Le parole talvolta non servono, alleviano un po’ il dolore, soffiano sulla ferite, proiettano momentaneamente in altre dimensioni, ma non servono a cambiare le cose, a dare nuove speranze e nemmeno a voltare pagina. Il dolore fa parte del percorso, bisogna saperci convivere, bisogna riuscire ad inglobarlo in un angolo di se stessi e bisogna trovare il coraggio, la forza di ripartire, in un modo o nell’altro.
Lo sgomento di un anno fa lo ricordo bene ed è quasi lo stesso di adesso quando mi imbatto in una missiva che è una carezza sull’anima, non trovo altro modo per definire il coraggio e la purezza di un padre ed una madre che riescono ancora a sentire il battito del proprio cuore e che riescono ancora a respirare nonostante la rabbia per quella stessa vita, tanto amata, e tremendamente crudele.
Un anno fa se ne è andato Davide Astori ed io non voglio dire niente se non invitarvi a leggere le parole di una madre ed un padre che stanno compiendo un vero miracolo, ovvero andare avanti affidandosi ancora e nonostante tutto al sentimento più profondo: l’amore.

Un anno senza Davide non si può raccontare. Non esistono le parole, ma forse neanche servono, perché in fondo quello appena passato è stato un anno CON Davide, in un modo diverso e che non avremmo mai voluto scoprire, ma comunque insieme a nostro FIGLIO.

Ecco, INSIEME è la parola che vorremmo pronunciare più forte, ma non possiamo. La nostra voce oggi non è più quella che Davide ha sentito sin da bambino e forse adesso farebbe fatica a riconoscerla, perché il dolore l’ha cambiata per sempre.

Per questo non riusciamo a leggere questa lettera e affidiamo a voi i nostri sentimenti, così come tanti amici hanno fatto in questi giorni in cui il ricordo si è fatto inevitabilmente più intenso.

Per noi Davide NON È UN RICORDO che si attenua o si riaccende a seconda delle circostanze, semplicemente perché Davide non è un ricordo: Davide è una PRESENZA.

Davide è vicino a noi ogni istante. Lo vediamo nella nostra splendida nipotina Vittoria, un piccolo miracolo che ci fa trovare il coraggio di lottare contro la tristezza ogni giorno. Lo rintracciamo nelle parole di molte persone, anche sconosciute talvolta, che hanno il bisogno di testimoniarci quanto Davide sia per loro un riferimento, un esempio, a volte uno stimolo per affrontare i momenti più duri. E poi lo ritroviamo nei racconti di chi lo ha conosciuto, degli amici che hanno condiviso con lui gli attimi più felici della sua vita, racconti che ci fanno sentire ancora il suono contagioso della sua risata o quello più profondo della sua saggezza, a volte troppa per un ragazzo così giovane.

Tanti in questi mesi ci hanno detto che il nostro Davide era speciale, dotato di una GENTILEZZA rara, spesso disarmante. Ed è vero. Davide non doveva sforzarsi per esserlo, è sempre stato così, sin da bambino: naturalmente, istintivamente, gentile. Ma guai a scambiarla per debolezza o remissione: era la sua FORZA. Davide era fortissimo, era la roccia a cui aggrapparci. Per questo noi oggi cerchiamo di essere forti come lui, ma soprattutto come lui ci vorrebbe. È la nostra SFIDA quotidiana, durissima, ma ci proviamo. Grazie a Davide, che ci ha lasciato l’eredita più preziosa che si possa desiderare: un amore infinito. Quello della gente per lui, quello di Davide per la gente, ma soprattutto quello di Davide per la vita.

Continuate a ricordarlo e non stancatevi di raccontarlo. Rivederlo sorridere in una foto, osservarlo correre nelle immagini, sentirlo nei vostri aneddoti non ci fa soffrire: per noi è come RIABBRACCIARLO ogni volta“.

 

