Vorrei dire tante cose in questo momento ma forse è meglio sbollire la rabbia per un Mondiale Femminile che sarebbe dovuto e potuto essere tutt’altro.

L’Italia è fuori dai giochi e lo fa dopo una partita dominata dalla paura negli occhi, ed è questa la cosa che fa più male. Perchè c’è sempre modo e modo giusto? Perchè il testa bassa o testa alta vale tutto, giusto? Ecco, e allora è racchiuso lì il senso di ogni discorso, anzi, vado oltre, il senso dello sport.

Le tante scelte sbagliate e che forse solo chi segue il calcio femminile può capire, portano al suicidio tecnico e tattico, ma questo non può andare ad inficiare sulla mancanza di certezze e di consapevolezze, su un cuore ed un’anima che erano pronti a dare tutto e che invece sono stati forzatamente rinchiusi in gabbia senza trovare la chiave per far provare loro l’ebrezza della libertà.

E davvero, io mi chiedo, e questo vale a qualsiasi livello, come puoi pensare di affrontare una partita mondiale con il cuore in affanno e lo sguardo che traballa? Come puoi credere di mettere in fila, passo dopo passo, un cammino in cui raccogliere fiori e luce senza il sorriso sul volto?

Come puoi pensare di giocarti tutto senza coraggio? Il coraggio di rischiare una giocata, il coraggio di guardare negli occhi un’avversaria 15 centimetri più alta di te, il coraggio di fare scelte dolorose ma almeno sensatamente giuste, il coraggio di credere nell’esperienza, nel valore, nella volontà di ogni singola pedina di un domino che ora, ahinoi, è crollato rovinosamente a terra, mischiando ogni pezzo. E forse, alla luce di tutte queste constatazioni, ancor di più il coraggio di prendersi delle responsabilità…e questo è il più imperdonabile degli errori.

Se questa sera, sulla pagina IG di Donne sui Tacchetti, si parlerà di scelte, di tattica, di numeri, qui, l’ho già detto, lascio fluire le emozioni, e sono troppo arrabbiata, delusa, rammaricata, per tutto quello che poteva essere, e non è stato.

È il Mondiale femminile dei rimpianti? Sì, per l’Italia, è il mondiale femminile de rimpianti.

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Manca davvero poco all’ultima puntata di Temptation Island, quella che io definisco la finalissima del disagio estate 2023. Anche quest’anno devo dire che non sono mancate risate, sogghigni, incredulità, lacrime da coccodrillo, “puorc e bastard”, corna, cagne (pare la vecchia fattoria), congiuntivi e chi più ne ha più ne metta. L’unica cosa che è mancata è la dignità.

La semifinale di una settimana fa, che non avevo ancora commentato a dovere, vado a snocciolarla qui, con due falò di confronto che ci hanno regalato grandi gioie.

Manuel e Francesca

L’arrivo da Queen di Francesca, dopo essere stata catechizzata da Vittoria che è un fenomeno con i consigli agli altri ma me la voglio vedere stasera, sul tronchetto (si spera) della felicità, è una delle cose più belle di questa edizione. Vestito in mano e sguardo fiero, ho quella vaga idea che se lui dovesse presentarsi se lo mangia. La colonna sonora Skyfull con l’intro “This is the end” è un altro dei miei piatti preferiti, dalla regia non sbagliano mai un colpo (regista sposasi, ti prego). Intorno a lei ci sono pure le candele, sembra tutto perfettamente apparecchiato per un funerale, se Manuel si presenta vestito di nero, direi che ci siamo.

Robin Hood dei poveri, si fa pure desiderare, ma in fondo cosa vuoi aspettarti da uno che ha mollato la tua tipa per 5 volte e che per 5 volte è tornato con la coda tra le gambe? La Queen guarda pure Filippo con quell’espressione “Vallo a chiamare tu, perché se vado io lo prendo per i capelli”. Nel momento in cui anche sua maestà si accomoda confesso di aver sognato, anche solo per un attimo, un “Ciao Fenomeno” ed uscita di scena immediata da parte di Francesca, ma niente, non è successo. Però non ha affatto deluso le mie aspettative.

Lei parte con un agguerritissimo “In questi giorni ho capito che se mi lasci una volta e poi mi riprendi sei stronzo tu, se lo fai due volte sei stronzo tu, alla terza, alla quarta e alla quinta volta, sono cogliona io che te lo permetto”. È un fiume in piena. Manuel prova ad interagire con un posso rispondere a…a…”Francesca” suggerisce lei stessa, della serie “Scusa si era inceppato il cricetino che mi gira nel cervello e dall’urna delle cornute stava pescando il nome giusto”.

Riesce anche a peggiorare “È un discorso di empatia”, “Tu non sai manco cosa sia l’empatia”, ma non c’è limite al peggio: “Se avrei, se vorrei, se..se” (criceto di nuovo in down), “Se avessi voluto”, lo corregge the Queen davanti a tutta Italia con un sottofondo di applausi e la grammatica italiana che torna di moda quando meno te lo aspetti.

Mentre lui balbetta e continua ad asciugarsi la fronte (strano però perchè di fronte ai balconi di plastica con cui aveva a che fare nel villaggio andava sempre liscio), lei lo chiama “Volpe” (la vecchia fattoria sta per trasformarsi nell’arca di Noè), e ribadisce a più riprese cose tipo “Volevi solo farti una scopata” e “Ma tu chi sei?”, ferendo nell’orgoglio il povero Robin Hood allo stremo delle forze. Tre ore di falò, due ore e cinquantanove minuti con la mano sulla fronte, sarà la febbre dell’abbandono che sta arrivando come la 6° malattia da piccoli, a fargliela salire. Mentre lui farfuglia frasi senza senso, lei si tappa pure le orecchie, giuro che se inizia anche a fare “Bla bla bla, non sento niente”, prendo il primo volo da Malpensa e vado a stringerle la mano.

Il succo del discorso di un lui che d’un tratto pare anche meno stupido di quanto dimostrato fino ad ora in questa edizione rovente di Temptation Island “Sarò sbagliato ma sono fatto così, non posso snaturarmi e sono certo che tra 5/6 mesi quando sarà, si ricorderà di me con affetto perchè Temptation Island le ha aperto gli occhi”, è forse il discorso che più ho apprezzato di tutto sto circo.

Esasperato pure Filippo, parte con la fatidica domanda mentre il sottofondo di Minuetto “Troppo cara la felicità per la mia ingenuità” fa il resto: escono da da soli, grazie a Dio. Lui chiede un ultimo abbraccio, lei gli batte la manina sulla schiena come se dovesse aiutarlo a fargli fare il ruttino, poi da Queen è arrivata e da Queen se ne va, non saluta manco Filippo (e qui cogliona), si riprende il vestito tra le mani e gli volta definitivamente le spalle. E vissero per sempre felici e contenti.

Perla e Mirko

Esordisco dicendo che manco in 5 anni di università ho preso tutti sti appunti. Detto ciò, armatevi di pop corn perchè da qui non se ne esce.
Video su video, non è che pare un film, sembra Beautiful. Puntata numero 3452985695772464619864731845.
Lei non conosce la vergogna, lui conosce solo il labiale a distanza e i disegni sulla sabbia.
È una lotta all’ultimo video, “vinci tu, no vinci tu, no no guarda che vinci tu, e va bene vinco io”.
Lei vive la storia con il suo single con una disinvoltura che “Moana Pozzi dei tempi d’oro scansati proprio”, in arte “mignotteggia” (credit FG in gentil concessione, passato tramite la chat wa di GG); lui invece continuo a ribadire che sia un tamagochi. Inutile ribadire che Medioman in versione coatta è fuoriluogo come un documentario di Licia Colò quando cerchi un film porno, e noioso come la mia prof di diritto già dall’appello.
Mentre parte il sottofondo con Calcutta “Uè deficiente”, che in effetti calza a pennello in qualsiasi situazione, il botta e risposta a distanza è continuo: “È tutto la prima volta, ma che cazzo hai vissuto con me?”. Ce lo chiediamo pure noi Perla.

Intanto do una controllata alle quotazioni Snai, il limone con i rispettivi single è quotato a 0.1. Mirko se ne va in spiaggia con Greta e la coperta, e cosa succede sotto la coperta non abbiamo nemmeno bisogno di chiedercelo, ma la mia domanda è un’altra: ma possibile che solo lì ci sono -3 gradi? Quando lo hanno registrato Temptation Island? A Novembre?

