesso e col resto
puoi provare a volare
lasciando a terra te stesso

Ho camminato in equilibrio su di me
mischiando il tuo sorriso alle tue lacrime
ma la coscienza non si spegne ed io
mi chiedevo dov’è il senso
se c’è un senso a tutto questo e-

Ho respirato sui tuoi battiti lenti e-
adesso vivi, sì ma dentro un’immagine
ricordo c’era il vento ed io
mi chiedevo dov’è il senso
se c’è un senso a tutto questo

E ci sarà
il ballo delle incertezze
ci sarà
un posto in cui perdo tutto
che per stare in pace con te stesso e col mondo
devi avere sognato
almeno per un secondo

E ci sarà
tra la gente che aspetta
chiunque ha
rischiato tutto ed ha perso
che per stare in pace con te stesso e col resto
puoi provare a volare
lasciando a terra te stesso

So di momenti
quelli persi a dare un senso forse
mi chiedi perché fragile
sono diverso forse
ero un bambino
e stavo in cortile
respiravo piano
ho sempre rinchiuso
vita e sogni
nel palmo della mano

Sono presente
ancora oggi
nel ballo delle incertezze
dove ti siedi
e più sei poco e più ti senti grande
incontro me stesso
e poi gli chiedo se vuole ballare
ferma la musica
che il silenzio adesso sa parlare

E ci sarà
il ballo delle incertezze
ci sarà
un posto in cui perdo tutto
che per stare in pace con te stesso e col mondo
devi avere sognato
almeno per un secondo

E ci sarà
tra la gente che aspetta
chiunque ha
rischiato tutto ed ha perso
che per stare in pace con te stesso e col resto
puoi provare a volare
lasciando a terra te stesso

 

Non dimenticatevi di scovare, di scavare, di crederci, non dimenticatevi di avere pazienza, con voi stessi che siete il meglio del meglio, datevi del tempo, prendetevi del tempo, tutto quello di cui avete bisogno, non importa che sia un’ora, un giorno, un anno o quattro, quattro maledettissimi anni. Non importa se le macerie stanno sotto tutto, rimboccatevi le maniche, a mani nude, scavate, scavate, scavate, togliete ogni sasso, e quando li avrete tolti tutti non abbiate paura se davanti ai vostri occhi si presenterà l’unico spettacolo che non vogliate vedere, non importa se non ci sarà un campo, non importa se ci saranno mille pezzi da ricomporre per ridare un senso ad ogni cosa, non importa se cercherete consensi attorno e non troverete nessuno, non importa se vi faranno sentire come le ribelli del gruppo, come le stronze delle stronze, come quelle tutte sbagliate, come quelle che non hanno filtri e dicono sempre ciò che pensano, fosse un male poi, perché ad un certo punto…ad un certo punto il cuore e la mente concilieranno e niente, sarà bellissimo come non lo è mai stato. I dolori verranno meno, finiranno in un angolo, la schiena ti darà tregua e gli anni che passano avranno un peso specifico che non sarà più un’oppressione, sarà un lento scorrere delle cose che cambiano, mutano, si trasformano, si evolvono, per riapparire in una nuova veste. Quel senso di smarrimento su quel tanto amato rettangolo verde svanirà, la paura di essere giudicate lascerà posto ad occhi che stravedono per voi, a voci che vi chiedono l’ultimo sforzo per una scivolata che salva un gol, le “responsabilità”, se così si possono chiamare, saranno piacevoli, e non avrete timore perché saprete di poterle rispettare tutte, di poterle compiere, finalmente.
Al posto giusto, al momento giusto, ecco come vi sentirete. Al posto giusto, al momento giusto, con le persone giuste accanto. E con le mani a cuore per quegli occhietti azzurri di quell’ometto che dieci mesi fa ti ha rubato l’anima.
E’ incredibile la vita, è incredibile il calcio, è così inebriante l’odore dell’erba, il rumore di un pallone che sbatte su un palo, così dolce la sensazione di poterti ancora prendere cura di lui, e lui di te, la leggerezza di una mente che sa ancora guardare con fiducia al futuro, la voglia di correre e correre e correre ancora, a perdifiato, fino al triplice fischio e molto oltre…

…quando tutto pensavate fosse finito, quando eravate pronte per dire basta, quando vi siete dette “Ok, queste scarpette saranno le ultime” e poi avete insistito e vi siete ritrovate immerse in un nuovo, stupefacente, inizio…

…so che non capirete, ma per una volta lasciate che capisca io e che sia tanto orgogliosa di me.
25 giugno 2014 – 23 giugno 2018, mary seven is back!

Grazie a tutti quelli che mi hanno dato la cosa più preziosa, la fiducia.

Il calcio ti toglie tutto. TUTTO.
E non importa che tu sia uomo o donna, che tu abbia 5 o 50 anni, che tu sia un fenomeno o meno, che tu sia un portiere o un attaccante, che tu vesta la maglia bianconera o quella sbiadita che hai nel cassetto che si stacca e col numero a penzoloni, che tu giochi in serie A, in prima categoria o al Csi. Non importa niente.
Il calcio ti toglie tutto. Le energie, la voce, le domeniche mattine nel letto, le nottate con gli amici (ok qui sto barando), le rinunce alle serate con il/la fidanzato/a (ok anche qui sto barando ahahaha), ti toglie il respiro, ti toglie una schiena sana, ti toglie i sorrisi e pure le lacrime, ti toglie i sogni, i soldi a volte, ti toglie le speranze, le amicizie che credevi vere, ed un elenco infinito di cose che nemmeno se stessi qui fino a domani mattina completerei.
Il calcio ti toglie tutto.
Il calcio ti dà tutto.
L’energia, la voce, le domeniche mattine su un campo, le nottate con gli amici (ve lo aveva detto), gli occhi addosso di un uomo o donna che sta al di là della linea e guarda solo te, il respiro, il dolore che passa ed il sollievo per una schiena malconcia ma che nonostante tutto regge, i sorrisi, le lacrime, i sogni, il vero valore delle cose, le speranze, le amicizie sincere, ed un elenco infinite di cose che nemmeno se stessi qui fino a domani mattina completerei.
Perchè ci sono serate, ci sono partite, ci sono sguardi e abbracci che te li tatui addosso e che non vanno via più. Mai più. E che soprattutto non hanno eguali. Ogni persona che ama il calcio ha una seconda pelle, ma io non so spiegarvelo di cosa è fatta, so solo dirvi che è una corazza che riesce a farti sentire INVINCIBILE e pronto a tutto. Ed essere pronti a tutti, ragazzi, è uno spettacolo. 

Buonanotte così <3