Io lo so cosa state pensando: la mary seven in versione stilosa, romantica, tutta occhi a cuore e baci perugina? E intanto avete pure la bocca spalancate e le mani sulle guanciotte in versione emoticon da whatsapp…
A volte riesco a sorprendervi e sorprendermi. Sarà che siamo quasi in “quei giorni lì”, sarà il cucchiaio di Nutella di ieri sera ancora in circolo, sarà che sempre ieri sera mi sono imbattuta per puro caso nell’Isola dei Famosi e in Stefano Bettarini:Domani è San Valentino auguri alla mia Nicoletta, ti amo” e ho vomitato la cena ma, eccomi qua a dire la mia sul giorno degli innamorati.
A prescindere dal fatto che il consumismo voli più in alto degli acuti di Adele, mi sono posta una sola domanda e mi sono chiesta: ma davvero c’è bisogno di un giorno ben preciso per dichiarare il proprio amore?
Prima di rispondere ho snocciolato nella mia testa l’elenco di frasi d’amore e dichiarazioni strappalacrime da film in cui le favole sono all’ordine del giorno e poi ho rapportato tutto alla vita reale con un algoritmo che Mark Zuckerberg sarebbe orgoglioso di me.
Poi però ho preso in mano il concetto d’amore che probabilmente avevo scritto sul mio diario col lucchetto delle medie e mi sono lasciata andare al profumo inebriante di una sensazione che in fondo è nel cuore di tutti noi.
Il segreto è allargare gli orizzonti e non focalizzarsi su un mazzo di rose rosse, su un messaggio che non arriverà mai, su quell’abito da sera comprato ed indossato per sfilate lunghe dalla camera alla cucina e mai per l’occasione da sogno, il segreto è rendersi conto che l’amore ha mille sfaccettature è che sa travolgerci come nient’altro al mondo. L’amore per un partner è una cosa meravigliosa, ma l’amore per una madre, l’amore per un fratello, l’amore per il compagno di banco che ha condiviso con noi anni di ansie e di “non ho studiato un cazzo, mi suggerisci?”, l’amore per un amico che trova sempre la frase giusta per strapparti un sorriso, l’amore per un cane che scodinzola già da quando sente il rumore della tua auto entrare in cortile, l’amore per una passione, per uno sport, l’amore per il proprio lavoro, l’amore per due nipoti che sono luce per i tuoi occhi, l’amore per una passeggiata al chiaro di luna o nel mezzo di un pomeriggio qualunque, l’amore per un libro che ci ha cambiato la vita, l’amore per una scelta che ci ha trasformato la vita, l’amore per una vaschetta di gelato che ci farà vedere più grasse un secondo dopo averla deliziata, ma più leggere nell’animo nello stesso istante in cui il nostro gusto preferito si scioglierà in bocca ed i pensieri svaniranno, l’amore per un posto che sarà sempre il tuo posto o “il vostro posto”, l’amore per una canzone che saprà descrivere in maniera quasi perfetta uno scorcio di vita, l’amore per una foto che raccoglie ricordi lontani fatti di sorrisi gentili, l’amore per quel cuscino, stretto fra le mani, che profuma di buono, l’amore per quello sguardo che ti toglie il respiro e che allo stesso tempo sa donarti ossigeno, l’amore per un progetto che sa esprimere il massimo della creatività o per un sogno che sa aspettare pazientemente il suo turno senza sgretolarsi, l’amore per quella pacca sulla spalla e per quel “non fa niente”…tutto questo e molto altro hanno forse meno valore?
L’amore è una legge universale da cui non si scappa e che merita attenzione e rispetto, è il tatuaggio che avete sulla vostra anima che vi è stato donato prima del via e vi accompagnerà per tutto il viaggio, è un segno distintivo di cui vorrete anche liberarvi in certi momenti ma che porrà l’accento su ogni sussulto della vostra vita, dandovi sempre la possibilità di vedere le cose da un altro punto di vista, come una finestra sul mondo apribile solo con la vostra impronta digitale o con il vostro sorriso, a libera scelta.
E allora torniamo alla domanda perché se la domanda è: davvero c’è bisogno di un giorno ben preciso per dichiarare il proprio amore? La risposta è sì, ed è sì perché talvolta il coraggio si deposita in soffitta e non trova la forza per scendere le scale, fin quando una folata di vento spalanca ogni spiraglio e lo fa uscire anche dal più piccolo degli oblò. San Valentino è proprio quella folata di vento, quell’arietta che vi scuote dal torpore di un inverno gelido, quell’arietta che smuove i panni al sole, che ha la forza di prendere il coraggio a due mani e di trascinarlo nel più remoto angolo di mondo, talvolta a forma di un paio d’occhi neri e di un sorriso così disarmante da liquefare pure la muraglia cinese. Si ama ogni giorno, si amano un miliardo di cose al giorno, ma il fuggi fuggi generale ed i pensieri che si accavallano, ridimensionano anche il nostro cuore e ci fanno credere che non sappia più battere ma solo tenere un ritmo costante che vale a malapena per sopravvivere.
Investite cinque euro in una rosa rossa, uscite mezz’ora prima dal lavoro e cimentatevi in una cenetta di un paio di portate, passate dal supermercato e ricordatevi quali sono i suoi cioccolatini preferiti, od il barattolo di nutella nel caso in cui voleste esagerare, smanettate sul web e cercate quella che secondo voi è la più bella poesia d’amore, stampatela e fategliela trovare sul cuscino, “rapitevi” anche solo per uno spritz di mezz’ora o per una pausa pranzo dove il menù “tutto compreso a 10 €” pare la cena stellata nel più prelibato ristorante Michelin del mondo solo perché di fronte a voi c’è la sensualità di un uomo che vi fa impazzire per come vi versa un bicchiere di vino o di una donna che non rinuncia al dolce. Indossate il paracadute e lasciatevi trasportare dal vento fin dove i vostri respiri saranno troppo intensi per disunirsi e le vostre labbra l’unico panorama visibile dai vostri occhi…
…e se anche la notte passata il vostro letto vi è sembrato troppo vuoto, non dimenticatevi di dichiararvi, potreste scoprire che quella persona non aspettava altro, non aspettava che voi, e se invece quella dichiarazione così attesa non dovesse mai arrivare, allora amatevi voi che gli altri hanno da fare.