Lei tra una moina ed un’altra si domanda: “Ditemi se è un film o se sta ‘mbriaco” “Ma come fai a sminuire un rapporto che la gente diceva guarda come sono belli insieme?”. Riportato letteralmente. Poi però va a fare shopping con il suo single, sceglie oggettivamente il vestito più brutto in assoluto, mentre Mirko con eloquente “Ti do un consiglio, lascia perde”. “E comunque con me ride sempre”. Ah Mirketto…ma non sei proprio credibile. Non contento chiede un consiglio a Daniele, io penso che è l’ultima cosa che farei nella vita, è come chiederlo al Ken della Barbie ma non quello del film, quello che ho ancora, da qualche parte, a casa di mia madre.

I commenti sulle chat con il gruppo ascolto Mary Seven and Friends è pietoso, al mio “Io con uno così non andrei nemmeno a buttare la spazzatura”, FG (che giuro non è quella di prima) risponde senza troppi giri di parole, “Io non gliela darei nemmeno se non fosse mia”. Standing ovation.

Prima del falò c’è tempo pure per un paio di video consegnati a domicilio, Filippo in versione “Just Eat” è l’apice della sua carriera. Si arriva così a sto benedetto falò anticipato, ma ogni falò anticipato ha una tappa obbligata dal single di turno, è da contratto. Greta: “Ti aspetto”. Quello che segue è qualcosa di inspiegabile ed imbarazzante. Il livello di imbarazzo va oltre il duetto Grignani – Arisa all’ultimo Sanremo e Perla e Mirko sono utili l’uno all’altra come gli omini dei programmi tv che portano la busta del televoto.

Dopo mezz’ora di vuoto cosmico, mentre Filippo probabilmente stava stava facendo le parole crociate tanto era interessato, escono da soli, ma dietro l’angolo trovano la loro ancora di salvezza, i single che li aspettano, che di stare un po’ da soli e capire qualcosa dalla vita, anche oggi ne riparliamo domani.

Eh niente, con queste premesse, buona finale di Temptation Island a tutti.

ps. per chi se lo stesse chiedendo il mio vicino di casa con il cane, ha dato cenni di presenza alle ore 00.32

pps. Per chi se lo stesse chiedendo mia mamma mi ha liquidato così: “Ma chissinefrega di sto tentescion…hai sentito che temporale?”

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Foto movieplayer.it

L’Italia femminile cade ed il tonfo fa sempre male, le ginocchia sbucciate bruciano, le lacrime a fatica rimangono lì, tra l’iride e la pupilla, gli angoli della bocca scivolano in giù mentre la testa soffoca di domande.

Se per mezz’ora te la giochi alla pari o anche meglio rispetto ad una corazzata che fa del calcio femminile un fondamento della propria cultura sportiva, è perché allora vali più di quattro noccioline all’aperitivo, e perchè le tue certezze sono costante. Poi subentrano esperienza e fisicità come un tackle di quelli che non fa sconti ed in sei minuti senti crack. Nel punteggio, nella testa, nelle gambe. Non gira più nulla. Ed in un attimo appaiono i fantasmi di un anno fa, mentre ti guardi attorno sbigottito alla ricerca di un volto che possa darti speranza.

Potrei parlare di ranking mondiale, di fisicità, di come sono stati preparati i calci d’angolo, degli errori individuali, delle scelte della ct e di tante altre cose, e potrei farlo in maniera totalmente costruttiva, ma questo preferisco farlo su altre pagine, oppure potrei sparare a zero, mettermi la toga e lanciare sentenze della serie “l’udienza è tolta” manco fossimo a Forum, ma quest’onore lo lascio soprattutto ai salotti social dei leoni da tastiera incravattati che anche oggi il massimo dello sforzo lo hanno fatto collegando il loro smartphone alla corrente, mica che si spenga sul più bello dei commenti beceri, io qui parlo di emozioni.

Un’emozione enorme e travolgente dall’Inno di Mameli alle mani di Giulia Dragoni, che dopo una sconfitta del genere, tutto ciò che riesce a fare è asciugarsi le lacrime e coprire il dolore che non ti aspetti, che poi, l’inaspettato, è sempre quello che fa più male. Ecco, è qui che mi soffermerei. Io ti auguro di conservarle quelle lacrime, cara Giulia, che ti rendono ancora più vera, più sedicenne tutto cuore. Tienile lì, nel palmo di una mano, non lasciare che le porti via il vento, conservale, fanne tesoro, un giorno capirai la bellezza di quel sentimento e forse, ci riderai anche un po’ su, ripensando a questa serata. Che poi, se proprio devo dirla tutta, io le lacrime le metto in bella vista, le lascio fronte sole, è lì che riflette la luce.

Forza ragazze, forza Italia femminile, c’è vita, c’è aria nei polmoni, c’è il Sud Africa, ma soprattutto ci siete voi e noi, INSIEME.

foto azzurrefigc

Ebbene sì, come d’incanto, Cristiana Girelli.
La prima partita dell’Italia al Mondiale Femminile la riassumi in quelle lacrime miste a grinta, in quell’esultanza, in quell’abbraccio che toglie il respiro, così stretto da non volersi disunire più. Ma su questo non c’erano dubbi perché un’Italia così unita vuole “solo” scrivere un pezzo di storia.

La penna, o la bacchetta magica che dir si voglia, oggi è passata tra le mani di Cristiana Girelli, che quel numero dieci sulla schiena non gliel’hanno certo cucito lì per caso e che chissà quanti pensieri deve aver collezionato nella sua testa per ottantaquattro minuti. Io me la immagino così la sua partita.

Fremi, incoraggi le compagne, ti agiti per un fuorigioco di qualche centimetro, tiri un sospiro di sollievo, poi dai un’occhiata alla coach, e anche un’altra, “magari mi nota, io ci sono”. Ti chiama a scaldarti, ma poi ti accomodi di nuovo. Guardi il tabellone, minuto 75 e ancora 0-0, “Dai mandami in campo, fammi giocare”, alzi lo sguardo un po’ timidamente e provi ad incrociare il suo. “Accelera Cristiana che tocca a te”, boom, prima scossa. Intensifichi il riscaldamento mentre c’è un rombo di tuoni nella tua testa ed un concerto di emozioni nel tuo stomaco. Le tieni a bada, devi essere concentrata, anche se un po’ ti lasci cullare da quella magia lì, è nota lieta, candore, purezza, cuore. Mannaggia al cuore oh, che ce lo metti sempre.

Ti liberi della pettorina come una leonessa che sta evacuando dalla gabbia, la lavagnetta si alza, c’è il numero di una 16enne piena zeppa di personalità che sta uscendo, ed il tuo numero, il numero dieci, quello dei leader, che sta entrando, tu che di personalità nei sempre avuta da vendere, fin da quando ti facevi largo tra la folla di un settore giovanile colmo di maschietti e con la tenacia di chi sapeva già cosa fare da grande “Io farò la calciatrice”. E così entri per davvero, il tuo Mondiale inizia in questo momento, all’84esimo, quando mancano appena 360 secondi per prenderti la scena. “Un’enormità” devi aver pensato, “posso fare di meglio”, e così in 180, mentre Boattin, che ti conosce bene, afferra dalla scatola dei “cioccolatini” quello più gustoso, tu lo scarti e lo trasformi in un Uovo di Pasqua nel mese di luglio, se non è una magia questa.

E la sorpresa? Nessuna sorpresa per chi ha segnato quasi 250 reti in carriera e più di 50 in Nazionale. Ma poi basta guardare il tuo volto, con quella “cazzimma” che potrebbe riempire almeno altre 12 carriere, e quelle lacrime che mai come oggi hanno il sapore più dolce.

Il tuo momento, “Il mio momento”, ripeti a basse voce, il nostro momento, gridiamo insieme.
INSIEME.
Questa magia non conosce limiti.
Si canta già: “Notti magiche” ad Auckland stanotte, “Giornate magiche” in Italia, dall’altra parte del globo.
E allora lo vedi Cristiana? Era già scritto, era già tutto scritto, era anche il 1990, il tuo anno, quando “Si inseguiva un gol sotto il cielo di un’estate italiana”… …grazie per averci messo la tua bacchetta magica, è così che il destino si trasforma in sogni, ed è così che i sogni si trasformano in realtà.

