Lo schema è sempre lo stesso: doccia, pigiama, divanata facile e sto in pole position, il mio giovedì sera è una storia che si ripete, guidato forsennatamente dalla mia X Factor 2020 mania.

La partenza è affidata al solito Ale Cattelan in versione robot (Nuoooooo), a Leo Gasmann e alla solidità dei faretti dello studio, perché il buon Gasmann, o bon Gasmann dipende dai punti di vista (nel senso che se guardi suo padre è una cosa se guardi lui è un’altra), ha tirato un paio di stecche degne dei videoclip degli anni ’80.

x factor 2020

No ma aspetta un attimo: Cattelan ci ha preso per il culo, si toglie il casco di ET ed eccolo, è lui, in carne ed ossa 😍
In zero secondi sgancia la prima bomba: questa sera due eliminati. Ma siamo matti? Al 4° live, io non sono pronta. Nel frattempo testo il gruppo d’ascolto con il mio amico Gennari, che batte un colpo e risponde presente. Ora ci siamo davvero.

X Factor 2020, prima manche

Prima manche tutta di inediti cantanti

uno dopo l’altrosen zasost acomeunhashtagimpazzitochenonserveanullamaloscrivicmqperchèboh. Parte Vergo con la sua Bomba. Segue Vittoria di Casadilego ed è subito magia, adoro. Dal candore all’energia di Blind e della sua Cuore Nero (mio nipote Riky di tre anni la sa già, sono o non sono una zia top?) è un attimo. Via con i Melancholia, io sto praticamene in apnea e questa vola aggrappata non so dove con i capelli avvolti dalla pellicola trasparente. Boh, ma che voce, ragazzi. È la volta di CMQMartina io non capisco già più un cazzo, figurati con i Little Pieces of Marmelade che alzano i decibel e fanno tremare pure le finestre di casa mia.

Uno stranamente sobrio Blue Phelix prende in mano le redini del gioco ed in tutta franchezza credo sia uno dei primi indiziati ad interrompere qui la sua avventura anche perché se segue Naip capisci che sto matto bisogna tenerselo stretto ancora un po’. Siamo in chiusura di prima manche et voilà, c’è My Drama. È magnetica, cattura pure gli acari, adesso le scrivo su instagram. Scherzavo, ho appena visto Manuelito, scrivo a lui.

Dieci minuti di inediti di fila è rivoluzione in tv ma detto ciò votate i Melancholia e i Little Piece perchè sono bravi ragazzi, mandateli in campeggio con loro e vi garantisco che vi restituiremo i documenti e gli affetti personalichiosa Agnelli.

Emma, brillantosa ma sobria: “Mettetevi una mano sulla coscienza e date merito a chi si presenta su un palco per quello che è, ci vuole coraggio, votate Blind e Blue Phelix”.

Mika: “Mi sono sentito un 16 enne ad un concerto, siamo nel mondo di Oz il mago probabilmente è Manuel, noi siamo quelli imprevedibili”. Gong per lui.

Manuelito, affascinante anche con le treccine, spara un paio di GG. “Le mie sono pronte per lanciarsi in un mondo nuovo anche se finisse oggi, ma lo so che dall’altra parte dello schermo ci sono mamme, nonne e cugini  che voteranno per loro e quindi votate, votate, votate“.

Fortuna parte la pubblicità perché non faccio nemmeno in tempo a prendere appunti, mi sembra di essere tornata all’università, bei tempi tra l’altro.

Piccolo remake e poi ci siamo. Anzi c’è un grande ospite. Elodie. Elodie sarebbe un grande ospite? Andiamo bene. Nuovo look, strano, e via con tutti i suoi successi. Credo che “Incazzato a bestia dai non fare la molesta” sia la frase più profonda, poi va beh il fatto che io le conosca tutte ste canzoni e che siano al centro dei miei concerti d’auto è un altro discorso. Tra l’altro vorrei anche sapere perché io non abbia la metà della metà della metà della bellezza del suo fisico e perché lei non si sia allacciata il body penzolante. Forse ha fatto una corsa dal bagno.

x factor 2020

Chiusura del televoto. Mi assicuro che il Gennari stia bene dopo quella stra gnocca, mi risponde solo con una faccina che ride, credo abbia le mani impegnate a fare altro. Cattelan inizia a salvare mezzo mondo con una suspance degna del duello Trump – Biden, tutti tranne…Blue Phelix…e poi non dite che non ve lo avevo detto. Emma finisce sotto un tram, che l’ha investita più volte.

 Via con la 2° manche

Riparte My Drama con “Notte” di Sferaebbasta, colui che io reputo…no dai questo non si può dire. Lei però è sempre spettacolare, seppur Manuel chieda un percorso più ricco per lei, Emma sottolinea la sua personalità spiccata ma dice anche che è più di questo, Mika “Sei Bellissima” e daje ci risiamo con gli ormoni in subbuglio, poi abbozza alla serietà “Abbatti il muro che c’è tra me e te”. La chiude Manuelito, poco risentito dei commenti che l’hanno preceduto “Ale ti senti snaturata?”, “No”. Interviene Mika “Noi non abbiamo detto che l’hai snaturata”, replica di Manuelito: “Non sto parlando con voi sto chiedendo a lei”. Affascinate e permaloso.

Iniziano a scaldarsi gli animi, vado a prendere i pop corn.

x factor 2020Naip piomba sul palco con della malinconia (di solito piovono gioie) e con Amandoti. Una roba struggente. Straziante. Ma siamo seri? Naip? Dopo i pop corn vado a prendere pure la vodka. Io non mi ripiglio più. Apprezza pure Agnelli che ci butta dentro pure la ieraticità. Mika ciao, gongola “La tua diversità è libertà“. Questa la preparo per la mia prossima storia instagram. Prima di passare oltre Manuelito si appella alla costumista “Cambiategli i vestiti però, sembra mister Naip”.

Tocca ai Melancholia. Senza accento sulla i. Ora sì. Ora no. Ora sì. Boh. Sweet Dreams spezza il monologo di Agnelli. Lei ha ancora la pellicola trasparente in testa, quella che io uso per coprire il tiramisù per intenderci. Ad ogni modo spacca il culo ai passeri, anche se forse io l’avrei preferita meno “strillata”. Mika interpreta esattamente ciò che io avevo in testa, questo feeling a distanza mi rende perplessa, “Non dimenticarti di far emergere il sorriso”; Manuelito “Siete come il messaggio del rischio di epilessia prima di giocare alla play”.

x factor 2020Spazio a Blind, Emma ci si attacca come una cozza perché quello le è rimasto. Zero autotune e vai di Tiromancino “Per me è importante” con rivisitazione. No aspettate un attimo: ma sto ragazzo quante vite ha vissuto? 7 mila? “C’era anche l’anima, non solo il sorriso, finalmente hai fatto questo passoafferma Mika. “Ti sei messo in sfida con se stesso”. Agnelli: “Non voglio fare il solone, non era preciso e meraviglioso, ma ti sei messo in una posizione di fragilità e l’ho apprezzato tantissimo”. Emma: “La perfezione non esiste, è plastica, hai cantato senza autotune e con piano e archi, se non è rischio questo rimischiamo le carte e ditemi chi deve rischiare a questo tavolo”. Boom. Boom boom. Prendo pure le noccioline.

CMQMartina spara Albero di Calcutta. Mi piace questa canzone. Per Manuel “Non benissimo” per Emma “C’è stato un blocco”, Mika “Lei ci fa cantare e ballare, io voglio ballare con lei, stasera sono un po’ deluso, mancava la luce”. Manuelito: “Per ballare ti faremo pagare il biglietto, io sono felice se le mie ragazze sono felici”…detta così 🙈

Nella presentazione di Vergo Mika perde completamente le staffe e saluta il palazzo di via Casoretto a Milano, palazzo in cui Vergo fa il portinaio ed ha installato una sala prove al posto di una cantina di nascosto. È impazzito. Io potrei passare al Montenegro. Nel frattempo vi comunico che al Gennari CMQMartina è piaciuta. Non l’avrei mai detto. Vergo canta Oro, i giudici hanno pareri contrastanti. Mika litiga con Emma ed è tutto bellissimo. L’autotune pare un intercalare stasera.

x factor 2020C’è Casadilego quindi scansatevi tutti. Rapide di Mahmood. Per me sarebbe divina anche se cantasse “La bella lavanderina”. Agnelli ci va giù pesantissimo: “Trova qualcosa al tuo livello”, ad Emma le manca la versione di lei con la chitarrina, per Mika è stata comunque il boss del palco, Manuelito parla di sound, sonorità e bla bla bla, le facce della cantante salentina sono eloquenti, la lite nei camerini pre live è quotata a pochissimo.

Per presentante i Little Pieces of Marmalade Agnelli racconta della sua ragazza che lo mollò al Palavobis, io al Palavobis quando ancora non avevo la cellulite ho visto il mio primo concerto: gli articoli 31. Gli sfottò sulla love story di Agnelli non mancano, (pare stia partendo una serie su Sky Atlantic), Emma non vede niente di rischioso, Mika apprezza, Manuelito è perennemente in crisi ma per lui manca l’effetto surprise, Agnelli, che non aspettava altro, raccoglie tutto e prima della lezione di filosofia spara un “Non ho capito i miei esimi colleghi, mentre qui stiamo sentendo il 2021“.