Buon San Valentino (non lo dicevo dall’89 😂)

ps. devo aver esagerato con la Nutella 🙈
pps. ogni riferimento non è puramente casuale 💙

Non avrei mai pensato di poter esultare con un Criiiiiiiistianoooooooo Rrrrronaldooooo e di veder combaciare le mie urla con affascinanti immagini in bianco&nero eppure da quella conferenza che mi fece capire “È tutto vero” sono trascorsi mesi di indizi ormai pronti a tramutarsi in prove. E la prova che tutto possa finalmente andare come da tempo speriamo, sei proprio tu Cristiano Ronaldo.

L’amarezza per un pareggio e per un’uscita di scena inaspettata, la fame di gol e la voglia di caricarti sulle spalle un intero popolo che non aspetta che te, la lucidità nelle analisi, l’eleganza dei tuoi gesti, il tuo marchio di fabbrica prima, durante e dopo un gol, l’esserti cucito addosso una casacca da sempre meravigliosa ma da qualche mese ancor più pezzo pregiato di un mondo che conosce la straordinarietà della tua presenza, gli obiettivi tuoi che sono di tutti, ed un amore, un affetto che probabilmente solo nei nostri più bei sogni pensavamo di poterci scambiare così, irrefrenabilmente ed incondizionatamente.

Ed oggi tu che sei l’uomo dei record per eccellenza, prendi un numero e lo aggiungi alla tua età a testimonianza di un tempo che passa e che non ha padroni se non se stesso, un tempo che però sa prendersi tutto e restituirti altrettanto se rispettarlo, accettarlo e maneggiarlo con cura rientrano ogni anno nella lista dei tuoi buoni propositi…

ed il tempo vale molto CR7 e questo ce lo insegni proprio tu che a volte in un millesimo di secondo sai trasformare la speranza in realtà e sai volare alto osservando tutto da un’altra prospettiva, da una finestra che forse fino a qualche mese fa era sempre stata chiusa, trascinando in cima quegli abili sognatori che quella vetta, fino ad oggi, l’hanno solo sfiorata.

E allora buon compleanno a te che hai scelto di affacciarti sul nostro mondo e di condividerlo…buon compleanno Cristiano Ronaldo o più semplicemente CR7 e perdona il nostro egoismo se mai come stavolta speriamo che il regalo sia tu a farlo a noi, perché insieme abbiamo nuvole e stelle da oltrepassare ed uno spettacolo da goderci. E per sdebitarci non temere, sapremo farlo al momento giusto…in fondo se ti dico standing ovation ti sovviene qualcosa?

Ho preso in mano la lista dei buoni propositi del 2018 e non ho fatto altro che arrabbiarmi con me stessa. Ho chiuso gli occhi nella speranza di riaprirli e non trovarmi di fronte a quei 53 punti di cui meno della metà si è trasformata in cosa fatta. E le colpe, al di là di un destino che non sempre è di luna buona, sono soltanto mie. Perché se alcuni limiti oggettivi faticano a dare tregua, altri hanno la flessibilità giusta per essere deformati a tal punto da assorbire le sembianze di un sorriso che basterebbe per vedere tutto da un’altra prospettiva dando alle cose una luce nuova, filtrandole come un post su instagram che in realtà è solo un appuntamento con la propria memoria per fissare lì, in quell’angolino di anima, un ricordo che vale come punto di partenza.

Poi ho richiuso gli occhi ed ho provato a rendermi conto della vita che mi è passata addosso. 
Ho respirato ed analizzato tutto ciò che mi venisse alla mente dandomi le colpe che merito e le lodi che merito. Perché deve essere così, perché è giusto così.
Ho fatto diversi sbagli quest’anno.