Foto Azzurre Figc

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Avete mai contato fino a 42137? Quarantaduemilacentotrentasette…come i motivi, come i sogni, come le volte in cui avete indossato un paio di scarpe con i tacchetti, come i respiri che vi hanno tenuto sveglie la notte e a distanza di sicurezza da un desiderio troppo grande per essere cullato da due mani troppo piccole, come i viaggi sulla luna andata e ritorno per un gol segnato al 90esimo o per un trofeo alzato al cielo, come le lacrime versate miste a sudore per ogni panchina di troppo, per ogni papà che non capiva le vostre scelte, per ogni sfottò quando vi presentavate al campetto del vostro oratorio e con voce timida sussurravate “Posso giocare anch’io?”, ai bulli del paese.

Quarantaduemilacentotrentasette come i graffi che avete contato sulla vostra pelle dal primo giorno di fatica ad oggi, come le ore in azienda prima di correre al campo ad abbracciare le vostre compagne, il vostro amico pallone, come i gradini scesi, saliti, scesi e saliti ancora al 18 di agosto, mentre le vostre amiche se la spassavano al mare tra un Mojito ed una serata in disco, e voi, sotto il sole cocente, agli ordini di un mister che sembrava non averne mai abbastanza.

Quaranta-due-mila-cento-trenta-sette, va scandito bene…non è un po’ troppo poco? Quanti zeri mancano per dare davvero un senso a questo racconto, a questa storia che altro non è, che la vostra storia? Eppure da questo numero non si scappa, non oggi (ieri) almeno, perchè 42.137 paia di occhi erano lì vicino, così vicino a voi da formare un tutt’uno con quel prato verde che sarebbe troppo facile accomunare alla speranza, osare, oggi, vuol dire accomunarlo alla realtà.

Nuova Zelanda – Norvegia è realtà, la nona edizione dei Mondiali di calcio femminile è realtà, il nuovo record di pubblico per il calcio, in Nuova Zelanda, non solo femminile, è realtà. Sì perché l’Eden Park di Auckland tutta quella gente non l’aveva mai vista prima. Ma anche comunicare ad uno stadio intero la decisone del Var, con un rigore assegnato alle padrone di casa ma poi sbagliato da Percival, è realtà. E poco importa per la traversa, la Nuova Zelanda contro la più quotata Norvegia ha vinto lo stesso, 1-0 firmato Wilkinson, stesso punteggio per Australia – Irlanda con Catley che invece il rigore non lo sbaglia e finisce dritta dritta nel tabellino marcatori, come a dire che giocare in casa non porta malaccio.

E adesso che succede? Succede, care ragazze, che se di sognare non ne avete avuto abbastanza e di osare tanto meno, potete spuntare dalla lista dei desideri quello che sta in cima “Giocare ad un mondiale di calcio femminile”, e potete scegliere a quale più remoto sogno delle vostre menti, affidare il primo posto, perché in fondo noi donne siamo fatte così, irrequiete ed incontentabili, collezioniste di obiettivi, insaziabili sognatrici. Ma da soggetto diventate anche complemento perché mentre sarete a caccia di (ri)vincite, c’è un mondo intero che vi ha già messo al primo posto e che sta sognando tramite voi, con voi e per voi: poi ci penseremo ai numeri, al gol mangiato, ai crampi, ai bla bla bla, alle partecipanti passate da 24 a 32 (leggi QUI un po’ di considerazioni), al montepremi triplicato rispetto al Mondiale di Francia 2019, alle favorite, ai diritti tv, alle parole di una giocatrice dello Zambia che, ahinoi, sono solo le parole non dette di chissà quante altre atlete…

…ci sarà un tempo per ogni cosa, ma questo è il vostro tempo, il vostro momento: chiudete gli occhi, mettetevi la mano sul cuore, riempite i polmoni e fate il vostro ingresso in campo, lasciando spazio alla bambina che ci ha sempre, sempre, sempre creduto: che i Mondiali di calcio femminile abbiano davvero inizio.

Diciamolo subito e senza mezzi termini, la 4^ puntata di Temptation Island balza in testa alla classifica delle puntate più insulse di sempre. Parafrasando il “che ssschifo” trend topic di questo lunedì basta e avanza.

Guardo questi tasti sgomenta, provando ad arrampicarmi su congiuntivi da brividi e cervi chilometrici ma niente, non faccio nemmeno in tempo a soffrire di vertigini perché torno subito con i piedi per terra, mi aspettavo voli pindarici decisamente più sognanti, fra nuvole bianche e vagonate di stelle. Eh niente, a vedere la camicetta rosa del Bisciglia ho avuto un attacco poetico. Ma bando alle ciance, qui di poetico non c’è proprio nulla, arriviamo alla ciccia.

Giuseppe e Gabriela

Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano, un po’ come i “Puorc e Bastard”: Venditti l’ha sempre saputa lunga. Ma Giuseppe e Gabriela con una L pure. Dicono che la notte porta consiglio ed è evidente che al buon Peppiniello da Bolzano nord, qualcosa abbia suggerito, tipo “Sei un coglione”. Sì perché il fenomeno torna con la coda tra le gambe da Filippo, chiede un ulteriore falò di confronto farfugliando frasi del tipo “Ho sbagliato”, “L’ho cornificata”, “Vorrei fosse la madre dei miei figli”. Non rigorosamente in quest’ordine e non rigorosamente con questa grammatica, ma quello è un altro discorso. Mentre lui aspetta la sua bela con L, perché con Gabriela le doppie non esistono più, parte un “Tu che ne sai” di Gigi D’Alessio che io mi stavo solo chiedendo dove fosse finito: cioè 4 puntate e nemmeno una colonna sonora del buon Giggi nazionale. Lei arriva giusto giusto a fine canzone, probabilmente da contratto dovevano farla sentire tutta, lui con un sorriso da ebete le chiede scusa, le dice che aveva un peso dentro perché è vero che l’ha tradita ma non gliel’ha mai confessato ma che ora, andando a crescere (sì, ha detto proprio così)”Voglio fare un futuro con te, tra 2 anni costruire una famiglia”, perché “sei come l’aria e senza di te non posso andare avanti”. Praticamente avrà fatto una notte boccheggiando ma nessuno gli ha spiegato che la Sardegna fa parte dell’Italia e che in Italia ci sono 40 gradi all’ombra. Lei gli risponde con la nonchalance di chi ha appena fatto benzina all’automatico: “Oddio, ma non me le aspettavo queste parole da lui” ed un sorrisino. No adesso, spiegatemi: ti ha appena detto che sei la cornuta d’Italia da mesi e che per mesi ti ha preso per il culo negandolo fino alla morte e tu sorridi? Cioè per un “sto tutto un fuoco” con la biondina sono partiti i “puorc e bastard” e per due corna lunghe quanto la Salerno – Reggio Calabria due battiti di ciglia? Ma non c’è più religione dai.

Ma manco sto a dirvelo che escono insieme mano nella mano…però “sto” a dirvi che per il gran finale della più bella love story di questa edizione è partito l’immancabile “Le domeniche d’agosto quanta neve che cadrà” con un Giggi nazionale ed una Tatangelo scatenata…e la Siae ringrazia. “Vi vedo più grandi, più maturi, soprattutto tu Giuseppe, sei più grande più maturo, ma ora fai il bravo (ripetuto 999 volte)” commenta Filippo. Ed io mi chiedo: ma se bastano 10 giorni in un villaggio a non fare un cazzo per far diventare un uomo “maturo”, posso mandarti un paio di elementi filippuccio mio? Dai che se fai il miracolo giuro che scrivo a Gerry Scotti per Guinness World Record.

E così, Giuseppe e Gabriela con una L abbandonano il gioco e sì, lo confesso, niente sarà più come prima in questa edizione di Temptation Island. Sigh.

Perla e Mirko

La fiera della delicatezza parte con una metafora sul paio di scarpe vecchie che sono più comode di quelle nuove ma quelle nuove sono più belle di quelle vecchie, di cui personalmente ci ho capito poco. Anche perché per rendere il racconto più realistico c’è uno struscio di piedi tra Mirko e la single Greta che manco il “piedino” nei vecchi film stile Jerry Cala & co. Detto ciò, se non ci abbiamo capito un cactus noi, figuriamoci Perla che fa già fatica di suo. Nel frattempo, tra un video e l’altro, volano ammiccamenti “Greta è empatia fuori dal normale” mentre la Principessa si spreca nei soliti complimentoni: ”È apatico, è noioso, è pigro, non ha voglia di fare un cazzo e senza di me non vale un cazzo, io per lui mi sono trasferita, ho lasciato la mia famiglia e bla bla bla” attacca il solito disco che si ripete da 4 puntate di Temptation Island a questa parte.