Clip riassuntiva. Non so perchè ma credo che Vergo, CMQmartina e i Little possano rischiare il ballottaggio. Se azzecco pure questa apro una studio da cartomante. Blind promosso e con il suo vestito di tutto punto va a fare la Cresima, Casadilego manco a dirlo si accomoda imbocca il tappeto rosso, Naip c’è c’è e c’è, i Melancholìa, stavolta con l’accento pure, CMQMartina si salva e non ci crede manco lei, i Little pure e Agnelli festeggia come se avesse vinto la Champions.

Al ballottaggio ci finiscono My Drama e Vergo. Uno l’ho beccato dai. Per lo studio da cartomante ci penso un attimo. Tra l’altro domani alle 16 c’è il commento su Rtl 102.5 e non capisco perché ancora non mi abbiano chiamata.

x factor 2020Non c’è tempo per il cavallo di battaglia, si vota. Manuelito e Mika ovviamente si tengono i propri, Emma elimina Vergo, Agnelli Mydrama e si va al tilt. Cattelan lo maledice sparando un “Non sono un grande fan del tilt” tradotto “Mannaggia a te, erano già passati i titoli di coda non c’è un cazzo di tempo e siamo oltre il coprifuoco“. Fioccano appelli e complimenti, la busta è lì. Il giudizio manda a casa…Vergo.

Il Gennari: “Bombaaaaa…ah no”. Che brutta persona.

Emma vorrei che mi sorridessi almeno una volta stasera” “Sono dispiaciuta, non so fingere, non sono una paracula”, “Il mio percorso è appena iniziato continuerà a cantare con la voce di chi non ha voce, con i consigli di Mika e le vostre critiche. Grazie“.

Chapeau signor Vergo.

Non contenta mi sparo pure Hot-factor con la Collu. Ma si, tanto siamo in lockdown.
Manuelito, non so perché, le regala un videoclip con i suoi momenti Amarcord delle sue due conduzioni dei live, che è come se mia madre lo facesse a me di ciò che ho fatto ieri e l’altro ieri. Bah.
I quattro minuti e diciassette secondi di hotfactor (lo sapete, da fan accanita di strafactor io questa cosa non la digerisco) viaggiano sulla stessa falsariga del live: frecciatine, frecciatine, frecciatine, Blue Phelix si presenta in uno “Chicosissimo” abito da sera rosso,  Emma prosegue la sua battaglia con l’amico immaginario Manuelito a suon di “Io, io, io”, Mika ci mette un po’ di senno e qualche strafalcione, Agnelli e Manuelito stanno già pensando di andare a pasturare nei camerini. Ed è tutto meravigliosamente molto X Factor 2020.

E anche il quarto live…

foto: Facebook X Factor Italia

 

Leggi anche –> X Factor 2020, gg per tutti (o quasi) anche nel 3° live

 

X Factor 2020: e anche il 3° live l’abbiamo portato a casa

Ma che bomba è X Factor 2020? No dico davvero, io sono fan e va bene, ma la scelta dei giudici (Emma, Manuel Agnelli, Mika ed Hell Raton, l’ affascinante Hell Raton😍) e dei ragazzi a mio avviso è una delle più azzeccate degli ultimi anni.

Cazzuti, ironici, interpretativi, intonati (che non è mai così scontato), con personalità da vendere, con degli strumenti musicali tra le mani gestiti meticolosamente, con consapevolezza…l’ho già detto che quest’anno X Factor spacca di brutto? E quanto è affascinante Manuelito l’ho detto? 😍

Ma veniamo al 3° live, quello che ha visto l’uscita di scena di Santi. Non è spoiler questo perché tanto lo sapranno già tutti, e mi dispiace per i comuni mortali come la mia amica Livia di Roma, che aspettano la replica del venerdì di TV8 come una fattura proforma in ritardo visto che alle 23.50 del giovedì i social confessano tutto e le tasse sono state pagate il giorno prima.

Detto ciò l’apertura anche a sto giro spetta a Cattelan in versione Michael Jackson: collegamento video, immagino i suoi vicini di casa che lo sentono urlare dalla sua stanza cose tipo “I codici per il televoto sono…”, saluti tutti in moonwalk poi la palla passa a Daniele Cottu, che qualcosa ce l’ha sta ragazza però, boh, al di à che Cattelan sia inarrivabile, le manca un po’ quella roba lì, insomma.

X Factor 2020, prima manche: Cmqmartina, Blind, Vergo, Little Piece of Marmelade e Santi.

Cmqmartina spara l’inedito…anzi Sparami è l’inedito e questa volta la ragazza osa un po’ di più per la gioìa soprattutto di Agnelli che le chiedeva “Cool, più cool”. Ed è stato accontentato a giudicare dall’unico indumento che indossa, ovvero le calze a rete.

Blind è blind. È il mio prefe. Anche qui che ci giro intorno a fare. I numeri da capogiro sulle piattaforme digitali dimostrano in realtà che il ragazzo piace anche a qualcun altro ma..”Low Profil” è l’imposizione di mamma “generale” Emma, anche se quella Cicatrici lì è destinata a volare. Il ragazzo però si emoziona un po’, “Anima & Core dietro i tattoo”.

Vergo è impazzito. O forse Mika che gli assegna “La Cura di Battiato”. Ma c’è dell’eleganza sopraffina (ed inaspettata da parte mia) che vale quasi 3,5 pollici in su, Agnelli è indeciso perché continua a pensare al cool.

Little Piece of Marmelade non sono il mio genere. Quindi che ne so. Emma li classifica con un “Sia lodato”. Bravi son bravi però boh, mi sono distratta. Anche Mika (o forse no) che gli chiede “più sesso” e da qui in poi non lascerà al caso riferimenti “puramente casuali”. In tutto ciò, quanto è affascinante Manuelito? 😍 GG per te.

Santi. Filippo Santi, bolognese doc. Santi è un bravo ragazzo. È quello della canzonetta sole cuore e amore (tra l’altro che fine ha fatto quella di sole, cuore e amore? Dubbi esistenziali). Ed è del team Emma, quella Emma che spara un “Fortunatamente ha 18 anni e non ti senti sto cazzo”. Ora, a parte che soggetto – verbo – complemento in questa frase boh, devono essere finiti in quarantena, ma la cantante salentina si blocca subito dopo sto cazzo e torna ragazzina di 12 anni con “Adesso mia mamma si incazza, scusa mamma”. Resta il fatto che sia bravo ragazzo. I bravi ragazzi sanno anche cantare? Non lo so, ma lui è cucciolo e mi fa tenerezza.

Solo a me probabilmente perché il televoto per la terza volta su tre lo spedisce al ballottaggio. E lui ride. E che deve fare, povera stella.

Prima della seconda manche c’è spazio per Fedez che presenta il suo ultimo singolo “Bella Storia”. In versione “capello alla Justine Bibier” se la canta e se la suona sul palco del suo amato show, quello che lo ha visto giudice per diversi anni. Poi va di gomito a salutare tutti, Mika compreso. Ed è subito “tempo delle mele”.

X Factor 2020, seconda manche: Blue Phelix, Mydrama, Naip, Casadilego, Melancholia

x factor 2020

Blue Phelix si presenta con un abito stile “scalinata di Sanremo” e va di inedito “Mi Ami”. Mika risponde sì con gli occhi e ci prova neanche troppo velatamente, restano tutti folgorati da lui e un po’ meno dal pezzo. Io né dall’uno né dall’altro. Pace.

Mydrama santo cielo, Mydrama. Canta il suo inedito “Vieni da me” ma anche se cantasse “La bella lavanderia” sarebbe uno show. L’autotune apre un dibattito, Mika se ne frega alla Achille Lauro, guarda Manuelito, ammicca, resta incantato e…”Scusa ti stavo fissando”, “Sono bello?”, e il resto me lo sono perso. Quanto è affascinate Manuelito…

Con il numero 8 arriva Naip. Per lui vi invito a leggere il pezzo del mio Ale Genna QUI. Mika che ormai sbiascica si ingarbuglia nella presentazione con un coccodrillo che diventa “Crocrodillo”, poi “Croccodrilli” e via dicendo. Non lo azzecca nemmeno al decimo tentativo. Naip comunque resta un “anticonvenzionale” pezzo grosso.

Casadilego la aspettano tutti. Pure i giudici perché ci mette un quarto d’ora per raggiungere il palco visto che ogni tanto li fanno cantare non ho ancora capito dove, probabilmente sul balcone di casa Cattelan. Altro inedito per il fenomeno con i buffi capelli verdi “Lontanissimo”. E niente che le vuoi dire? Li mette tutti nello zainetto e se li porta a casa. Mika non si trattiene più e dopo un “Sei bellissima con questa camicia rubata al tuo fidanzato dopo una serata” dimostra che ha occhi e smancerie per tutti. Ndo cojo, cojo.