Ho sbagliato quando non mi sono concessa un taglio di capelli in più, un tacco dodici in più, un libro in più, una giornata in più, solo per me, ho sbagliato quando non ho saputo valorizzare a puntino il mio lavoro, per la paura di non essere all’altezza.
Ho sbagliato quando non ho detto sì a quell’amica, o presunta tale, che in realtà aveva bisogno di un sì qualunque e non del mio, ed ho sbagliato perché avrei dovuto dimostrarle che in realtà non perdo l’equilibrio salendo le scale e lasciandola alle mie spalle, né “lei” né chiunque altro.
Ho sbagliato quando ho lasciato quel progetto a metà, prometto che lo rispolvererò.
Ho sbagliato quando non me ne sono fregata abbastanza dei giudizi altrui, ma siamo sulla strada giusta, almeno io, perché voi, beh voi siete dei poverini.
Ho sbagliato tutte le volte che non mi sono vista bella, né carina, né accettabile, né adeguata, in pratica sempre. Questa è una ferita aperta ed una lotta continua che non mi dà tregua.
Ho sbagliato perché non ho avuto abbastanza coraggio e forse questa è una delle cose che mi rimprovero maggiormente e che mi fa più male.
Ho sbagliato perché avrei potuto dire qualche grazie in più e qualche scusa in più, ah l’orgoglio, e forse avrei anche potuto concedere qualche abbraccio in più e qualche bacio in più, ma ho il cuore di pietra.
Ho sbagliato perché sono ancora troppo sensibile e questo proprio perché ho il cuore di pietra.
Ho sbagliato quando non mi sono innamorata di me stessa quelle sere in cui ho indossato il mio “vestito migliore” nella speranza che tu potessi guardare me, oltre l’intimo di pizzo intendo, guardarmi per spogliarmi di ogni mio dubbio ed insicurezza ed apprezzarmi non solo per quello che sono ma per quello che saremmo. Perché se fai qualcosa che è puramente interpretabile ecco, non puoi pretendere che dall’altra parte ci sia qualcuno che interpreti tutto esattamente come lo interpreti tu e non è nemmeno questione di illudere, è questione di non chiedere, di stare a debita distanza solo per non sapere, per la paura di un sì che scombussolerebbe la tua vita ordinaria e arida di sussulti, o di un no che al contempo ti darebbe lo stesso scricchiolio al cuore e la stessa forza per prendere una decisione che saprebbe portarti oltre, là dove i tuoi occhi non osano e la tua anima cerca ossigeno. Ma ad un certo punto, punto giusto? Punto e a capo, e così sia. È ancora non so perché il destino mi sbatta in faccia segnali al led tutte le volte in cui io dica stop, tutte le volte in cui io dica “Questa è l’ultima”, ma spero che il 2019 sia più clemente perché tutti questi segnali portano verso strade che percorse da sola sono buie, desolate, insignificanti e non arrivano mai a destinazione, mentre io ho bisogno di arrivare lontano. Da sola evidentemente, ma lontano, dove io so.

Chiudo gli occhi di nuovo e mi trema il cuore.
Mi balzano in testa le immagini di un’estate vissuta a mille, le immagini di un torneo che mi ha vista rinascere, le immagini dei concerti che mi hanno cullato e degli amici, quelli veri, che ci sono sempre stati. Le immagini di Milano di giorno e di Milano di notte (adoro), le immagini degli spritz condivisi e pregustati, le immagini di tutte le mie corse, dei miei sacrifici, l’immagine di mia madre che mi vede stanca ma felice, le immagini di una videocamera e di un microfono, le immagini di tutte le scommesse vinte talvolta con qualche mano d’azzardo. Mi trema il cuore quando penso a Berlino, a quanto ho voluto quell’esperienza, a quanto l’ho costruita tassello dopo tassello, a quanto mi sono sentita figa (per una volta) in quell’Olimpia Stadium da brividi, mi trema il cuore quando penso che io e le mie pesti siamo ancora insieme su un percorso così complicato ma così voluto e mi trema il cuore perché mi amano incondizionatamente e perché stiamo costruendo insieme qualcosa di unico che non avrà mai eguali nella vita.
Mi trema il cuore per quel sì che nella mia testa è frullato per giorni, pronunciato in maniera titubante, sussurrato quanto basta per salire su una nave rossoblù comandata da pulcini che sanno dove condurla. Ho trovato un altro posto che sa di casa.
Mi trema il cuore tutte le volte che penso alle mie notti insonni, fra pensieri e pezzi che riescono a trovare forma solo nel buio, fra un lavoro che mi succhia pure il midollo ma che è anche la più magica delle pozioni che vale scorci di felicità.
Mi trema il cuore per ogni immagine di un rettangolo verde che no, non ce la faccio, sono fatta così, sono matta così. Ogni minuto di quei novanta minuti ha le stesse emozioni della prima volta, ha le stesse emozioni dell’ultima volta e quella passione che se tradotta in litri traboccherebbe pure dalle damigiane di un paradiso di vino, resta sempre il mio orgoglio più grande. Dio benedica mia nonna o chiunque me l’abbia trasmessa perché è il più bel difetto di fabbrica che io abbia.
Poi mi balzano alla testa le immagini di uno specchio a forma di maryseven.it, uno specchio da maneggiare con cura ma che non incute più timore: riuscire ad aprirsi, a confrontarsi, a raccontarsi è un processo lento e faticoso, ma io so che sono nata per domarla quella fatica.
E poi ancora ci sono le immagini di te che mi chiami zia per la prima volta ed io che mi sciolgo, le nostre mani che si intrecciano, i tuoi giochi, i tuoi occhietti furbi, le canzoni che dondolano te, alle prese con la nanna, me, alle prese con l’amore che non conoscevo. E come se non bastasse, voilà: tutto elevato al quadrato, perché la vita mi ha dato due opportunità per rinascere e quelle opportunità siete voi, voi che siete tutto l’amore del mondo ed io che per una volta riesco a sentirmi amata come non mai. Riky del mio cuore, Lorenzino del mio cuore, per sempre.