Intanto Mirko va in Spa con la single Greta e lei rosica da matti “Che ssschifo”, è il commento più limpido, ma fa la dura, “Noi avevamo un buono per la Spa e ci stava scadendo, sono stata io a convincerlo a non farlo scadere”. Sempre discorsi di alto livello. The Queen, però, ad un certo punto esplode e scoppia a piangere, lui le regala video con un livello di recitazione pari a quello di Costantino Vitagliano e Daniele Interrante in “Troppo Belli” (lo so, vi ho sbloccato un ricordo, se sentite il rigurgito salire paurosamente andate pure in bagno che vi aspetto qui). In realtà potrebbero anche averlo tirato fuori dall’Accademia degli attori presi dalla strada di Tre Uomini e Una Gamba, fermo restando che Tamagochi resta il mio nomignolo preferito. La perla su Perla è lo slow motion con un “Aspettate” sul suo viso piangente in attesa di mandare in onda la pubblicità. Sembra tanto gli aspettate di Maria De Filippi a “C’è Posta per Te” quando pensi debba ancora succedere chissà che cosa e poi non succede un cazzo. E infatti post pubblicità non succede un cazzo. Lei è un monologo unico con un’esaltazione spasmodica dell’Io, ad un certo punto nemmeno le sue compagne di avventura se la cagano più, vi dico solo che pure Francesca che non ha nulla da fare da 10 giorni a questa parte, la snobba, Perla mi sembra a tutti gli effetti pronta per un filmato con commento della Giallappa’s, credo sia il massimo delle sue aspirazioni plausibili.

Ad ogni modo tutto sto giro e non succede nulla. Ma niente eh. Strusciatine a destra e a sinistra. Niente di più o di meno. Non c’è traccia di svolta.

Francesca e Manuel

Verrebbe troppo facile citare Battisti con “Non è Francesca”, e invece sì, è proprio lei. L’hanno defibrillata, è viva, batte un colpo, e regala pure un video al suo fidanzato. Sciambola. La convocazione nel pinnettu da parte dei ragazzi viene vissuta con ansia, talmente tanta ansia che prima si siedono, poi Mirko e Manuel escono dalla tenda perchè (cito) “Dovevamo prendere un’altra boccata d’aria”. Io basita. Lo stesso Manuel si consuma le unghie guardando sto benedetto filmato che aspettava dal primo giorno, mentre il single Alberto regala dei fiori alla sua fidanzata. “Adesso stai a vedere che devo passare come quello che per lei non ha mai fatto nulla”, figurati, 5 corna in due anni e mezzo sono un bel dono di Dio ci mancherebbe altro. Temptation Island ringrazia.

E aggiunge anche: “Io vorrei lasciarla ma prima di prendere questa decisione devo imparare a…a…” cucinare e stirare? Chiedo per un’amica.

Intermezzo, telefonata di mia mamma: “Piuttosto che guardare quello schifo di Tentesscion, ascolto la radio”. Mi liquida così.

Ale e Federico

Se non fanno i botti Alessia e Federico mi incazzo, ve lo dico già. Perché qui la 4^ puntata di Tempation Island scorre e all’orizzonte non vedo traccia di trash.

Vattene amore come colonna sonora mi pare, però, un buon inizio.
Eravamo rimasti al falò di confronto in cui lui evita bellamente di presentarsi mentre lei e il suo rossetto Gucci da 149 euro a spalmata restano in contemplazione del vuoto e del “Che ssschifo”.
Ma Federico non dorme la notte per questa cosa, è in ansia, la sua più grande preoccupazione è “Ho paura che si butti a mare dopo questo rifiuto”. Seee, ciao core. Gli sparano un video nel pinnettu dell’esterna tra la sua fidanzata e il single Lollo “Ma io vado là e gli stringo la mano, ringrazio ci sia un uomo come lui” (questa frase la screenshotto, lo giuro e gliela sbatto sul muso all’ultimo falò ndr), ma omettono la seconda parte, quella del limone per intenderci. Lei, che sembra scema e lo è non illudiamoci, fa una super richiesta inedita: “Io vorrei che lui non vedesse più nessun mio video”. Brividi veri. E quando Filippo comunica questa decisione a Federico sapete lui cosa fa? È contento. “Oh che bello, mi hanno tolto un peso” e si butta su Carmen come se non la vedesse dal 42′ ac. Nonostante Mirko gli faccia notare un “Lo sai che nel secondo video potrebbe esserci un bacio?” lui fa spallucce e aggiunge “Ma si, speriamo, io veramente avevo paura la trovassero a mare”. E intanto, però, a mare ci finisce lui, da solo, spaesato, con i rasta annacquati…pare tanto l’immagine 2.0 di un vecchietto che guarda i cantieri, riesce pure a fare l’imbruttito con un’onda che per poco lo butta giù. Ribadisco il mio appello: Gialappa’s intercedi per noi.

Vittoria e Daniele

Detto che Vittoria pare l’orso abbraccia tutti perché chiunque pianga lei lo abbraccia, e quasi quasi la invito a casa mia nella settimana del pre-mestruo per tenere a bada i miei ormoni, io riassumerei la puntata di ieri con un:

“Cioè ha fatto mezzo percorso di Temptation Island ad insultarmi e mo si butta fra le braccia di questo, sta già all’80%”.

Dalle lezioni di Italiano a quelle di statistica è un attimo.

Considerazioni sparse 4^ puntata di Temptation Island

La puntata più brutta di sempre.

Il “che ssschifo” come mood dell’estate.

Senza Giuseppe e Gabriela con L non sarà più lo stesso. Nemmeno per i congiuntivi.

È finito a 00.26, no words. Ridateci le puntate fino all’una e mezza di notte.

La puntata più brutta di sempre.

Il mio vicino di casa è uscito con il cane a 00.31, giusto il tempo di fare le scale…ho capito: pure lui guarda Temptation Island.

Se nella prossima puntata non c’è un po’ di trash e qualcosa di eclatante mando una PEC a Piersilvio (e pure alla Gialappa’s non si sa mai).

La puntata più brutta di sempre l’ho già detto?

Foto mediaset infinity

LEGGI QUI IL RESOCONTO DELLA 3^ PUNTATA

Temptation Island 2023, oggi parto da una premessa perchè mi sembra doverosa: commento questa trasmissione dall’alto della mia idiozia per un puro fatto d’autostima, non certo perché che io possa parlare di storie d’amore con la maestria di Paolo Crepet vista la mia collezione di casi umani, anche se io, quanto meno, ad un certo punto, li ho sfanculati. Detto ciò, procedo.

Si parte con le colonne sonore dei Pooh e di Anna Oxa (e Anna Tatangelo muta) che non lasciano ben sperare, sarà una puntata difficile, lo so, lo sento.

Davide, Alessia e le tre lauree

Eravamo rimasti al falò di confronto tra Davide e Alessia. Lei si presenta con la faccia incazzata, Raul Bova dei poveri le è rimasto sul groppone, non è manco riuscita a farselo, starà pensando: “Ma cosa ci sono venuta a fare qui?”. Oltretutto fino a 5 minuti prima viaggiava con vestito a giropatata, si presenta al falò come la domestica alle prese con le pulizie della stanza. Ma tralasciando l’outfit, io questo lo classificherei come uno dei falò più inutili della storia: lui abbozza discorsi semiseri, lei sa solo rispondere “Stavo piangendo per te”, alla faccia delle tre lauree (di cui un paio probabilmente in scienze della paraculaggine). Alla fine, come da pronostico, escono insieme anche perché “Te lo sto promettendo davanti a tutta Italia che cambio”. Lui. Ma non era lei la traditrice? Va bene così, non facciamoci altre domande. Li aspetto al post Temptation Island “Un mese dopo”. Saluti e baci.