Dulcis in fundo i Melancholia. Ipnosi assoluta. E come si fa a staccargli gli occhi di dosso a questi? Sono quella roba che se fai zapping e te li trovi davanti poi butti il telecomando. I giudici hanno finito il vocabolario per stasera. Mika se li mangia con gli occhi, Manuelito…ma quanto è affascinante Manuelito?😍 GG per te

Comunque al ballottaggio ci finisce Blue Phelix insieme a Santi. Emma tenta di tagliarsi le vene. poi quando c’è da votare dopo una straziante dichiarazione d’amore in cui “Io ci sarò sempre te lo prometto” sceglie Blue Phelix. Come tutti gli altri. Mika, con la testa rimasta a Croccrodrillo, lo invita a vivere un sacco di storie d’amore (stasera va così), Agnelli ribadisce un “Fatti mollare tu ogni tanto”. Emma è nella disperazione più totale e sta per ingoiare il microfono, Manuelito…quanto è affascinante Manuelito?😍 GG per te (e per tua mamma)

Daniela Collu dà appuntamento a settimana prossima (Cattelan torna ti prego), io e il mio gruppo d’ascolto chiudiamo i battenti.

E anche il 3° live di X Factor 2020, ce lo siamo portati a casa. 

Dimenticavo: ad aprire la puntata ci hanno pensato i Purple Disco Machine e Sophie and the Giants con la loro hit Hypnotized. Io ovviamente me li sono persi…la puntualità è sconosciuta pure nel lockdown.

 

photo vanity fair

 

Leggi anche –> Una goccia nel mare: AAA consulenze gratuite offresi

 

 

 

 

Consulenze gratuite, una goccia nel mare per un aiuto concreto

consulenze gratuite

Se per un attimo mi dimenticassi tutto quello che stiamo vivendo e tutto quello che c’è attorno a noi in questo periodo, probabilmente non mi preoccuperei nemmeno così tanto di far girare il criceto e non soffierei su quella ruota per vederlo andare più forte ma visto e considerato che c’è più tempo per la riflessione, sono diverse le domande che mi sono posta.

Strano eh, non me ne pongo e non ne pongo mai, in fondo faccio solo la giornalista! Ma al di là di questo, mi sono guardata intorno e mi sono chiesta cosa potessi fare io, che non sono buona a nulla a dire il vero, per dare una mano a chi ha la faccia nel fango e gli occhi sporchi e pieni di troppe lacrime per vedere oltre. Per cercare luce, per, quantomeno, respirare.

  • Il tiramisù non mi esce male ma non è stagione (c’è una stagione per il tiramisù?) e poi spedirlo con Bartolini non mi sembra il massimo;
  • sedute di psicologia preferisco lasciarle a chi è del settore anche perché credo che in tempo zero si invertirebbero i ruoli, voi che tentate (invani) di fare della psicologia al mio cervello malconcio ed io che con le mani nei capelli mentre scuoto la testa dico: “Eppure aveva tutte le carte in regola per essere quello giusto, tre figli e due ex che non erano ex non mi sembravano ostacoli insormontabili”;
  • consigliera di Netflix non mi si addice troppo considerando che l’ultimo telefilm che ho guardato è stato “Il Principe di Bel Air” e l’ultima serie tv (se così si poteva chiamare) “I Cesaroni 2″…

…quindi che famo?

Pensa che ti ripensa mi sono detta: “Mary Seven la cosa che forse ti riesce meglio dopo rompere le scatole è scrivere, comunicare…e se ti mettessi al servizio di chi ha bisogno di comunicare se stesso? E se offrissi consulenze gratuite?

Why not e allora, eccomi qua. Che sarà pure una goccia nel mare o una cosa per cui mi riderete alle spalle, però, sinceramente chissenefrega, ho sempre fatto ciò che mi andava di fare.

Quindi, in breve: visto che mi occupo di comunicazione ormai da diversi anni, ho le rughe infatti e un capello bianco (uno solo sia chiaro), nel caso in cui, in un periodo in cui spendersi sul web ed inserirsi nel mondo digitale vale doppio o forse vale proprio tutto, necessitaste di un profilo social, di qualche argomento per il vostro blog, di contenuti accattivanti, che attirino l’attenzione su di voi e sulla vostra azienda, di un articolo che vi sponsorizzi un po’ e vi metta un po’ in luce in un periodo del genere, a prescindere che siate CEO Founder di una startup di 2.5 milioni di dollari di fatturato (ma in questo caso credo di essere l’ultimo dei vostri pensieri)  o che siate i gestori di Tonino il pizzaiolo (dove Tonino chiaramente siete voi), ecco, io ci sono.

Una consulenza gratuita per spostare un po’ di fango dai vostri e per darvi un po’ di ossigeno, senza alcuna pretesa se non quella di aggiungere una goccia nel mare.

ps. dimenticavo so anche far ridere, per quello basta passare ogni tanto su maryseven.it

pps. chiunque volesse ulteriori info o usufruire di queste consulenze gratuite compili pure il form in CONTATTAMI

 

Leggi anche –> Seven Up and down: la mia settimana in 7 top e flop

 

Seven Up and down: la classifica di un visto o vissuto o letto da qualche parte dei sette giorni che mi lascio alle spalle. 

Notizie dal web o fatti di vita quotidiana, c’è sempre qualcosa che in un modo o nell’altro mi resta in testa tipo un motivetto da cantare sotto la doccia o il like compulsivo sui social. Ecco allora la mia “Seven Up” (and Down) che sintetizza i fatti più eclatanti di questa settimana.

Seven down, i flop della settimana

7.Flop: mio nipote Riky. Di anni 3. Cioè in realtà lui mai nella vita potrebbe essere in un classifica di flop, amore della zia, tantomeno al settimo posto però alla domanda: “Riky come sta la tua preferita Ludovica (che è pure bionda ed è stato il mio primo colpo al cuore)?” non può rispondermi “Ma adesso la mia preferita è Giulia”. No, la zia non ce la può fare. LATIN LOVER PRECOCE. TROPPO PRECOCE E IO COSI’ 😭

6.Flop: il Grande Fratello Vip. Che non lo metto in settima posizione solo perché 7 è il mio numero preferito. Ma per toccarla piano, quanto fa schifo? Cioè scene raccapriccianti già viste e riviste, di un livello di volgarità imbarazzante, un gioco che non ha regole, dove tutto è concesso ma solo a chi fa comodo, Signorini che sa ma non sa, ride, poi no scusate non ho sentito, vip che vip non sono, che entrano nella casa e anzi rientrano nella casa dopo aver già fatto il GF Vip quando vip non lo erano prima e tanto meno adesso, spariti nel dimenticatoio una volta oltrepassata la porta rossa. Boh. DISGUSTATA.

5.Flop: il click day. Se volete vi racconto che mi sono sparata tre code da 600 mila utenti ciascuna. Se volete vi racconto che al mio turno incredibilmente arrivava l’intoppo che nel primo caso 50 mila utenti si sono volatilizzati ed io ho fatto scadere i miei 20 minuti; mentre al secondo turno ci ha pensato l’app delle poste a catturare imprecazioni di ogni genere. Mentre io lì, sudata che manco a Celle Ligure al 31 luglio, con mio fratello che mi esortava a farcela ripetendo meccanicamente operazioni e numeri da inserire: a destra l’Iban, a sinistra la Spid, sopra la fattura, sotto la partita iva, a nord ovest la combinazione della cassaforte, a sud est tutte le date di compleanno dei miei ex, ad angolo piatto sim sala bin, e poi tre civette sul comò, ed il gruppo sanguigno, ed il record della corsa campestre delle 2° media, e quanti anni hai, e quanti ne dimostri, gira la ruota girala, la, la, e porca vacca: un furto al Louvre sarebbe stato meno complicato. Ripeto 1 milione 800 mila persone davanti. Ho iniziato alle 8.52 ne sono uscita vincitrice alle 19.27. Si beh ok, alla fine ce l’ha fatta mio fratello con il mio supporto telefonico.  UN PARTO

4.Flop: le videochiamate. Ci risiamo. Una settimana di smart working 100% e le bastarde sono ricomparse all’orizzonte come i nuvoloni neri appena esci dalla parrucchiera. Zoom, Skype, Whatsapp, Viber, FaceTime e chi più ne ha più ne metta. Ma che roba è? Ma già il supplizio è notevole, ci manca di tornare a giocarsi il tutto per tutto con gli abiti da cerimonia a metà ed il trucco improvvisato. Che poi la Kiko è chiusa e senza matita nera non si va da nessuna parte ed il fondotinta è finito di diritto nella lista dei “vorrei non posso”. C’è crisi. ABBASSO LA FIBBBRA.