E così tracciamo la linea, voltiamo pagina come si suol dire.
Alla luce di tutto questo non faccio altro che rendermi conto di ciò che sono: un casino vivente. Scombussolata, strampalata, ironica, pazza, orgogliosa, disordinata, insicura ma allo stesso tempo decisa, ammaccata, ferita, delusa, semplice, onesta, ma con una forza incredibile. Mi crogiolo in questo e vado avanti. A testa alta e con il mio sorriso.
Vera più che mai, pura, uragano fra la tempesta.
Ho ancora tanta troppa voglia di scalare le montagne.
Non soffro più di vertigini.
Fammi volare 2019.

Un passo indietro ma solo per prendere le rincorsa“.

Doing what you like is freedom, loving what you do is happiness”.

E fu così ci prendemmo anche delle puttane, in effetti mancava all’appello.
L’uscita di Di Battista e Di Maio i leader del partito 5 stelle sta facendo il giro del mondo e così volevo spendere due righe per dire la mia, ma giusto due righe perché in fondo non si meritano molto.

Noi giornalisti siamo quelli che questo lavoro, sognato da sempre, non riusciremo a farlo mai o quasi mai come vorremmo.
Essere giornalisti, oggi, non vuol più dire essere un prescelto che si cimenta in un lavoro nobile, tutt’altro, essere giornalisti vuol  dire essere appaiati a la qualunque in grado di fare una frase con soggetto – verbo – complemento senza un minimo di cognizione di causa, della serie “che ci vuole, sono capaci tutti” e fanculo alle lauree, ai master che ti spennano e agli stage sottopagati.

Ma mettetevi comodi perché il bello deve ancora venire.
Noi giornalisti di oggi siamo quelli che questo lavoro se lo devono mantenere, manco fosse una suocera o un fidanzato sfaticato, siamo quelli che per fare anche i giornalisti dobbiamo essere pronti e capaci a fare tutt’altro, siamo quelli che non possono neanche permettersi di guardare il conto in banca per paura di avere un mancamento, siamo quelli che non esistono domeniche, Natali, Pasque, ferie, giorno e notte e notte e giorno, siamo quelli che non possono stare fermi, quelli che devono stare al passo, quelli che ci rimettono, quelli che comunque vada non sono stati onesti, siamo quelli esaltati, poco umili, capaci solo di sparare sentenze, siamo quelli che “uomo o donna” c’è una bella differenza, siamo quelli che pioggia, vento, sole, ciclo, febbre a 39, gravidanza, labirintite, cambia poco, se vuoi avere due spicci “zitto e lavora”, siamo quelli che non possono presentarsi in gonna perché “Dio che volgarità” ma nemmeno in tuta “Da dove è uscita questa? Dalla Decathlon?“, siamo quelli che il disordine è il nostro pane quotidiano e che la pausa pranzo l’abbiamo consumata in macchina e che la macchina è sempre un ufficio, siamo quelli che devono necessariamente sapere tutto (altrimenti non siamo in grado) ma se sappiamo “tutto”, “Che pettegola”, siamo quelli che devono avere sempre coraggio a prescindere e a cui, talvolta, viene posto il divieto di sentimenti, o addirittura d’innamorarsi.
C’è sempre un però nelle cose.

Siamo quelli veri, quelli che la codardia non sanno dove si trovi, siamo quelli sempre sul pezzo e se lo siamo non è solo per tempismo, è per passione, la nostra arma migliore. Non posso dire che siamo tutti uguali e forse il bello è proprio questo, il non essere tutti uguali, perché c’è chi preferisce la carta stampata, chi il web, chi un blog che riesce ad aggiornare solo all’una passata di notte e sui cui si poseranno forse tre paia di occhi, siamo quelli che credono ancora nel diritto d’informazione e nella verità, quelli curiosi, che scavano, che vanno a fondo e non s’arrendono, quelli da “sposare” nonostante una vita piena di casini e nonostante nessuno abbia il coraggio di farlo, siamo quelli nati con questa predilezione o riscoperta lungo un percorso, ma attaccata visceralmente al più profondo e remoto dei sogni richiuso nel più segreto dei cassetti di un armadio a sei ante rilegato in soffitta, ricoperto di polvere ma mai troppo lontano dalla nostra luce, quella che, in un modo o nell’altro, sa sempre emergere dal buio più profondo.
Siamo quelli delle spalle larghe, della vita in salita perenne, dei sacrifici che non bastano mai e quelli della mente e del cuore, sempre e incondizionatamente…fuori dal coro ma unici.
Poi forse, o senza forse, qualcuno sarà pure pennivendolo e puttana, perché in fondo alla fine del mese dobbiamo arrivarci tutti e perché essere puttana, il mestiere più antico del mondo, ha anche quel non so che di tradizione, storia, memoria.

La nostra più grande fortuna
, però, la costituite voi, che ogni tanto sparate a zero dandoci luce ma che soprattutto, passino le esigenze del paese, passino i decreti, le leggi, le presenze in parlamento, le promesse mai mantenute, il dovere, la dignità e l’orgoglio di saper rappresentare al meglio un grande paese, passino tutti questi fronzoli, l’importante è “a puttane sempre presenti”.