Giuseppe e Gabriela, da puorc a rattuso è un attimo

Non c’è niente da fare, sono sempre loro due i miei preferiti. Si parte con un “La verità schieffata in faccia fa male” che vale il primo brivido, ma tenetevi forte perché il meglio deve ancora venire.
Gabriela con una L (pure il T9 si è rassegnato) si è ormai trasferita nel Pinnettu ed ogni volta che accende la tv vede una puntata della sua serie preferita “Giuseppe chillu puorc e bastard”. In quest’episodio Giuseppe non sa più che pesci pigliare, la single Roberta lo fa sbarellare proprio ed abita pure a 10 minuti da casa sua, è fatta praticamente. Gabriela ancora una volta non ce la fa, non ce la fa, non ce la fa, ma fino ad un certo punto, perché poi ce la fa eccome. Il tutto nasce dalla frase “Devo stare male per stare bene” e, lo ammetto, qui mi ha stupito. Il single Fuad, o come si chiami lui, che poi uno che si chiama Fuad solo con una che si chiama Gabriela con L poteva stare, ci prova, ma poi si ritrae, lancia il sasso, ma poi nasconde la mano. Lei decide di dare retta ai suoi ormoni “Andiamo nella casetta”, e lui “stiamo facendo una cazzata, fidati di me”, “Andiamo, fidati tu di me”. Lei abbozza pure un “Facciamo finta che devi prendere una cosa”, ed entrano. Giuseppe al falò di gruppo sbianca, cerca una bombola d’ossigeno sotto la sabbia ma deve accontentarsi del massaggio shatsu di Daniele. Piovono pacche sulle spalle, ma in questo momento più che pacche sulle spalle c’è una puzza di cervo che metà basta. La casetta dei single non ha le telecamere (e io ancora non ho capito perché, noi povere stronze a casa un pettorale o un quadratino meriteremmo di vederlo una volta ogni tanto), però ha i microfoni. Da quando entrano a quando escono è uno slinguazzamento continuo, questa sette anni che sta sempre con lo stesso, poi cerca di rifarsi in 10 minuti di lingua con il primo che passa. Giuseppe al limite del mancamento spara pure un “Qui è tutto un limoni, dolce, dessert e ancora limoni”…”Signora i limoniiiiiiii”, per usare il trend dell’anno. Per due volte i piccioncini stanno per aprire la porta ma la richiudono, evidentemente i limoni non erano ancora stati spremuti del tutto. Poi escono e lei, povera illusa, finge nonchalance “L’hai presa quella cosa?”. E qui aprirei un sondaggio stile storia Instagram: cosa intendeva per quella cosa?

A. Lo spray per le zanzare
B. Quella cosa è un tipico detto napoletano che non esiste tipo l’Atalanta, la Sampdoria (Pieraccioni docet)
C. La patata

Votate.

Giuseppe che nel mentre azzarda anche un “S’è persa la capa co tutti i capilli”, da homo sapiens vero non può far altro che chiedere il falò di confronto. Gli amici lo salutano manco stesse andando in guerra, ma forse, per una volta, ci avevano visto lungo loro. Alla comunicazione di Filippo lei risponde con un “L’ho fatt scì pazz, mo’ sta soffrendo il bastardo, gli sta bene”. E si presenta sul tronco con un sorriso sfacciato da quattro schiaffi in padella Findus. Lui prova ad aprire bocca ma non c’è tregua, vi dico solo che il Bisciglia deve alzarsi per sedare gli animi con un eloquente “Ditevi le stesse cose ma in toni civili”. Sarà la seconda volta in 45 edizioni in cui il Bisciglia alza il suo culo dal trono d’onore. Partono i video ed al repertorio di puorc e bastard, oggi aggiungiamo rattuso e “Stai fresc tu, ti piglia a te, chella ti piglia a te”. Confesso che ad un certo punto ho temuto per il pc sulla fronte. Per i sottotitoli guardate alla pagina 777 del televideo. Lui è tutto un “cose chiuse, cose chiuse” lei cala l’asso con “Se AVREI un bottone per non amarti più lo spegnerei subito”. Anche oggi vince a mani basse mentre le maestre di italiano delle elementari iniziano il pellegrinaggio dal titolo “Cosa abbiamo fatto di male”. Poi c’è la domanda: Giuseppe esci con lei o da solo? “La amo ma è troppo quello che mi ha fatto, esco da solo”. “Io pure uscirei da sola, Gabriela si è svegliata non è più quella di questi ultimi 7 anni”. Grazie al cactus, il catechismo sarebbe pure finito. E così mentre anche Massimo Di Cataldo fa il suo esordio in questa edizione “Se adesso te ne vaaaaaaaaaiiiiii, non ci sarà più posto dentro me, ti ggggggiurooooo d’ora in poiiiiiii, io non so più chi seiiiiiiiiiiiii”, mimi e cocò che hanno fatto i fighi fino a 2 secondi prima, scoppiano a piangere a singhiozzi. Sarà finita qui? Ma neanche per sogno, rivelazioni shokkanti nella prossima puntata di Temptation Island. Lo ha detto Filippo, c’è da fidarsi.

Perla e Mirko, tutta un’altra musica

Con Perla e Mirko alziamo i decibel, tant’è che la colonna sonora è addirittura Disco Paradise. Lui in un qualche modo sembra avvicinarsi alla single Greta, il modo di provarci pare un quiz di Gerry Scotti, lei risponde guardando i video con molta passione e sentimento “é forzato, è un disagiato”. Anche oggi un complimento domani.
Finalmente è giunta l’ora della Fashion Night, che a Temptation Island è un must, la sfilata in cui i modelli sono i fidanzati e le single la giuria con tanto di paletta. Mirko non sfila, con i suoi piedi a papera arriva fino a metà tappeto rosso, poi si toglie la camicia e la spara in faccia alla sua bella che deve aver pescato la paletta sbagliata proprio in quel momento altrimenti non si spiega il 10. Disagio 11 in compenso, mi tocca dare ragione a Perla. E disagio che sale a 12 quando lui sembra in qualche modo provarci con lei sul divano (ma mettendosi a distanza di sicurezza cit.) e si copre con il cuscino: niente, secondo loro il microfono è un optional, fa pendant con il pettorale scolpito. Sul fronte opposto c’è una Perla che a proposito di perle ne spara: “Questo se si mette con un’altra la cornifica dalla mattina alla sera, solo a me non mi ha cornificata”. È di nuovo l’ora del televoto.

A. Non si è manco resa conto che non essere cornificate è una cosa bella
B. “Io la vorrei sbattere sul muro” “Ma se non si ricorda manco come si fa”
C. Il tamagochi non cornifica, mai, è fedele al suo padrone

Intermezzo di spessore, mi chiama mia madre: “Mary ma stai guardando pure tu quella schifezza di Tentescion?”, “Certo mamma se no cosa faccio il lunedì sera? E comunque vuoi rilasciarmi un commento dei tuoi?”. “E cosa ti devo dire, è un casino, tutti che si cornificano, prima ho visto pure il Volo da Berlusconi, sai che faccio? Finisco di leggere Donna Moderna e vado a letto”.
Tempation Island 0 Donna Moderna 1

Francesca e Manuel, oggi non se li fila nessuno

Premesso che ho scoperto che stanno insieme da due anni e mezzo e considerando che lui l’ha lasciata 5 volte praticamente sono stati fidanzati mezza giornata, mi era sfuggito anche un “A me piace Greta”, che è quella che se la fa a distanza di sicurezza con Mirko. Quanto sarebbe figo un incontro sul ring di fianco al falò con Bisciglia arbitro? Sto volando.

Per il resto lui è boh e lei bah, solo che lei un bah che si riconosce grazie a quella vocina insopportabile che pare la mia prof di diritto delle superiori. Ma poi tre puntate e manco un video. Ma chi è? Santa Maria Goretti? Attendiamo sviluppi, perché il trash ha bisogno di voi, non c’è Temptation Island che tenga altrimenti.

Vittoria e Daniele, “coattaggine” a Temptation Island

Vittoria è quella che ascolta tutti, abbraccia tutti, consola tutti e ha persino risposte quasi sensate per ogni argomento, io spero sinceramente le passino la pensione d’accompagnamento perché se lo merita.
Detto ciò, arriva anche il suo momento confessionale in cui parla con la fidanzata Francesca e si sfoga sul suo Daniele che non vuole un figlio con lei. La cosa più bella di Vittoria è il single a cui si è avvicinata. Lui spara sentenze su tutto, come se non ci fosse un domani. “Ma puoi stare con uno con il piercing al naso? Ma stare con lui è come consegnarti all’inferno…ma poi fate due campionati diversi, tu fai la serie A e lui fa la serie B”. Daniele incassa il colpo, la storia del piercing è troppo grave, e poi lei è apatica mentre parla di lui, e lo ripete 2/3 volte autoconvincendosi di aver imparato un termine nuovo, sì…apatica e questo giorno deve restare impresso nella memoria di un mondo che non credeva nelle tue capacità, bravo Daniele, talmente bravo che mentre parla di apatia bussa alla porta del villaggio e chiede “Scusate è possibile avere un sushi sulla spiaggia stasera per me e Benedetta?”. Ed in tempo zero eccola là, la tavola imbandita. Io a sto punto mi chiedo: ma questo villaggio è aperto al pubblico? Ma pernottamento e prima colazione quanto costano? Perché non ho ancora prenotato le ferie, un pensierino ce lo posso pure fare eh.
“Lei mi descrive come un difetto che cammina”, “Ricordati che devi stare bene tu”…la profondità dei discorsi di questi due è roba da sangue dal naso.