3.Flop: la chiusura delle estetiste. Ma voi lo sapete cosa vuol dire fare la ceretta? Vuol dire coltivare la propria peluria con una cura e attenzione maniacale a tal punto da far invidia al pollice verde di Luca Sardella. Perché la ceretta non è presentarsi dall’estetista, soffrire un pizzichino e via. Eh no, troppo facile. La ceretta è un impegno da abbonamento annuale che si rinnova automaticamente ogni 30 dicembre. E rigorosamente il 30 dicembre che il 31 non si sa mai cosa posso succedere. (Inevitabilmente niente, anche perché l’orripilante intimo rosso terrebbe a bada pure Rocco Siffredi ubriaco). La ceretta è come il prezzemolo tra i denti, come lo stridulo rumore della forchetta sul piatto o la canotta sotto la camicia. Perché tu sei lì con l’uomo della tua vita che di punto in bianco decide di scriverti e non puoi manco accettare l’invito se non sei di tutto punto liscia liscia come la pelle del culetto di un bambino. E finisce sempre che la trasformazione in Cita sia prossima ma la lunghezza è quella cazzo di via di mezzo che “ceretta non si può” ed il rasoio sprecherebbe il duro lavoro di mesi. Manco a dirlo che sei vai di rasoio lui ti darà buca. PRINCIPI AZZURRI ABBIATE PIETA’ DI NOI

2.Flop: il secondo lockdown. La depressione avanza. Quanto ci stava stretta la nostra normalità nove mesi fa e quanto ci starebbe larga ora, indossata come una t-shirt di tre taglie superiori, ma mai pienamente apprezzata come un capo d’abbigliamento che avvolge una parte di noi stessi. SIGH. SIGH SIGH

1. Flop: Lotito. Che riesce ad essere peggio del secondo lockdown (che prima o poi passerà mentre lui resterà sempre un povero imbecille). Ad un certo punto, punto. Le parole sono superflue di fronte a questo: “Che vuol dire positivo? Positivo vuol dire contagioso, no? Anche nella vagina delle donne ci sono i batteri, ma mica sono tutti patogeni“. Forse è ora di rendersi conto che rispetto e giustizia non possono fare da contorno in un mondo sovrastato da ignoranza ed arroganza allo stato puro. E poi anche da un pandemia che rende tutto più vulnerabile. CLAUDIO LOTITO LORD(O) SUBITO.

_______________________________________________________________________

Seven Up, i top della settimana

7.Top: Hell Raton. So che sta classifica la scalerai a mani basse e quindi partiamo pure dalla 7° posizione, ma dopo l’acconciatura e l’abbigliamento da ragazzino che sta andando a fare la Cresima dello scorso giovedì ho fermamente deciso che ti inserirò nella letterina di Babbo Natale. E pure Gesù bambino. Per la legge dei grandi numeri una grazia dopo un anno così potrebbe pure essermi concessa. MANUELITO MIO.    

6.Top: Max Biaggi. Se a 49 anni metti a segno il record che ti classifica come l’uomo più veloce del mondo alla guida di una moto elettrica è perché dentro di no nutri ancora quella voglia di oltrepassare tutti i limiti. Io però avrei anche un’altra domanda: ma dopo che tocchi la modesta velocità di 408 km/h per riconoscerti ci vuole la scientifica o unisci i pezzi rimasti col pongo? CHIEDO PER UN’AMICA

5.Top: la pubblicità della Durex. Riporto immagine qui a lato perché altrimenti non rende l’idea. Raddopiate lo stipendio a direttore marketing e copy. TEAM DUREX

4.Top: Emma Marrone. “Vorrei prestarti i miei occhi per farti vedere quanto è bello vedere una cosa così bella, non omologata a tutto quello che ci stanno propinando su Instagram, Twitter, TikTok, tutta la merda. Ti auguro di avere sempre la luce e di vedere le mani giuste nelle quali stare. Ti auguro di finire sempre nelle mani giuste“. Questa la difesa di Emma ad X-Factor per Casadilego, protagonista di alcuni episodi di body shaming sui social. Per le lezioni di dignità passare di qui. INCHINATEVI

3.Top: la vittoria di Biden. Che vuol dire trascinarsi dietro un evento storico come la vicepresidenza di Kamala Harris, prima donna in assoluto ad occupare questo ruolo. Madre indiana, padre giamaicano, marito ebreo. Forse qualcosa cambiare. HAPPY WARRIOR

2.Top: Dean Henderson. Il 25 febbraio 2016 era tra i tifosi del Manchester United ad abbracciare Marcus Rashford dopo il suo primo gol europeo con la maglia dei Red Devils. Il 4 novembre 2020 Dean Henderson ha difeso la porta del Manchester United nella sfida di Champions League con il Basaksehir. E poco importa che il risultato finale sia stata una sconfitta. DREAMS COME TRUE

1.Top: Gigi Proietti. Un attore straordinario che ha segnato un’epoca e che chiude gli occhi nel giorno del suo 80esimo compleanno con un colpo di teatro finale che solo i maestri possono permettersi. Il suo addio fa male e spiace, ma più che questo addio preferisco pensare a ciò che è stato, a ciò che ha fatto e a ciò che ha lasciato. Quindi grazie Gigi Proietti per aver creduto in un sogno, nel tuo sogno, per averlo realizzato e per aver fatto sì che chiunque di noi lo volesse ne facesse parte. “È difficile trovare la forza per salutare te, che mi hai aperto la porta dei sogni, che sei stato il mio mentore per eccellenza, che in tutti noi allievi ha ispirato desiderio di emulazione ma allo stesso tempo ci hai insegnato ad essere noi stessi. Eri, sei, un gigante. Vederti sul palcoscenico è sempre stato un privilegio per tutti e un dono per chi sogna di fare questo mestiere. Grazie Gigi, eri e sei pura luce”. Enrico Brignano. BUON VIAGGIO MAESTRO.

 

Leggi anche –> Seven Up and down: la mia settimana in 7 top e flop (7 giorni fa)

Seven Up and down: la classifica di un visto o vissuto o letto da qualche parte dei sette giorni che mi lascio alle spalle. 

Notizie dal web o fatti di vita quotidiana, c’è sempre qualcosa che in un modo o nell’altro mi resta in testa tipo un motivetto da cantare sotto la doccia o il like compulsivo sui social. Ecco allora la mia “Seven Up” (and Down) che sintetizza i fatti più eclatanti di questa settimana.

Seven down, i flop della settimana

7. Flop: il cambio dell’armadio. Niente, rimandato clamorosamente pure questa settimana. Io sarò un disastro ma chi lo ha inventato per i poveri comuni mortali che non posso permettersi cabine armadio chilometriche, poteva impegnarsi con attività di senso compiuto. Pure gli origami hanno più ragione d’essere del cambio dell’armadio. ODIO PROFONDO

6. Flop: la depressione. Inverno alle porte, temperature che si abbassano,  lockdown “tac-simile” intorno, il culo che pesa ad alzarlo dal divano e le serate con la copertina e come se non bastasse, la nebbia. Ti svegli e c’è la nebbia, vai a letto e c’è la nebbia. CAPPIO AL COLLO

5. Flop: l’outfit di Ciccio Graziani. Qualcuno glielo dica che nemmeno nei peggiori rimasugli del corredo che la mia bisnonna regalò a mia nonna c’erano simili tovaglie indossate come giacche. No Ciccio no. NCS. NON CI SIAMO

4. Flop: la Ferrari. Posso presentarmi a Imola ultima tappa del 2020, dopo una stagione disastrata, e nelle qualifiche piazzarmi 7° e 14°? Ah no? Non posso?. NO, NON PUOI.

3. Flop: Bernardeschi. Il disagio è passato di qui. DISAGIATO.

2. Flop: i delinquenti mascherati da protestanti. Avete rotto il cazzo. Settimana scorsa si parlava di Napoli, negli ultimi giorni li abbiamo visti ovunque. Le proteste e l’alzare la voce sono una cosa, mascherarsi da finti protestanti per spaccare le vetrine dei negozi, aggredire le forze dell’ordine, lanciare bombe carta è da delinquenti. E i delinquenti a casa mia stanno in carcere. STOP.

1. Flop: il governatore della Liguria, Giovanni Toti. Riporto testualmente: “Per quanto ci addolori ogni singola vittima del covid, dobbiamo tenere conto di questo dato: solo ieri tra i 25 decessi della Liguria, 22 erano pazienti molto anziani. persone per lo più in pensione, non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese che vanno però tutelate”. Non apro dibattiti ma caro Giovanni Toti, ho una lunga lista di “giovani” non indispensabili allo sforzo produttivo del paese e, non so perché, temo che gli stessi o alcuni di essi potresti conoscerli anche tu. DIO PERDONALO PERCHÈ NON SA QUEL CHE DICE.

________________________________________________________________________

Seven Up, i top della settimana

7.Top: i commenti di Commenti Memorabili. Perché se nel momento della depressione più acuta pensi che non ci sia al mondo gente che stia messa peggio di te ti sbagli, ti sbagli di grosso. Istruzioni per l’uso. Passare di qui per iniezioni di autostima e risate. Non solo per leggere commenti memorabili ma anche e soprattutto per i commenti di commenti memorabili. COME SE NON CI FOSSE UN DOMANI

6.Top: Katia Follesa. Ha perso una quindicina di kg ed è stata accusata di non poter più fare ridere. Esilarante il video stile Ferragnez con il marito. LA GENTE È SCEMA, KATIA FOLLESA NO.