Buonanotte Cara Italia.

Il primo sguardo è stato il tuo, i nostri occhi si sono incrociati e si sono scelti, si sono intrecciati senza mai più slegarsi.
Le prime mani sono state le tue, mani che mi hanno cullato e scaldato, mani che mi hanno dato l’appiglio a cui mi sono sempre aggrappata con la convinzione che da lì non sarei mai caduta.
Le prime braccia sono state le tue, braccia che mi hanno accolto, consolato, confortato, tenuta al riparo quando avevo bisogno di protezione, lasciato andare quando le sentivo troppo strette per le mie ali ingombranti.
La prima dose di passione, di grinta, di testardaggine, di determinazione, di ribellione, di coraggio, di cazzutaggine, di permalosità, arriva da lì, da quel caratteraccio a tratti spigoloso, a tratti troppo sensibile, orgoglioso per dimostrarlo al mondo, forte abbastanza per trattenere tutto dentro, assorbire i colpi e restare in piedi, camminando a testa alta con gli occhi dritti all’orizzonte e l’obiettivo mai troppo distante da far prevalere il tremolio delle gambe su quello del cuore.
Ma davvero tu, proprio tu, sei qui a preoccuparti del giudizio della gente? Tu che più di tutti ha imboccato la tua strada fregandotene delle scorciatoie e dimostrando di farcela con le tue sole forze?
Tieni sempre a mente dove finisce l’uso e dove comincia l’abuso
Tutto ciò che non uccide, fortifica“.

È passato del tempo, tanto non lo so, quanto basta per rendermi conto che ancora oggi ogni primo pensiero dinanzi alla salita, a pochi metri dal traguardo, o pochi metri dopo averlo oltrepassato è per te, te che sei forza assoluta, roccia che non sa sgretolarsi e bene infinito.
Come sempre questa è per te, per tutte le volte che me l”hai cantata e per tutte le volte in cui ancora risuona nella tua testa, te che sei e sarai sempre la mia roccia, ed io la tua bambina.

Buon Compleanno Papy 💙

Si celebrano oggi i nonni, sinonimo di bontà, forza, amore incondizionato, abbraccio.
Sinonimo di angeli custodi, talvolta, come nel mio caso.
Si celebrano oggi ma si adorano ogni giorno perché in fondo la scorta di caramelle arriva da lì, ma anche tante sembianze del nostro carattere e del nostro aspetto che spesso prendono origine dal “Grand Père” o dalla “Grande Mère” che ci ha visto nascere, crescere, sbocciare.
Non tutti hanno questa fortuna, purtroppo, ma tutti a mio avviso devono riuscire a trovare il senso per darsi pace di fronte alle dure prove che la vita ti sbatte in faccia e di fronte ai vuoti che in realtà non saranno mai colmati. Garantisco, però, che sapere di somigliare a colei che mi ha dato i capelli ricci, la ciccetta, il nome e la mia smisurata passione per il mondo del calcio (ma anche la forza per far valere i miei diritti), dà sollievo ed anche speranza nella convinzione che un giorno quelle mani possano finalmente intrecciarsi e quegli occhi perdersi gli uni negli altri.
Così lontani, ma così vicini, con i buchi nel cuore che solo la vostra luce, filtrando le nuvole, sa rendere meno bui.
Teneteveli stretti i nonni anche quando brontolano, soprattutto quando brontolano, non avete di quanto quel borbottio significhi amore.
Grazie per le capriole e le Rossana, grazie per le partite a carte ed il tuo umorismo, grazie per quella foto e per quelle tracce di te, in me.
Buona festa a tutti i nonni, ma soprattutto ai miei, dolci angeli custodi.

Ps. non può essere un caso che per la festa dei nonni sia stata scelta la data del 2 ottobre, giorno in cui la Chiesa celebra i suoi angeli custodi, e no, non può essere un caso che prima di questa scelta il giorno dei festeggiamenti combaciasse con il 29 settembre, San Michele. 💙

Se al mattino il panorama dalla vostra finestra non è esattamente questo, e se un panorama così non lo trovate nemmeno nel vostro letto o ancor peggio nemmeno se sfogliate tutte le foto profilo whatsapp di tutti i numeri salvati dal 92 ad oggi (compresi quelli dell’idraulico che vi ha sistemato il water nel 2012 e dei flirt estivi dell’estate 2004 quando eravate giovani, poco più che maggiorenni, magre e con le tette), non vi resta altro da fare se non passare in via Carlo Noè a Gallarate. Perché Yamamay che spesso ha fatto in mille pezzi la nostra autostima con poster di strafighe da urlo capaci di creare coda anche alle 3 di notte, per una volta si è ricordata delle comuni mortali che non solo per indossare un completino da top model devono vendere un rene causa tour “tutto compreso” dal chirurgo plastico ma che soprattutto uno così only nei poster, col binocolo, di passaggio e mettiamoci pure un po’ di nebbia.