Intermezzo di spessore: ore 23.47 ed il mio vicino di casa con il cane non è ancora uscito per la passeggiata notturna. Inizio a preoccuparmi.

Alessia e Federico, il punto di non ritorno

Precisiamo che il punto di non ritorno non l’ho detto io ma lo ha detto Filippo. Questi due compaiono e scompaiono. A volte ci sono e a volte non ci sono. Lo stesso Bisciglia quando tocca a loro parte con uno spiegone ma in realtà dice tutto e niente. Sta storia dell’ andiamo con ordine vale fino ad un certo punto, a noi ci piace la ciccia dei discorsi.

Ma andiamo con ordine. Lei è l’insignificante su tela. Se la fa con il single Lollo che la porta ovunque: al mare, ma lei non parla, a fare la passeggiata, ma lei non parla, sulla sdraio ma lei non parla…e quando lui se ne esce con “Siamo molto simili io e te”, mi immagino due mummie la domenica pomeriggio sul divano in cui lui cambia canale e lei non parla. Ma nel frattempo la colonna sonora alza il volume, ed inizia a mettere un’ansia che manco nei film Hit e Lo Squalo toccava sti livelli. Ricordatevi sempre del punto di non ritorno. I due vanno sul lettino, si sdraiano, lei non parla, strano, lui la guarda e farfuglia qualcosa poi…parte il limone. Limone di qua, limone di là, attenzione perché lei, finalmente, parla: “Ce l’ho ancora il rossetto?”. Se non è amore questo io alzo le mani. A questo punto la luce, riunisce tutte le sue compagne di avventura, manco dovesse tenere un comizio e parla per la seconda volta in tre puntate: “Chiedo un falò di confronto immediato”. Cioè lei, dopo aver visto i video in cui lui confida di avere un interesse per una single ma nonostante tutto si trattiene, e bypassando clamorosamente il fatto che abbia limonato, chiede un falò di confronto perché “Ora gli faccio vedere io chi ha le palle”.
Si presenta sul tronco con il vestito della domenica ed il rossetto Gucci da 149 euro a spalmata, mentre Filippo si accinge all’ingrato compito: “Federico la tua fidanzata ha richiesto il falò di confronto immediato”.

Confesso che io a fidanzata ho riso perché onestamente ancora non mi spiego come una donna possa ritenersi impegnata con un uomo che non se la calcola di striscio e che nella migliore delle ipotesi la usa come zerbino d’estate ed infermierina da brodino e 37.2 di febbre d’inverno, ma al di là di questo, lui, che zerbino non è, risponde con “Vorrei continuare il mio percorso e vorrei che anche lei continuasse il suo, quindi rifiuto”. Io 2 euro su i fuochi d’artificio che potrebbe far scoppiare questi due nelle prossime puntate, ce li metto.

Intermezzo di spessore: ore 00.27, del mio vicino e del cane nemmeno l’ombra, sto per chiamare la Sciarelli.

Temptation Island, 3^ puntata: considerazioni sparse

Alle ore 00.32 Filippo tira i remi in barca e dichiara chiuso il 3° dibattito…cioè le altre sere fino all’1.30 e stasera così in anticipo? Ma non si fa, ma io quasi quasi lo riguardo da capo. L’unica cosa che mi allieta è l’immediata pubblicità di “C’è posta per te”, cazzo almeno una gioia. Tiro un sospiro di sollievo, dai che da settembre si torna a piangere il sabato sera.

Ore 00.41: il vicino c’è, il cane pure, secondo sospiro di sollievo. Forse stavano guardando Temptation Island pure loro. Posso andare a dormire serena.

LEGGI QUI —> IL PRIMO RESOCONTO DI TEMPTATION ISLAND 2023

foto sorrisi.com

Ho resistito dopo la prima puntata, ma alla seconda e dopo nemmeno venti minuti non ce l’ho fatta, così mi sono detta “Ora torno e spopolo con Temptation Island”.
Sarà stata la colonna sonora di Rocky che mi ha scosso, sprone di un Giuseppe in giardino che fa gli affondi come quando ti genufletti per prendere la Prima Comunione, sarà stato il linguaggio aulico della sua compagna Gabriela che mi porta a prendere appunti ogni qualvolta apra bocca col fine di far impallidire il mio vocabolario, ma forse sarà anche stato quel cazzo di computer che usano al falò di confronto con tanto di adesivo tamarro e brillantini sul retro: ma la facciamo una petizione per un paio di Mac Book? Siamo nel 2023, il corso di informatica per imparare l’uso di word ed esplora risorse è stato bannato pure in seconda elementare.

Gabriela e Giuseppe, idoli di spessore

Detto ciò apriamo subito una parentesi meravigliosa su Gabriela e Giuseppe, la coppia dell’anno. Giuro che se non li tengono dentro fino all’ultimo secondo dell’ultima puntata, mi incateno al trono di Uomini e Donne over (la mia categoria ormai, nonché ultima spiaggia per trovare uno pseudo fidanzato da portare al prossimo cenone della Vigilia di Natale, ma questa è un’altra storia). Torniamo a noi. Già che ti chiami Gabriela con una L sola è perché i tuoi genitori ti hanno voluto male fin da piccola o perché l’impiegato comunale deve averti registrato all’anagrafe mentre era alle prese con una serata tra amici, birra, rutto libero e rigore di “Mare Kiaro” Hamsik alle stelle in Napoli – Juve del 2011 (anche perché l’età di sta Gabriela quella è), ma fingiamo sia normale e andiamo avanti.

Lei ha 19 anni, lui 24 e stanno insieme da 7. Io ho già il vomito. Praticamente si sono conosciuti a catechismo. Lei fuma e lui non lo sapeva, lo ha scoperto a Temptation Island, in questi 7 anni probabilmente avrà speso più soldi per gli Arbre Magique acchiappa odori con cui adornare la casa che per il veterinario del suo cane. Come? Non hanno un cane? E lui cos’è? Perplessa. La loro storia d’amore è corredata da una perfetta colonna sonora: tutta la discografia di Anna Tatangelo. Da bastardo a Essere una donna, manca solo “le domeniche d’agosto quanta neve che cadrà” e ci siamo. Ma torniamo alle cose che contano. Ogni volta che viene chiamata nel pinnettu (così lo pronuncia Filippo e così lo scrivo) a vedere un video, è il tripudio dell’eleganza. “Puorc e bastardo, bastardo e puorc”, soggetto, verbo e complemento è un’intolleranza alimentare per lei, che poi mi chiedo: ma per la legge dei grandi numeri, almeno un congiuntivo ogni due puntate dovresti azzeccarlo, o no? Nella mia testa è già il meme del web per eccellenza di questa estate e le sue compagne di avventura che ghignano alle sue spalle la cornice perfetta di un teatrino che manco alla recita di 5° elementare.
Al falò di confronto lei non ce la fa, non ce la fa e non ce la fa: “Filì (detto rigorosamente alla “Mare Fuori”) io non voglio più guardare”. E allora ecco l’asso nella manica del Bisciglia: “C’è una persona qui di cui ti fidi? Vuoi che lo veda lei?”. “Sì, Vittoria”. Vittoria, non ha scelta, guarda e tace. Da un lato meno male perchè va bene tutto, ma se Anna Tatangelo dei poveri spegne sul più bello, noi qui che ci stiamo a fare? Quindi la povera malcapitata guarda una roba di cui le frega meno di niente e poi è pure costretta a raccontare. Il reggimoccolo, in confronto, ha più dignità.
Lui, invece, alla visione dei video della sua bella è più poetico: “Aheeeee, guarda gua…tiene già u fuoco in cuorpo? Marò, e vai vai…evvvvvvvaaaaai (rafforzativo), Azz, pure o bacetto?”. Ed ogni pretesto è buono per uno sfogo con la single che si slinguazzerebbe da ancor prima che lei togliesse il cappuccio alla presentazione: “Questa è un angelo vestita da Diavolo”, “Al massimo un diavolo vestito da angelo” risponde la tentatrice. “Eh va beh, è uguale”. Giuro andrei ora a ricomprarmi la Smemoranda solo per appuntarmi queste massime e far impallidire le boiate che scrivevamo a 13 anni. Temptation island docet.