5. Top: le conferenze stampa di Pirlo. Che non è Allegri, che non è Sarri (per fortuna) ma quando dice “Ho giocato per vent’anni e ho avuto pressioni di ogni tipo figuriamoci se le patisco adesso”, ecco per me vi mette tutti via nello zainetto. SSSH, PARLA IL MAESTRO

4.Top: l’intervista. Ho ascoltato una storia al telefono, l’ho raccolta e a breve la metterò nero su bianco. Mi sono emozionata, anche stavolta, mannaggia e me e al mio cuore di pietra. I LOVE MY WORK

3. Top: Marcus Thuram. Un’altra storia del “Figlio di…”. Il giovane 23enne che indossa la casacca del Borussia quello impronunciabile, l’ha combinata grossa. Cioè. Arriva a San Siro per il match contro l’Inter e per entrare deve farsi riconoscere con tanto di iPhone tra le mani e foto; poi probabilmente sette giorni dopo, devono aver capito che quel Marcus Thuram non è uno qualunque. Per info chiedere al Real Madrid, sua squadra del cuore, a cui ha siglato una doppietta meravigliosa in Champions League valsa poi, solo, il 2 a 2 finale. E poco importa che suo padre di nome faccia Lillian ed abbia vinto tutto quello che c’era a da vincere, lui è Marcus e ha tutte le carte in regola per brillare di luce propria. SULLA SUA STRADA.

2.Top: 123 anni di te. Tanti auguri vecchia signora, Tanti auguri Juventus del mio cuore. STORIA DI UN GRANDE AMORE

1.Top: Lorenzo Sonego. Perché la sua storia a prescindere o meno da questa sconfitta nella finale di Vienna è una seconda opportunità. Le seconde opportunità arrivano, ma coglierle è da fuoriclasse. DAJE LORENZO.

 

Leggi anche -> Seven Up and down: la mia settimana in 7 top e flop (sette giorni fa)

 

 

Seven Up and down: la classifica di un visto o vissuto o letto da qualche parte dei sette giorni che mi lascio alle spalle. 

Notizie dal web o fatti di vita quotidiana, c’è sempre qualcosa che in un modo o nell’altro mi resta in testa tipo un motivetto da cantare sotto la doccia o il like compulsivo sui social. Ecco allora la mia “Seven Up” (and Down) che sintetizza i fatti più eclatanti di questa settimana.

Seven down, i flop della settimana

  1. Flop: il fantacalcio. Alla seconda giornata ho preso una rumba che manco se stessi giocando a tennis bendata. E la colpa non è dei ragazzi, poveri ragazzi, o dello spogliatoio che non c’è, la colpa è mia che all’asta ero più impegnata a bere piuttosto che a concentrarmi. AUTO – BOCCIATURA
  1. Flop: la mia dieta. La settimana del preciclo è una congiura. Io mangerei pure i tavoli preferibilmente con un po’ di salsa rosa. Mannaggia a chi ha inventato il verme solitario, di solitaria non bastavo io? Dire che ho fatto schifo è un eufemismo. Flop, floppissimo. UN DISASTRO ps. chi c’è per l’ape stasera? 😅
  1. Flop: la maglietta di Champions dell’Inter. O meglio la divisa da riscaldamento. Non che quella della Juve fosse tanto è meglio, ma quell’abbigliamento è degno solo dei miei peggiori lunedì mattina o dello stesso stile dei pigiamoni antisesso con gambe infilate nelle calze antiscivolo. Brrr rabbrividisco. PER ME È NO
  1. Flop: i social network. O meglio, io che ancora perdo tempo a leggere i social su determinate questioni. Riesco a farmi da sola del male psicologico. Sono idiota. I-DIO-TA
  1. Flop: Emma Marrone. Come cavolo ha fatto a non portare ai live Roccuzzo? Il #teamroccuzzo da me personalmente fondato si ribella con senso civico e profondo dispiacere. Questa non me la dovevi fare. SENZA GIUSTIFICAZIONI
  1. Flop: la traduttrice del Processo alla Tappa del Giro d’Italia 2020. Con ogni probabilità ha preso lezioni da mister Brown. The cat is on the table. BENE MA NON BENISSIMO
  1. Flop: la protesta a Napoli. Se protesta si può chiamare. E su questa cosa non aggiungo altro. NO COMMENT

______________________________________________________________________________

Seven Up, i top della settimana

seven up

fonte – Twitter Kylian Mbappè

Ma veniamo anche ai top, meglio identificati come freccia in su e faccina che ride.

7. Top: la signora 72enne di Radio Deejay. Un’ascoltatrice a “Deejay Chiama Italia” chiede di poter ritrovare il suo primo amore di una gioventù andata di nome Bruno e come succedeva un tempo ci piazza anche la richiesta musicale: Cuore di Rita Pavone. Accontentata e stereo a palla. LA TENEREZZA

6. Top: I love my work. Sono matta, ho giornate di sole 24 ore, ma ho trovato il coraggio di dire sì ad un nuovo progetto lavorativo sul calcio femminile. Chiamatemi YES WOMAN

5. Top: il ritorno di Alvaro Morata. Io credo fermamente che ci siano giocatori che non sono fenomenali ma che quasi lo diventano quando indossano certe maglie, quando si calano nella parte e vivono a pieno certe situazioni. Tra Alvaro Morata e la Juventus c’è sempre stato un feeling particolare. Tre gol in due partite lo dimostrano. INNAMORATA.

4. Top: gli 80 anni di Pelè e mio padre che parte con la cronaca di tutta la sua gioventù e di quando ha assistito al 50esimo di Pelè allo stadio. BEI TEMPI.

3. Top: Temptation Island. O meglio il fatto che sia finito e che sia pure riuscita a non perdermi il finale. Questo è un top nel top. Ho fatto scorta di autostima per l’inverno, o almeno spero. TV MEMORABILE

2. Top: ho trovato il divano. Esattamente come lo volevo io. Questa è un’impresa, perché se non è un’impresa questa non so cosa sia un’impresa. Il fatto che mi manchi tutto il resto è un dettaglio ovviamente. POSSO FARCELA.

1. Top: Kylian Mbappé. La scorsa settimana dopo un gol segnato in Ligue 1 l’attaccante francese si è tolto la maglietta ed ha mostrato un messaggio speciale per una persona speciale: “Courage Lucas, je sui avec toi”, “Coraggio Luca sono con te“. Luca è un bambino di 8 anni grande fan di Mbappè che ha combattuto a lungo con una malattia più grande di lui.

È con grande emozione che vi informo che Lucas è ora fra le stelle. In questo momento è molto difficile per me riuscire a trovare le parole, ma lo devo fare per rendere omaggio a un ragazzino pieno d’amore, di simpatia e, soprattutto, di coraggio, che mi ha insegnato tantissimo e con il quale avevo instaurato un legame forte. Cercherò di renderti orgoglioso, perché sei tu il vero eroe“.

Sei tu che meriti questi elogi per aver combattuto la tua malattia per più di dieci mesi, senza mai lamentarti una volta. Sono estremamente orgoglioso di aver avuto la possibilità di essere tuo amico fino all’ultimo dei tuoi respiri e credimi che lo sarò per sempre. Ti voglio bene. Kylian“.

 

Leggi anche -> Temptation Island 2020: l’ultima puntata che basta e avanza

Temptation Island 2020: e anche stavolta non ha deluso le aspettative 

Per chi pensa che ieri sera il monopolio della tv italiana sia finito dapprima nelle mani di Dinamo Kiev – Juventus e poi di Lazio – Borussia Dortmund, si sbaglia di grosso. Nonostante fosse martedì, ci ha pensato Canale 5 a rapire occhi, orecchie, attenzioni, “brividi veri”, con l’ultimissima puntata di Temptation Island 2020. 

La premessa è d’obbligo: quest’anno ho collezionato solo spezzoni di episodi qua e là, mere iniezioni di autostima usa e getta. L’ultima puntata, però, è quella degli epiloghi più sentiti e la mia fortuna (sì mi sento eccessivamente fortunata) è stata quella di fare zapping nel momento giusto.

Il triangolo no, non lo avevo considerato, cantava Renato Zero ma il buon Renato ai tempi non avrebbe mai potuto immaginare che un giorno la tv italiana ci regalasse una prelibatezza di programma simile. E allora eccoli lì: Alberto, Speranza e Nunzia ovvero lui, lei e l’altra.

L’altra è colei che non ha fatto in tempo a tentarlo che in un paio d’ore si è ritrovata avvinghiata fra le braccia di “faccia da pesce lesso” e “braccia rubate all’agricoltura”. Ventuno giorni così. H 24 della serie “Carie ne abbiamo?”. Ma questo è niente perché poi c’è lei. La lei da sedici anni a questa parte (ho l’orticaria solo a scriverlo), la lei che “Ma io sono innamorata”, la lei che con quel nome lì potrà pure essere l’ultima a morire ma è come si vive che fa la differenza.

Temptation Island: “Ma io sono innamorata”

Lui sostanzialmente l’ha tradita in tutti i modi. Non se la calcola. La usa. La tratta male. Le vacanze al solito posto, le uscite ridotte, la pizza portata a casa perché “andare al ristorante è troppa fatica”, la discoteca che roba è? E quale cinema meglio Netflix, ed il pigiamone anni ’80, ed i reumatismi, ed il panorama dei cantieri con le mani dietro la schiena e magari pure un oplà quando ci si alza dal divano. Cioè vecchi. Vecchi dentro, fuori e tutto intorno. Ma io sono innamorata, ribadisce lei, ma “chi cazzo se ne frega” pensa lui con una scritta fluo lampeggiante a caratteri cubitali che gli appare e scompare dalla fronte.