Grazie yamamay, grazie CR7, il bel paese è ancora più bel da qualche mese a questa parte

Ps. No, non è una grattugia per il formaggio e no, i quadratini non sono quelli di tetris.

Sono rientrata da tre giorni e ho già iniziato a sbirciare i ponti ed i fattibili momenti di relax prevedibili per la prossima stagione, così da portarmi avanti, da non prenotare tutto all’ultimo minuto come il mio solito, così da lanciarmi su easyjet alla caccia di un volo fighissimo a pochissimo prezzo, così da spuntare qualche voce dalla lista “Posti che vorrei vedere” ma, d’un tratto, mi sono ricordata del lavoro che faccio e mi sono data l’unica risposta plausibile: io non ho ponti né giorni liberi da qui al 2000 e mai. Perfetto.
Le domeniche dunque saranno la solita corsa tra un campo di calcio e l’altro, non senza concedermi il lusso di indossare una divisa (nella quale non entrerò più, pace e bene), mentre le lasagne di mia madre saranno il continuo sali scendi dal mio esofago al mio stomaco (ribadisco che non entrerò nella divisa e ragionandoci bene nella taglia che vorrei non ci sono mai entrata, a posto così). Zaino e computer in spalla, borsone nel baule comprensivo di cambio d’abito per l’apericena della domenica sera, una volta sopravissuta a tutto, whatsapp che chiede pietà, l’iphone che mette a dura prova la sua batteria, imprecazione facile nel caso di pioggia, dono dell’ubiquità per essere su più campi, chiacchierata amichevole con il nonnino tifoso di turno, messaggino tattico “Potevi mettermelo mezzo voto in più”. Va beh, il quadro sulle mie future domeniche è chiaro.
Molto bene, andiamo avanti. Dicevamo? Ah sì, le mie vacanze.
Il solito sproloquio ve lo risparmio, questa volta mi butto su una lista stile figure Panini “Ce l’ho, ce l’ho mi manca”.
Al netto delle mie tre/quattro tappe ecco il mio tirar le somme su sti benedetti 16 giorni di holidays.

Tappa n° 1 – Berlino
– Viaggio di andata, nessuna esplosione del bagaglio a mano ✔︎
– Farsi perquisire all’aeroporto causa bomboletta di schiuma per i capelli ricci eccessivamente grande  ✔︎
– Viaggio di ritorno, nessuna esplosione del bagaglio a mano ✔︎
(e già mi pare di aver detto molto)
– Imprecare con la wind non appena giunta in terra tedesca ✔︎
– Recuperare la schiuma per i capelli ricci  ✔︎
– Nessuna lite con i tedeschi ✔︎
– Accredito stampa al collo ✔︎
– Vedere l’Italia vincere una medaglia ✔︎
– Vedere l’Italia vincere una medaglia d’oro ✔︎
– Cantare l’inno di Mameli a squarciagola, alla faccia dei tedeschi ✔︎
– Visitare l’Olimpia Stadion ed innamorarsene ✔︎
– Gustarsi il cielo azzurro sopra Berlino ✔︎
– Condividere il media center con altri giornalisti fighissimi (va beh, con dei giornalisti fighissimi, togliamo altri) ✔︎
– Intervistare una buona schiera di campioni dell’atletica ✔︎
– Non svenire ✔︎
– Non incespicare ✔︎
– Non cancellare sbadatamente foto, video, interviste e bla bla bla ✔︎
– Riuscire a parlare inglese senza sembrare dislessica ✔︎
– Vincere una medaglia personale (giuro che ce l’ho ed è pure d’argento) ✔︎
– Fare una colazione stile “Inizio ad ingrassare appena varco la porta” ✔︎
– Fare figure di merda passando leggermente inosservata ✔︎
– Fare figure di merda condivisibili a reti unificate ✔︎
– Farsi pungere da una vespa ✔︎
– Condividere l’esperienza con un ottimo compagno di viaggio ✔︎
– Vedere il mac svampare davanti agli occhi ✔︎
– Non morire ✔︎
– Chiamare disperatamente il tecnico per eccezione (mio fratello, sant’uomo) ✔︎
– Riuscire a spiegare a mia madre e mio padre cosa stessi facendo a Berlino ✔︎
– Accorgersi che ne sapevano quasi più di me ✔︎
– Finire in tv ✔︎
– Finire in tv e spiegare a mia zia che non è un dramma se non mi ha visto ✔︎
– Mangiare il bretzel ✔︎
– Dormire 10 ore in tre giorni ✔︎
– Ridere, sorridere, ridere a crepapelle
– Alcol ✔︎