Francesca e Manuel, fonte d’ispirazione

Occhio a Francesca e Manuel. Lui l’ha lasciata 5 volte, lei se l’è ripreso 5 volte. Lui in ogni mese da single non si sa come sia possibile ma non si è mai chiuso in casa in clima di riflessione assoluta allontanando il mondo, e non è nemmeno emigrato da eremita sul cocuzzolo della montagna a purificare il suo spirito, no, è incredibile, ma non fa niente di tutto questo: lui va a ballare con gli amici, se la spassa, si diverte, si sente con altre ragazze, le osserva da vicino, fa il gioco del dottore con master in ginecologia, però, perché c’è sempre un però, non l’ha mai tradita, d’altronde era single. E quindi quando bussa nuovamente alla sua porta lei, che invece lo ha aspettato pazientemente come la nonna di Cappuccetto rosso, lo accoglie a braccia aperte e gli dice: “Amore, sei tornato, ma che bocca grande che hai”, “È per baciarti meglio”, risponde il fenomeno mentre lei è già in brodo di giuggiole. E poi il fenomeno aggiunge: “Tesoro, ma che bei capelli che hai? Che dici ce lo mettiamo un bel cerchietto da renna così a Natale avrai anche tu un ruolo nel presepe vivente?”. Nel frattempo l’accademia della crusca ha appena registrato “A lui piacciono queste sviscitate”.

Perla e Mirko, massimi sistemi a Temptation Island

Nel frattempo diamo un premio Nobel a Perla che a 21 anni ha imparato a fare la lavatrice e a cucinare e che al video nel pinnettu in cui il suo Mirko, che a me sembrava un Tamagochi fino a ieri, dice “Io a volte avrei voglia di sbatterla sul muro”, lei risponde con stile impeccabile “Ma se non si ricorda manco come si fa”. E c’è anche spazio per l’umiltà – time che a Temptation va spesso di moda. “Comunque Greta è la più carina”, “Ah Francesca, ma dove la trova una meglio di me, dove la trova”.

Vittoria e Daniele: AAA figlio con rapporto a distanza cercasi

Poi ci sono Vittoria e Daniele. Lo preciso subito lei sembra quasi sulla via della normalità, lui è la versione al quadrato del “Lenticchio” di qualche anno fa. Scrivono a Tempation Island perchè lei vuole un figlio, lui lo vorrebbe se non fosse che a suo avviso due persone che litigano dalla mattina alla sera forse (ma forse eh) non sono compatibili. Aggiungo io: ma due persone che da un anno dormono in due letti diversi (dichiarato da loro), un figlio come pensano di farlo? No perché io sarò antica e sono rimasta ancora al sesso quello tradizionale e perché ne conosco solo una che è rimasta incinta a distanza, (Maria di Nazareth vi dice qualcosa?), poi magari esistono metodi alternativi e mi sono persa qualche pezzo. E comunque livello di argomentazione tra Daniele e la single Benedetta: rimandati all’esame finale del diploma di asilo nido. “Con questi occhi mi compri”. Dove ti compra? Al mercato? Tanto al kg? Al banco del pesce? Arte povera proprio.

Alessia e Federico: zerbini ne abbiamo?

Federico e Alessia. Lui esordisce con “Se le chiedessi di leccare il prato con la lingua per sposarci, lei lo farebbe”. E aggiunge: “Che poi lei mi dice ti amo ma io al massimo le dico ti voglio bene, a me non interessa andare a cena con lei né tantomeno andarci a letto”. A posto così. Però quando lei si avvicina ad un altro, all’improvviso a lui dà fastidio, non si sa perché…sarà forse quella storia del giocattolino? Su di loro attendo sviluppi succulenti. Ah dimenticavo, lei quando piange sembra il furby.

Alessia e Davide, “Davanti a tutta Italia”

Occhio ad Alessia e Davide. Lei lo ha tradito per due anni, lui l’ha beccata subito ma per un anno e mezzo ha fatto finta di niente. E io già qui stenderei un velo pietoso. Quando lei scopre che lui sa, lo implora di essere perdonata. Ma dopo tutto ciò, siccome non è contenta, fa la gatta morta con “Raul Bova dei poveri”.
Davide comunque mi spacca. Secondo me è l’unico che almeno lontanamente si salva. “Al cuor non si comanda, voglio lei, chiedo il falò di confronto”. Filippo parte in direzione villaggio delle donne, entra e la trova a tanto così da un limone epico, sempre con Raul Bova dei poveri, infatti la sua reazione è “Lo sapevo cazzo”. Cioè, questo 2 anni di corna adesso non poteva aspettare altri 5 minuti?

Varie ed eventuali

Onore a chi sceglie le colonne sonore che spaziano da un Riccardo Cocciante ad una Alessandra Amoroso come nelle migliori balere, ma Temptation Island è questo e molto altro.

Ma il “Non me lo/la merito uno/una così” a quanto è quotata alla Snai?

Più Cipster per tutti.

Gli uomini che al falò di gruppo si danno le pacche sulle spalle tra di loro per conforto, sono gli stessi che si schiacciano i brufoli a vicenda e che si depilano con il Silk Epil.

Clonate le facce di Filippo durante i falò di gruppo ed inseritele nel patrimonio Unesco Italiano.

Io comunque il mio cervello me lo tengo stretto, ma dieci 10 centimetri di gambe di una di queste a caso me li meritavo.

Ci tengo a fare un plauso al mio vicino di casa che mentre io guardo Temptation Island ad ore improponibili lui porta a spasso il cane (i dibattiti sul perché li analizzeremo nella prossima puntata).

Passo e chiudo.

Caro Andrew Howe, ti scrivo, così mi distraggo un po’. Lucio Dalla cantava così quando voleva arrivare con musica e parole alle orecchie e agli occhi di un amico lontano, io invece ti scrivo non tanto per distrarmi quanto per focalizzarmi su tutto ciò che è stato, su tutto ciò che potrà essere e forse sarà per davvero.

Andrew Howe

Partiamo da lontano, molto lontano. Che anno era? Avevi già iniziato a vincere, avevi già messo in fila più di qualche record, e di lì a poco era nato un gruppo sul web perlopiù di ragazze(ine) scatenate che cercavano notizie su di te e si raccontavano la qualunque. Erano i tempi in cui ai fans (non ai followers dell’epoca moderna sia ben chiaro) si dedicavano le chat. Eravamo tutti iscritti al tuo sito ed ogni tanto ci si organizzava e passavi di lì a salutarci. Era il 2009, io era una ragazza semplice alle prese con gli studi ed il lavoro (quante finestre di chattate ho chiuso ogni volta che il capo passava nei paraggi del mio ufficio 😂), il sogno di fare la giornalista sportiva e la testa tra le nuvole, tu, invece, un campione che aveva già iniziato a farsi strada, un cassetto altrettanto pieno di sogni e speranze e quell’irrefrenabile voglia di spaccare il mondo.

Un giorno succede che ti colleghi alla chat e scrivi: “Ho una bellissima notizia, potremo incontrarci, sarò ospite di una discoteca in zona Varese”. Il Gilda. Il Gilda, Il mio (da quel momento) amato Gilda. Andrew Howe al Gilda, che fai te lo perdi? Organizzo la macchinata venerdì si va al Gilda è deciso. Ecco, è nato tutto lì. Cosa sia nato esattamente non è dato saperlo, ma dev’esserci un’etichetta ed un nome per ogni cosa? Io dico di no, non sono mai stata troppo amante delle definizioni assolute. “Andrew, vorrei chiederti tante cose…” “E chiedimele, chiedimele” con quello spiccato accento romano ed un sorriso che rubava la scena. Immancabili Jeramy e Mamma Renè che da lì, forse, mi ha preso un po’ a cuore (ed anche io ho preso a cuore lei ancor di più in questi ultimi mesi 🤞🏽❤️).