Ma come se tutto questo non bastasse un bel paio di corna in mondovisione completano l’opera. Però lei è innamorata. Però lo so che lui non mi merita e che è la persona sbagliata, resta il fatto che io sono innamorata. Sedici anni così. Al falò di confronto lui biascica lei boh. Abbozza domande di cui non avrà mai risposte e mentre lui dice l’unica frase con soggetto verbo e complemento che assomiglia tanto ad una pugnalata ma anche alla verità (ovvero “Accollami pure tutte le colpe ma sono sei anni che ci lasciamo e ci pigliamo senza risolvere i nostri problemi e sai bene che ogni volta ti ho ridetto sì perché mi dispiaceva. Tradotto, mi fai pena), indovinate un po’ la controrisposta di lei? “Lo so, ma sono innamorata”. Probabilmente crede che la pena sia una crema antirughe. Per le donne dignitose e risolute in quello scaffale bisogna guardare?

In un qualche modo indecifrabile, ognuno per la sua strada. Il latin lover non perde tempo e così come Robin Hood toglieva ai ricchi per dare ai poveri, lui toglie Speranza per donarla ad un’altra, anzi all’altra. Mentre il falò continua ad ardere, lui rimugina su quei sedici anni a lungo. Molto a lungo. Nello specifico tra i setti ed i dodici secondi. Giusto il tempo di girare l’angolo. Perché Nunzia, che di speranza ne ha da vendere, è lì e non aspetta altro che il suo principe azzurro. “L’ho lasciata (lui eh, che cuor di leone proprio) ci vediamo a Napoli“.

Il meglio deve ancora venire

Ora la domanda che dovrebbe sorgere spontanea è “Come sarà finita?”, ma siccome l’imprevedibilità di questo programma è un mestiere riconosciuto tanto quanto le reali esperienze riportate sul cv in formato europeo, la vera questione è: “Ma a questi meravigliosi sedici anni, non vuoi aggiungerlo un altro bel mese?” Ebbene sì, si rivedono. E parlano. Che sedici anni, in fondo, devono esser volati via in un battito di ciglia e non hanno avuto tempo. E di cosa parlano? “Lui mi ha detto che non più visto la single e che vorrebbe riprovarci”. Tappeto rosso e vaselina alla cassa numero tre, grazie.

Ma la Marcuzzi, che quando ha iniziato sto falò sembrava avesse 25 anni, e che dopo sto mese di agonia pare sua nonna in hangover, ne sa una più del diavolo: colpo di scena, c’è Nunzia. “Io l’amante non la facciostarnazza. “Ci siamo rivisti e c’è stato un bacio vero, mi vuole conoscere ma adesso ha detto che deve ripulirsi l’immagine perché teme per i suoi locali“. Speranza pare in coma farmaceutico. Robin Hood tenta il tutto per tutto indossando i panni di Spiderman con le ragnatele ammuffite e senza dizionario in gola, ed in una lingua sconosciuta pure a me che non ho certo le origini di Bolzano nord afferma: “Ho capito che amo Speranza e voglio sposarla“. Pure mia madre che non aveva capito nulla fino a quel momento ha avuto un mancamento.

L’epilogo di sedici anni di “Vero amore”

Io l’amante non la facciofa da colonna sonora, Speranza che probabilmente deve aver battuto la testa all’ingresso di quel gazebo che “Con 20 mila lire il mio falegname lo faceva meglio” afferma: “Dice questo perché vuole uscirsene pulito” che sfortunatamente non è un no ma nemmeno un “Ma io sono innamorata”. La nonna della Marcuzzi risorge dall’hangover ed esorta Spiderman a dire la verità, ma Spiderman in questo momento è spiattellato al suolo con le mosche che gli girano intorno al viso.

Nunzia abbandona la scena alla Sophia Loren, mia madre autoproclama il coprifuoco per se stessa e getta il telecomando, Tiziano Ferro è l’ultima delle canzoni che chiude il teatrino: “Ho collezionato figuracce e figuranti” (perché le canzoni di Temptation Island 2020 non deludono mai), Speranza con ogni probabilità è corsa all’anagrafe.

La nonna della Marcuzzi tenta invano di riprendersi dall’hangover, da quella porta stanno per entrare Carlotta e Nello. Roba per coatti veri. Ora più che mai il bisogno è quello di essere sobri aggrappati ad una bottiglia di lambrusco.

Dai che anche sto Temptation Island 2020, l’abbiamo portato a casa.

 

Leggi anche -> Tanto tempo dopo…di nuovo qui, ancora in piedi

Torno qui, tanto tempo dopo. 

Il tanto tempo dopo è un qualcosa di indefinito, è qualcosa che non ti spieghi, è un non rendersi conto di tutta l’acqua che è passata sotto i ponti e soprattutto di non sapere nemmeno il perché.

La vita è imprevedibile, ci sono momenti e momenti. In questi mesi non sono riuscita a mettermi allo specchio, non sono riuscita a prendere le misure alle giornate e forse nemmeno a me stessa. Ho visto cose andare via e non trovare la forza di reagire per tenerle con me, ma ho anche afferrato a due mani il coraggio alla ricerca di un sogno, del mio sogno, che ora è realtà. E faccio fatica a crederci.

Ho dovuto canalizzare le mie energie in un’unica direzione, ho dovuto centellinare i minuti, le forze e non solo, ho camminato veloce in questo corridoio fatto di specchi per paura di soffermarmi a guardare trovando difetti che non volevo più vedere, che a volte fanno male, perché ai difetti spesso si aggiungono quelle le fragilità pronte a spuntare come i brufoli sul mento dopo tre enormi cucchiai di Nutella.

Quando ho spalancato la porta al più remoto angolo del mio cuore, non avevo idea che in uno spazio così piccolo mi sarei anche potuta perdere. Sì, mi sono persa. Ma poi mi sono anche ritrovata. Il momento della riflessione, in realtà, non è mai mancato, camminava fianco a fianco ai miei pensieri e non si è mai allontanato troppo da loro, li ha imprigionati, insieme all’ossigeno di parole che mi avrebbero permesso di respirare.

Tanto tempo dopo, comunque in piedi

Ero in apnea. Sono ancora in apnea. Ma ho scoperto di avere i polmoni più grandi di quanto potessi immaginare.

Negli anni ho imparato a camminare a testa alta e se è vero che guardarsi allo specchio è come svuotare un barattolo di sale sulle ferite, è vero anche che, proprio quella testa alta, mi ha permesso di affrontare il futuro, di guardarlo dritto negli occhi e di non lasciarlo fuggire troppo lontano.

Non importa se tanti di voi non capiranno questi pensieri disordinati, avevo bisogno di svuotare la borsetta sul tavolo e di ritrovare le chiavi. Eccole. Devo inserirle nella toppa e girare nel verso giusto.

C’è un tempo per ogni cosa, è vero, anche per rendersi conto del disordine intorno senza dimenticare però, che il pavimento è lontano. Sono in piedi.

 

Leggi anche -> Quarantena adios: 47 cose imparate (e non) da #iorestoacasa

Piazza San Carlo

Piazza San Carlo, in quella notte, mi ha cambiato la vita. Forse lo ha fatto in tutti i sensi che si possono immaginare o forse lo ha fatto anche oltre l’immaginabile.

I dettagli di una notte di paura sono piccolissimi ed infidi, e si infilano nei pensieri all’improvviso, quando meno te lo aspetti, e pungono sulle ferite rimarginate ma ancora sensibili, per sempre sensibili.

Sono passati tre anni esatti da quella notte di paura ma tutti i dettagli sono ancora lì, non hanno cambiato posto, hanno trovato collocazione ed hanno la stessa identica forma ben definita.

I dettagli fanno sempre la differenza, nel bene e nel male. 
I dettagli valgono tutto.
I dettagli ti cambiano la vita.

Diverse volte ho rivisto quelle immagini ma quando schiacciavo play chiudevo gli occhi e mi ritrovavo immersa in quello stesso caos; oggi ho allineato dei video con i miei ricordi e niente, non c’era niente di diverso. Lo stomaco si fa piccolo ma gli occhi restano spalancati, non tremano più, resta solo quella consapevolezza che Piazza San Carlo, mille e novantasei giorni fa, mi ha cambiato la vita. E mi ha reso più forte.

Qui di seguito i resoconti di quella stessa notte a pochi giorni di distanza e di “quella notte” 365 giorni dopo.

_________________________________________________________________________

Il resoconto di quella notte un anno dopo (2018)

Inutile nascondersi: certe cose ti segnano, e ti segnano per sempre. Un anno fa lottai in piazza San Carlo a Torino per tenermi stretta questa vita ed il ricordo di quegli istanti, il ricordo di quella notte, mi creano uno sgomento che non pensavo potesse mai arrivare a toccare me. Ed invece, coinvolta a pieno regime, con paure che forse non mi abbandoneranno mai, con paure con cui convivi e che, però, ti aiutano anche a capire i tuoi limiti e a spronare te stessa per oltrepassarli. Il punto è che certe cose non fanno solo male, certe cose faranno male per sempre, le cicatrici restano cicatrici ma guardandole da un’altra prospettiva quei segni non sono ricami dell’anima?