Tappa n° 2 – Basilicata 
– Riuscire a ripreparare la valigia in meno di mezz’ora ✔︎
– Riuscire a trascinarla sul treno ✔︎
– Non perdere il treno ✔︎
– Vedere un treno (anzi due) arrivare  puntuali e per di più al sud ✔︎
– Non ingrassare ad ogni respiro e sospiro ✔︎
– Godersi un mare da favola ✔︎
– Godersi la famiglia e gli amici ✔︎
– 💙 ✔︎
– Guardarsi la prima partita della Juve e di CR7 senza assistere ai caroselli tipici, ma con un’esultanza al gol di Bernardeschi degna rappresentante del sud bianconero ✔︎
– Mangiare i ravioli ✔︎
– Ballare fino al mattino ✔︎
– Godersi il mare e la spiaggia di notte ✔︎
– Concedersi i cornetti caldi ✔︎
– Vedere i fuochi d’artificio (ed io amo i fuochi d’artificio) ✔︎
– Non litigare per il parcheggio ✔︎
– Non litigare per il posto in spiaggia ✔︎
– Innamorarsi ogni giorno di più del nipotino ed ammirarlo per la prima volta al mare ✔︎
– Fare un giro in barca ✔︎
– Non annegare ✔︎
– Dimenticarsi per ore del cellulare ✔︎
– Andare alle sagre ✔︎
– Abbronzarsi ✔︎
– Ammirare il panorama ✔︎
– Avere i brividi ✔︎
– Emozionarsi ✔︎
– Ridere, sorridere, ridere a crepapelle ✔︎
– Spararsi anche il viaggio di ritorno in treno e non riuscire a dormire nemmeno un minuto (grazie Napoli)  ✔︎
– Cibo ✔︎
– Cibo ✔︎
– Cibo ✔︎
– Alcol ✔︎
– Alcol ✔︎

Tappa n° 3 – Malta
– Rifare per l’ennesima volta la valigia in meno di mezz’ora  ✔︎
– Riuscire a non farla esplodere  ✔︎
– Arrivare sana e salva  ✔︎
– Imprecare  con la wind non appena giunta in terra maltese  ✔︎
– Recuperare la schiuma per i capelli  ricci (no, stavolta non ho azzardato all’aeroporto)
– Comprarla da un negozio di cinesi  ✔︎
– Spiccicare frasi a caso in inglese  ✔︎
– Rendersi conto che a Malta l’80% delle persone parla italiano  ✔︎
– Prendere un’infinita serie di bus senza morire (voi non avete idea di come guidino a Malta)  ✔︎
– Prendere un’infinita serie di Taxi senza morire (ribadisco, voi non avete idea di come guidino a Malta)  ✔︎
– Prendere un paio di barche a Malta senza morire (vedi sopra)  ✔︎
– Fare serata  ✔︎
– Fare nottata  ✔︎
– Disobbedire al nonno della Ste (non bevete 😂)  ✔︎
– Fare foto sceme  ✔︎
– Fare amicizia con Yummy il re del Gelato  ✔︎
– Vedere le meduse  ✔︎
– Scappare dalle meduse  ✔︎
– Completare l’abbronzatura  ✔︎
– Innamorarsi della Laguna Blu  ✔︎
– Bere alcolici nell’ananas  ✔︎
– Indossare la metà dei vestiti portati  ✔︎
– Non indossare la metà dei vestiti portati  ✔︎
– Non avere niente da mettere  ✔︎
– Rompere la cavigliera  ✔︎
– Rompere le scarpe  ✔︎
– Rompere l’orologio  ✔︎
– Rompere le p  ✔︎
– Allagare il bagno di casa  ✔︎
– Riuscir ad arrivare in aeroporto alle 5 del mattino senza prostituirsi  ✔︎
– Ammirare il panorama  ✔︎
– Godersi la Juve sul lungomare  ✔︎
– Strabuzzare gli occhi alla vista della promozione “Spritz prendi 2 paghi 1”  ✔︎
– Approfittarne  ✔︎
– Capire che il vodka lemon a € 2.95 è un dono di Dio  ✔︎
– Essergliene grata  ✔︎
– Comprare le calamite  ✔︎
– Non arrabbiarsi per un po’ di pioggerella ogni tanto  ✔︎
– Godersi l’amicizia  ✔︎
– Ridere, sorridere, ridere a crepapelle  ✔︎
– Promettere di ritornare  ✔︎
– Cibo  ✔︎
– Cibo  ✔︎
– Cibo  ✔︎
– Alcol  ✔︎
– Alcol  ✔︎
– Alcol  ✔︎

Tappa n° 4 – Venezia (toccata e fuga)
– Scegliere di atterrare su Venezia solo perchè Ryanair costava meno  ✔︎
– Progettare, a quel punto, una giornata a Venezia  ✔︎
– Arrivare, trovare 17° gradi e la pioggia  ✔︎
– Correre da Tiger per accaparrarsi il kway ad 1 €  ✔︎
– Girovagare per tre posti a caso  ✔︎
– Rendersi conto di essere tornata al nord  ✔︎
– Rendersi conto di aver finito le ferie  ✔︎
– Essere malinconica  ✔︎
– Accamparsi in stazione roba che tra i bagagli e l’abbronzatura se ci avesse visto Salvini sarebbero stati cazzi  ✔︎
– Ridere, sorridere, ridere a crepapelle  ✔︎
– Sentirsi pronta per un nuovo incasinatissimo anno  ✔︎
– Essere felice ✔︎✔︎✔︎