Andrew Howe

Nella stessa estate sono volata a Barcellona. Europei di atletica leggera, che fai non vai? Ti ho seguito alla Notturna di Milano, sono venuta a salutarti negli alberghi, ho passato i pomeriggi davanti alla tv, ho tifato per te, ho pregato per te. Quando quei maledetti infortuni non ti davano tregua, quando la gente si fermava all’apparenza, quando per ogni “Si è montato la testa troppo in fretta” rispondevo per le rime con un “Chiunque abbia qualcosa da dire su Andrew Howe deve vedersela con me”. Ti ho chiesto sostegno quando mi sono rotta la gamba (e di nuovo Mamma Renè…”Ho paura di non riuscire più a correre, di non poter più giocare a calcio” le dissi, e lei rispose “Se lo vorrai, ritornerai”). Il destino ha voluto che nel 2014 ci rincontrassimo di nuovo, fuori dalla stadio Olimpico di Roma. Ero in trasferta con i miei colleghi “Guarda c’è Howe”, “Ma io lo conosco”, e chi mi credeva? Poi è bastato un “Andrew, ti ricordi di me?” e si è riaperto un mondo di sorrisi “Maryyyyy, ma sei proprio tu, come stai?” rosicarono un po’ tutti.

Oh Andrew, non sai quanto ero innamorata del tuo gesto atletico, quando t’immergevi nella sabbia sembrava una sinfonia, l’eleganza del salto, lo strapotere nel toccare la pedana e volare, i muscoletti che straripavano sotto una divisa azzurro Italia che tu stesso hai strappato perchè “l’adrenalina non si reprime”, il mio urlo in quell’agosto del 2007 di fronte a otto metri e quarantasette centimetri di puro godimento, ancora rimbomba nel cortile di casa dei miei genitori, dove sono cresciuta. Ero convinta ci avresti fatto cantare l’Inno a squarciagola in una umida Londra del 2012 o in una calda Rio del 2016. Ci ho creduto così tanto che quasi la sento nelle orecchie l’orchestra. Chiudo gli occhi e ti vedo ancora lì, su una pista rossa, sorridente da accecare il mondo, con gli occhi chi sprigionano vita e abbracciano. Perché con te bastava un istante per sentirsi sulle montagne russe, e quello dopo a casa di fronte ad un camino, con un buon libro in una mano ed un bicchiere di vino nell’altra.

Andrew Howe

E adesso che succede Andrew, si volta pagina? Già, si volta pagina. È arrivato il duplice fischio.
La tua intervista a Verissimo mi ha sorpreso solo fino ad un certo punto, questo ritiro era nell’aria e credo sia la cosa giusta nei tempi giusti. Ma mi ha ho comosso, ancora una volta. Guardarsi indietro, a volte, ci fa vedere ancora più nitidamente le cose che non sono andate come avremmo voluto, ma ci fa anche cogliere l’essenza dei dettagli che ci sono sfuggiti. Credo sia così anche per te. Quando il pensiero si fossilizza sui “se” è difficile anche solo programmare il domani più vicino che ci sia, ma “Nella vita si diventa grandi nonostante” (cit. MG). E tu sei grande. Sei UN grande. E lo sei sempre stato. Anche quando le cose non venivano ed i sogni s’infrangevano. Averci provato, con tutte le tue forze, non solo ti ha fatto sentire vivo ma ha fatto sentire viva anche me, noi, e ti ha eletto a Campione, uno di quelli rari, uno di quelli che segna ma soprattutto insegna.

Credo che se ancora oggi diversi atleti si ispirino a te, alle tue imprese, e si dannino per battere i tuoi record è perché vali molto di più di una pacca sulla spalla. Credo che se un certo Marcell Jacobs ti ringrazi per l’esempio che gli hai dato è perchè in quei metalli pregiati vinti a Tokyo ci sia dentro un po’ anche tu, ma credo anche che l’uomo che sei diventato nel tempo non potrebbe fare da contraltare nemmeno ad un milione di ori olimpici. Vincerebbe a mani basse perchè di fronte a te persino i concetti di eleganza, umiltà, spirito di sacrificio, impallidiscono. Unico è il solo aggettivo che mi sobbalza alla mente e che si avvicina un po’ a ciò che sei stato.

Ma unico è anche il destino che ti aspetta: prendi tra le dita le bacchette della tua amata batteria, lo senti il ritmo dei tamburi all’unisono con quello del tuo cuore? Ecco, dagli una chance di essere felice.

Buon secondo tempo Andrew Howe, sempre al tuo fianco, anche adesso, soprattutto adesso.

Ti voglio bene

Mary

Leggi anche —> GIANLUCA VIALLI, UNO DI NOI: BUON VIAGGIO CAPITANO DI QUELLA NOTTE MAGICA

Descrivere Gianluca Vialli è così difficile ed allo stesso tempo è così semplice. Faccio fatica a trovare il filo conduttore di quelle emozioni nate ad Italia ’90, passate per la notte juventina più magica di sempre, rivissute in una veste diversa, inaspettata, sconvolgente, a Wembley, un paio di estati fa.

Oggi i social si riempiono di cordoglio, di ammirazione, di elogi, all’uomo, al Campione, all’amico, al padre, al marito, all’allenatore, e c’è chi menziona gli occhi di un ragazzino che giocava sui campi degli oratori di Cremona, c’è chi dice che quegli occhi, quello sguardo non lo abbia perso mai.

Mi perdo via nel leggere i commenti di chi “sa tutto” di questa malattia infame, di chi crede ci sia un giusto e uno sbagliato nel modo di viverla ed interpretarla, e di chi pretende anche di sapere come sia dovutamente necessario raccontare il dolore. No, io non credo sia così. In un mondo di leggi che tengono in gabbia persino le intenzioni, voglio ancora pensare che di fronte ai sentimenti, e al libero arbitrio, non ci siano regole. Tutto ciò che condanno è l’ostentazione.

Gianluca Vialli era uno di noi. E lo era perchè ha trovato sempre il suo modo di vivere le cose. Ha trovato la grinta di ribaltare le partite, ha trovato l’estro di una rovesciata un po’ folle, quella dove se la sbagli prendi insulti dai compagni perchè “Bastava una roba semplice”, ha trovato il conforto nell’abbraccio di un fratello quando il destino era già segnato, ma più di tutto ha tenuto intatta la dignità di un Uomo alle prese con un dolore ingestibile, ingiusto, contraddittorio, sconfinato. Perchè? Ci si chiede così tante volte, perchè…lasciando che questa domanda irrisolta tolga il tempo di perdersi nei respiri che contano davvero, nelle emozioni del “qui e subito”.

Ho un frame nella testa ora: la felpa che indossava Vialli in quel 22 maggio 1996. Che c’entra direte voi…

Ecco, nel volto di Jugovic la strada per la gloria distante appena undici metri, negli occhi del capitano, il coraggio di un uomo che dice “Vai avanti tu, non ce la faccio”. Gianluca Vialli non avrebbe tirato alcun rigore in quella notte, probabilmente non se la sentiva, proprio lui che con il suo carisma aveva trascinato la squadra fino agli ultimi novanta minuti di un percorso epico. Una strada lunghissima compiuta alle spalle e di fronte, invece, appena undici metri. Juventus – Ajax finì 5-3 dopo i calci di rigore. Ferrara, Pessotto, Padovano e poi Jugovic. Infallibili. Il resto lo fece Peruzzi respingendo al mittente due penalty. Non ci fu bisogno dell’ultimo tiro che probabilmente sarebbe spettato a Del Piero. Ma non a Vialli, non al capitano. Lui aveva già la felpa, la sua corazza.

Vialli è l’elogio alla debolezza, con una felpa addosso o con tre maglioni sotto la camicia per nascondere i segni di una lotta continua, non fa differenza. Vialli è un bimbo grande che piange davanti a tutti e non si vergogna nel farlo è colui che dice: “Non è vero che il cancro è il grande nemico da sconfiggere, non è una lotta per uccidere lui, ma è una sfida per cambiare se stessi”.

E ancora: “Ho meno tempo per essere da esempio, adesso so che non morirò di vecchiaia. In questo senso cerco di essere un esempio positivo insegnando ai miei figli che la felicità dipende dalla prospettiva con cui guardi la vita. Ridere spesso, aiutare gli altri: questo è il segreto della felicità”.

Buon viaggio Capitano. Grazie per avermi regalato una delle notti più indimenticabili della mia vita. Mio padre mi disse: “Andiamo in piazza a festeggiare, Mary vieni anche tu?”. Quella bambina che il giorno dopo andò a scuola con i segni sul volto di una notte insonne, non aspettava altro.

Il 22 maggio 1996 me lo ricorderò per sempre, e per sempre te ne sarò grata.

Ciao Luca, ciao bomber.

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