Le mie mani e la mia mente si rifiutarono di mettere insieme i pezzi per un po’ ma cinque giorni dopo riuscii a partorire questo pezzo per dare testimonianza di un 3 giugno che sarà sempre un sogno infranto al pari di un ricamo che ha saputo rendere la mia anima un po’ meno bella ma certamente più forte.

Ringrazio ancora sportface.it che mi diede quest’opportunità.

—————————————————————————————————————————

Piazza San Carlo, il resoconto della paura (2017)

E’ stato uno strano lunedì quello della scorsa settimana, un lunedì tra un mix di malumori, incomprensioni e scadenze pressanti, un lunedì di quelli che ti fa maledire la fine del weekend, un lunedì vero e proprio insomma. Ecco perché quella sera accovacciata sul mio divano e con il mio amato mac fra le mani, cercavo qualcosa che mi facesse un po’ distogliere l’attenzione dai mille pensieri che mi frullavano nel cervello, che mi desse una scossa. Cercavo senza sapere dove posare realmente gli occhi fin quando sono stati gli occhi stessi a trovare luce.

“Maxischermo in piazza San Carlo a Torino con piattaforma riservata a giornalisti e addetti stampa”, avevo letto sul web. Un brivido lungo la schiena, avevo già capito, la mia mente aveva già fatto un salto lungo circa 150 km, il mio cuore non aveva neanche saltato, era già là. Dovevo provarci e riuscirci. Sono partite circa 30 mail dal mio computer quella sera, trenta mail che hanno quasi tutte trovato risposta: “Ci mandi i suoi dati e le faremo sapere”, manco avessi presentato una canzone per il festival di Sanremo.

Poco meno di 48 ore dopo, la risposta attesa da tutta una vita: “Il suo accredito è stato accettato, ci vediamo sabato, buon lavoro”. Mezz’ora di salti incontrollati ed una svariata serie di note vocali alla collega che avrebbe vissuto con me quella medesima esperienza.

“Daniele vado a Torino sabato, chiedimi quello che vuoi”, la conferma più piccata ad un pezzo della famiglia Sportface. Già lo so, starete pensando questa è pazza, e in fondo normale non lo sono mai stata, ma io amo la mia follia, la sola, insieme a questa perseveranza e a questa smisurata passione, che mi permetta di raggiungere ciò che ho sempre sognato o molto più banalmente di fare ciò che amo di più, in spicci, di essere felice.

I convenevoli ve li tralascio: l’attesa, la cura maniacale nel preparare lo zaino e gli attrezzi del mestiere, l’ansia a diecimila, l’euforia di poter essere in mezzo ad un popolo di 30 mila persone che condividono i tuoi stessi colori e di poterlo fare da un posto privilegiato, quello di giornalista, l’adrenalina di poter scrivere della tua squadra del cuore che per l’ennesima volta si gioca il “tutto in una notte”, l’orgoglio di esserci, i pezzi del puzzle che d’improvviso s’incastrano ed un sorriso quasi spavaldo di fronte a quel lunedì nero che sembra d’un tratto così lontano. E poi il viaggio, la bandiera che sventola, i cori su cori e su cori. Ribadisco: lo so che sono pazza e che non mi capirete, ma non sono qui per questo. Io non voglio essere capita per ciò che faccio o ciò che provo quotidianamente, vorrei essere capita per ciò che ho sentito in quella lunga notte.

Piazza San CarloPerché tra un flash, una battuta, uno scambio d’opinioni, gli scongiuri verso un cielo grigio, una diretta facebook, perché tra un gol di Cristiano Ronaldo ed un gol di Mario Mandzukic erano circa le 21.45 quando quell’ultimo scorcio di stagione ha preso avvio. La Juve non gira, il centrocampo è lento e si è abbassato troppo, la difesa pare meno solida del solito, Higuain è così fuori dal gioco e poi c’è il talento cristallino di uno su cui ho scommesso non appena l’ho visto calciare un rigore con la maglia rosa del Palermo, ha 23 anni, si chiama Paulo Dybala e questa sera pare imprigionato nelle sue stesse paure.

Casemiro e Ronaldo fanno il resto ma proprio quando cerchi conforto nei tuoi fratelli bianconeri,quando il tuo sguardo si scontra con il silenzio assordante di un’intera piazza che non riesce a spiegarsi il perché ancora una volta, sul più bello, tutto sfumi, ecco che quel silenzio si tramuta in un rumore che sa tanto di spari, ecco che il cuore ti si ferma e che la mente vola non a 150 km di distanza ma là dove non pensi possa esistere vita.

Una frazione di secondo, una folla impazzita che sta correndo proprio nella tua direzione, lo sforzarsi di trovare una lucidità che non fa capolino nel tuo cervello ma che, grazie a Dio, non soffoca quell’istinto di sopravvivenza a cui ti aggrappi come se fosse l’ultimo brandello di vita. Lo zaino in spalla e la mano della tua collega che hai afferrato e trascinato il più lontano possibile: non c’era tempo per le domande, c’era da correre.

Circa 400 metri di corsa disperata evitando di calpestare la gente a terra e provando a non scontrarti con nulla, quelle mani che si disuniscono per un attimo, ma gli occhi che non si perdono e le dita nuovamente intrecciate. Il riparo sicuro è quello di un bar in cui ti fermi e ti ritrovi accerchiata di persone che hanno sangue ovunque, che urlano e piangono e non sanno il perché. “Una bomba, hanno sparato, arrivano” ed il terrore a quel punto trova spazio in un bagno in cui gli affanni di un respiro trasalito rimbombano a più non posso. E adesso cosa facciamo? Potevo lasciare che la paura di morire avesse la meglio sulla voglia di vivere? Noi, fratelli sconosciuti, ci siamo abbracciati, abbiamo condiviso il terrore e, quando abbiamo ripreso a respirare, l’umanità.

Ho visto gente che si consolava senza sapere cosa dire e chi avesse davanti, ho visto ragazzi infermieri in borghese bianconera, prendersi cura del prossimo ferito, ho visto gente che predicava calma, bambini accolti da mamme improvvisate ma oneste, soccorsi pronti e polizia attenta, cellulari prestati perché sopportare anche che le proprie famiglie piangessero sarebbe stato troppo. Ho rivisto quello scenario di una piazza devastata, perché c’era da recuperare la borsa della tua amica che lì dentro aveva anche le chiavi della macchina e che, nuovamente grazie a Dio, dopo poco era come un miraggio fra le tue mani, e ho capito che la guerra era passata di lì. C’era d abbandonare Torino, la città dei tuoi sogni, e c’era quello sgomento nel cuore che non si dava pace e che ti impediva anche di capire quanto i miracoli esistessero, quanto tu stessa fossi un miracolo.

Piazza San CarloIl ritorno a casa e la notte insonne pensavo facessero il resto, mi sbagliavo. Il resto lo hanno fatto gli occhi e le mani di mio padre e mia madre, dei miei fratelli, che sono stati la mia ancora di salvezza in quel mare in burrasca. Non potevo permettere a nessuno di non farmeli vedere più, di non riassaporare più i loro profumi, di non alimentarmi dei loro sorrisi. Io non so a cosa hanno pensato quelle trentamila persone, io so che ho pensato a loro ed è così che mi sono salvata.

Ma ancora non era finita e forse questa storia non avrà una fine. Quando ho rivisto le immagini il giorno dopo, quando le parole hanno trovato una collocazione di senso compiuto, quando i milioni di messaggi che i social ed il mio cellulare mi hanno recapitato ribadendomi che fossi più viva di quanto in realtà credessi, ho trovato anche tutte quelle lacrime che fino a quel momento non avevo ancora versato.

Ed eccole le domande che arrivano puntuali come una sentenza. E non sono né i perché, né da dove è nato tutto ciò, niente del genere, le domande che mi hanno martellato il cervello erano che fine avessero fatto tutti i disabili che avevo attorno, gli stessi che avevo difeso poco prima non appena la gente si era messa nella loro traiettoria impedendogli di vedere la partita; che fine avesse fatto quella signora tanto simpatica con cui avevo condiviso le ansie da Champions dal pomeriggio, che fine avesse fatto quel giornalista tanto carino dagli occhi azzurro cielo, e ancora di più dove fosse quella bimba che si era seduta accanto a me pochi istanti prima del triplice fischio, che mi aveva chiesto in che porta dovessimo segnare e che al gol di Mandzukic mi aveva stretta così forte come se mi conoscesse da sempre o come se volesse donarmi un pezzetto del suo piccolo grande cuore. Ho pregato per loro, spero che Dio mi abbia ascoltato anche questa volta.

Adesso arriva il bello. Sognavo di scrivere il mio primo articolo sulla mia Juventus in modo totalmente diverso, sognavo di commentare di un Gigi con la coppa al cielo, sognavo di raccogliere le emozioni di quel popolo così tanto simile a me. E sognavo anche di piangere mentre digitavo ogni singola lettera su questa tastiera. Sognavo di avere il cuore a mille, proprio come adesso. Ecco perché so che un giorno sarò di nuovo lì, perché che sono folle l’ho già detto? Non mi lascerò vincere dalla paura. Ci vorrà tempo? Ci vuole sempre tempo. Non ho mai visto sogni realizzarsi con il solo schioccare delle dita.

L’amore conta, conosci un altro modo per fregar la morte?

E a tutti questi sogni se n’è aggiunto uno: mi piacerebbe guardare negli occhi quel talento cristallino con il numero ventuno sulle spalle e mi piacerebbe che ci scambiassimo un po’ di paure. Così diverse e in fondo così uguali. Lui e la paura di accarezzare un pallone in quel di Cardiff, io e la paura di non poter più sentire sussultare il mio cuore come quel 13 maggio 2012 quando cambiai la mia foto di copertina su facebook lasciando che lo sguardo dell’uomo più uomo e campione più campione che conosca si commuovesse dinanzi al tributo più meraviglioso mai visto. Il nesso è così semplice ed immediato tra  due. Ecco, vorrei anche questo dalla mia vita. Perché se c’è una cosa che ho imparato da questa tremenda vicenda è che l’amore vince sempre. E allora che vi siate aggrappati a chissà quale pensiero in quegli istanti, all’amore per i vostri figli o per i vostri compagni, per i vostri amici, per le vostre madri, per voi stessi o a Dio, non fa differenza: non lasciatevi vincere dalla paura, lasciatevi vincere dall’amore.

 

video champions_5

Adios quarantena, o almeno così si spera.

quarantena

Il peggio di questa pandemia sembra ormai alle spalle (nella speranza che tutto fili liscio e non ci siano nuove ricadute) ed oggi, 18 maggio, dovrebbe corrispondere ad una nuova pagina di questo capitolo del libro.

Vietato abbassare la guardia è il mantra da ripetere ogni singola ora di ogni singolo giorno da qui a non so nemmeno io quando, ma guardarsi indietro, analizzare un po’ più dettagliatamente questi mesi, potrebbe servire a tornare a ridere e sorridere. Ridere e sorridere, come pastiglie di vitamina C da inghiottire dopo i pasti per un po’ di energia “supreme” con cui affrontare la stagione che verrà.

E allora, a proposito di sorridere, ma soprattutto di ridere, ecco le quarantasette cose che ho / non ho imparato dalla quarantena – time, dal “Io resto a casa”.

  1. Ho imparato a fare la pasta frolla. E pure il pan di Spagna. Erano due miei nemici giurati che non si facevano modellare e cucinare dalle mie manine nemmeno sotto tortura. E niente, a sto giro abbiamo fatto pacequarantena
  2. Non ho imparato a fare la ceretta da sola, no quello no. Quindi urge estetista. Lo dico subito nel caso in cui vi sognaste di invitarmi in un posto qualsiasi con dresscode pantaloncini. Ad oggi ammetto che sarebbe complicato dire di sì
  3. Ho imparato ad avere voglia di fare gli squat. Poi che la forma fisica sia andata solo peggiorando, inimmaginabile da pensare fra le altre cose, è un altro discorso
  4. Ho imparato ad usare zoom. Mezzo di sopravvivenza necessario di sti periodi.
  5. Non ho imparato ad amare zoom. Continua a non piacermi, anzi mi fa proprio schifo, sapevatelo
  6. Non ho imparato ad andare a letto presto. Figurati proprio
  7. Ho imparato a sentire la mancanza solo delle poche, pochissime persone che contano davvero
  8. Ho imparato a non commuovermi nelle videochiamate con i miei nipoti. E questo è un grande traguardo
  9. Ho imparato a non guardare più le tue storie Instagram. Anche questo è un grande traguardo
  10. Non ho imparato a guardare serie tv. E direi che se non ho imparato in questo periodo non imparerò più
  11. Non ho imparato a trattenere gli insulti con quegli sboccati dei miei amici fantacalciani ogni qualvolta postino una foto di Diletta Leotta. Grazie al cielo si sono trattenuti
  12. Ho imparato a lavare le mani settemila volte al giorno
  13. Ho imparato a cercare altre sfaccettature del mio lavoro e ad amarle, tutte
  14. Ho imparato a giocare a bocce anche se non sono ancora riuscita a vincere una gara. Dettagli
  15. Ho imparato cosa sono i congiunti
  16. Ho imparato ad essere felice di non avere un congiunto stabile (no, cazzata, lo sapevo già)
  17. Non ho imparato ad essere ordinata. Per la gioia di mia madre
  18. Ho imparato ad essere una top player nel fare la spesa, e penso anche di aver collezionato qualche Guinnes World Recordquarantena
  19. Ho imparato a far ridere tutto il supermercato, commesse annesse e ho pure strappato applausi quando ho velatamente (ma non troppo) insultato una signora che era uscita di casa tre giorni consecutivi a caccia delle uova. Anche se le mie note vicende al supermercato sono un aspetto di vita quotidiana
  20. Non ho imparato a non dire “Magari” ogni qualvolta la D’Urso appaia in tv affermando “Live – Non è la D’Urso”….magariiiiiiiiiiiii
  21. Non ho imparato a sentire la mancanza del calcio, nel senso che ci ho convissuto nonostante facesse male. Ma male male
  22. Ho imparato che su Premium Cinema & co fanno un film decente ogni 9 giorni. E per la maggior parte delle volte lo piazzano alle quattro del pomeriggio. E per la maggior parte delle volte finivo per scoprirlo a mezzanotte quando cercavo disperatamente pellicole commestibili che mi accompagnassero verso la fase rem
  23. A seguito del punto precedente, ho imparato a non incazzarmi più con la tv italiana, che trasmette robe indecenti, se non fosse che ho capito che non sono proprio portata per seguire film, serie tv e chi più ne ha più ne metta…ma….distanziamento
  24. ma…ho imparato a guardare A star is Born. Ok ho finito di guardarlo ieri sera per dirla tutta. Ma l’ho visto. Tutto per di più. Alleluja, le mie amiche non potranno più discriminarmi
  25. Ho imparato a mettere like ad ogni post di Edoardo Leo. Che ve devo di’…me fa sangue
  26. Ho imparato che la mascherina non è poi così malaccio, soprattutto per certe facce, soprattutto per la mia e che potrebbe essere la volta buona che con la mascherina si rimorchi post quarantena
  27. Non ho imparato a non cantare sotto la doccia, per la gioia dei vicini, ma…
  28. …ma ho imparato a non cantare sul balcone. Solamente perché non ho il balcone
  29. Ho imparato a disdire un servizio della Vodafone dopo mesi e mesi di tentativi falliti
  30. Ho imparato che il livello di disperazione degli uomini sia direttamente proporzionale all’incremento dei miei nuovi follower su instagram e che questo non può essere solo un segno del destino. A breve pubblicherò la lista e ve lo dico così, Gianluca Curci e Ricardinho Alves Fernandes, ci siete pure voi.
  31. Non ho imparato ad accettare la mia cellulite anzi…qui il livello di depressione raggiunge picchi epici
  32. Ho imparato a non prendere multe per il disco orario, semplicemente perché i parcheggi erano gratuiti e perché sarò uscita 4 volte in tutta la quarantena
  33. Ho imparato a non ubriacarmi fra le mura domestiche (eccezion fatta per Pasquetta)
  34. Non ho imparato a non ubriacarmi, in tutti i posti che non siano mura domestiche quindi…sto arrivandooooo
  35. Ho imparato ad apprezzare ancora di più Giorgio Chiellini. Mi piacciono le persone che si mettono a nudo e che dicono ciò che pensano, anche perché 2 sberle a Felipe Melo gliele avrei date pure ioVincenzo de luca
  36. Ho imparato chi è il mio politico preferito: vince a mani basse il governatore della Campania Vincenzo De Luca…dai ma quanto spacca? Fa troppo ridere
  37. Non ho imparato ad usare tik tok. Non l’ho nemmeno scaricato a dire il vero, e sono sopravvissuta lo stesso a questa quarantena
  38. Ho imparato ad applaudire Giletti all’Arena della domenica sera. Cioè ma lo avete visto con che foga cazzia tutti? Mi fa venire voglia di dare 2 sberle a Felipe Melo
  39. Ho imparato ad inventarmi giochi online per le mie amiche come se piovessero…ed aggiungo solo tre parole: “Avanti un altro
  40. Non ho imparato a fare le telecronache ma mi sono comunque divertita con i i colleghi della “Resto a casa Cup
  41. Ho imparato a scaricare i video di instagram e Facebook, per tutte le info contattarmi in direct, grazie
  42. Ho imparato a rompere le palle per cause nobili, come fare beneficenza, ed ho utilizzato il mio lavoro per riuscirci. E di questo ne sono molto orgogliosa
  43. Ho imparato a restare in piedi nonostante le brutte notizie, e a rendermi conto che sono più forte di quanto pensassi
  44. Non ho imparato a mettere le smalto. Niente da fare proprio, che palle però…
  45. Ho imparato ad usare il sito dell’Inps, è il sito dell’Inps che non ha ancora imparato ad utilizzare il mio iban
  46. Ho imparato a darmi nuovi possibilità e ad avere un po’ più di pazienza (o almeno spero)
  47. Non lo so cos’altro ho o non ho imparato ma non potevo finire col quarantasei

Bye bye quarantena, ma “grazie” per essere passata di qui