Trecentosessantacinque giorni dopo…

…la luce di quella notte, l’attesa, lo sguardo già pieno di te, la sensazione di non capire cosa stesse succedendo e la certezza che qualcosa stesse definitivamente cambiando, poi ci siamo incontrati, con il cuore che mi scoppiava nel petto, le mani che tremavano e la paura che i miei occhi non fossero abbastanza per meravigliarsi a tal punto da contemplarti come meriti, ma quando eri lì, fra le mie braccia, ho capito che non c’era niente al mondo che valesse quanto te.
Trecentosessantacinque giorni in cui ti ho scoperto ed amato dal profondo.
Chiudo gli occhi e ti respiro a pieni polmoni, il tuo profumo odora di vita ed inebria la mia;
chiudo gli occhi e vedo il tuo sorriso, i tuoi capelli color miele e quegli occhietti che sanno di mare, le tue mani così piccole, i tuoi piedini scatenati, i rotolini di ciccetta e quelle guanciotte, quella boccuccia che è la linea di congiunzione con il mondo.
Apro gli occhi e trovo la perfezione. Trovo una forza della natura, trovo già un “fratello maggiore”, trovo un piccolo ometto che ha saputo stravolgermi, abbracciarmi, amarmi, tenermi stretta a sé e ti prego non smettere mai guardarmi come solo tu sai fare, tu che non sei regole e che sarai sempre la mia eccezione.
Trecentosessantacinque giorni dopo ed il bello è che siamo ancora all’inizio di questa meravigliosa avventura in cui, passo dopo passo, so che non saremo mai troppo vicini per soffocarci né troppo distanti per non sorreggerci e per non sceglierci.
Io, la tua madrina, la tua zia tutta matta, ti auguro la leggerezza per volare in alto fin dove tu voglia arrivare, ti auguro giorni felici, spensieratezza, progetti, forza, sogni, salute ed amore regalandoti il mio, per sempre.

Buon compleanno Riky del mio cuore.

I love you

 

Cara Berlino,
sono arrivata qui in punta di piedi, incredula, timorosa, quasi convinta di essere troppo piccola da perdermi nella tua vastità, con mille punti di domanda nella testa, con la voglia di trovare le risposte per dissolverli tutti, sono arrivata qui tre giorni fa, pronta, senza sapere esattamente fino a che punto, a tuffarmi in un nuova avventura.

Sono trascorsi appena tre giorni da quando ti ho abbracciata, così intensi che pare un tempo molto più lungo; se mi guardo indietro mi rendo conto che in realtà è stato tutto infinitamente semplice, scegliersi per quest’occasione la più naturale delle decisioni, capirsi, apprezzarsi, il risultato di un’addizione confermata senza matita rossa pronta a cerchiarla.

Mi sono guardata intorno curiosa ed emozionata non appena ho varcato la soglia di un luogo sacro che credevo troppo lontano per essere mio e che invece mi ha strizzato l’occhiolino fin da subito diventando d’un tratto il teatro di dejavu sfiorati e trascinandomi poi nel vortice di emozioni che senza indugi hanno preso la sola direzione a loro concessa, quella del mio cuore.

Mentre i miei occhi hanno iniziato a cibarsi di dettagli, a raccogliere le virgole ed i punti, mentre le mie mani si sono lasciate andare su quei tasti mescolando spensieratezza e orgoglio, mentre la mia passione si divertiva a raggiungere l’apice e ad oltrepassarlo continuamente, ecco che alla velocità della luce tutto mi è passato accanto e addosso lasciando tracce indelebili su ogni fibra del mio essere: le speranze, le illusioni, il rumore di un’asticella che cade sul più bello, l’incredibile boato di quasi 50 mila persone, il mio e solo mio posto, il media center e tutti i giornalisti del mondo al mio fianco, le corse in mixed zone, quel microfono stretto così forte perché “si può persino tremare” dinanzi ad una medaglia e agli occhi di una donna che sta “marciando” anche verso l’altare, le lacrime trattenute e quelle scivolate via, il più lontano possibile si spera, le parole che mancano, le smorfie che dicono tutto, i sorrisi che si amplificano e contagiano, la determinazione di chi “vuole battere tutti quelli che l’hanno battuto”, le confessioni di un rammaricato uomo che ha da poco rivisto la luce, il tricolore che sventola in alto, quell’inno cantato a squarciagola, la gioìa e l’incredulità di Davide che batte Golia, l’abbraccio con la mamma, gli scatti rubati, il profumo dei bretzel, la caccia ai ristoranti notturni, un compagno di viaggio ideale che sa capire e rimboccarsi le maniche e crederci più o meno quanto te, la testa bassa, le spalle al muro e la faccia spiaccicata al suolo, la volontà di rialzarsi, quel crono che non basta, quel fotofinish che sa di verità.

Cara Berlino mi hai messo al collo un sogno ed hai ricambiato il mio abbraccio questa mattina quando ti ho goduta persino all’alba, cara Berlino, hai saputo togliere i punti di domanda in fondo alle mie frasi e regalarmi uno squarcio incredibile di vita, saprò mai ringraziarti abbastanza?

E allora che cos’è la felicità se non sentirsi al posto giusto al momento giusto con il cuore in mano che non ha paura di esporsi al mondo intero, senza riparo alcuno, convinto che intorno, silenzio o rumore, la melodia sia quella dello spartito scritto a due mani, scivolate lì nel giorno di maggior contatto fra noi stessi e la luce?

Davanti ai vostri occhi un milione di strade portano alla felicità, e non importa che si tratti del compagno giusto, del gol al 90esimo, del lavoro voluto da una vita, della fetta di tiramisù mangiata senza sensi di colpa, del viaggio inaspettato o della birra con un amico, cercate la vostra e non abbiate paura di percorrerla.
Sarà il miglior viaggio che possiate intraprendere, vivere, respirare.

Date ai vostri occhi questo privilegio, al vostro coraggio quest’opportunità, al vostro respiro l’affanno che non sarà fatica ma ricchezza.

Non potrete mai essere troppo stanchi per non avere voglia, domani, di fare un altro passo su questo cammino.

Io, beh io sono un caso a parte, perché oltre che felice, qui riesco persino a vedermi bella.

Questa strada, la mia strada, mi ha salvata.

Danke Berlino.

Tu hai presente la persona più paziente, più buona, più dolce, più apprensiva, più rompiscatole, più unica, più speciale, più comprensiva, più timida, più bizzarra, più cuoca di lasagne e carbonara, più “basta uno sguardo ed ho già capito tutto”, più “se hai bisogno ti rimbocco le coperte”, più “sono sempre qui per te”, più ragionevole, più sensibile, più generosa e che più ti ama esattamente per quello che sei, l’unica che lo farà per sempre qualunque cosa accada?
Io sì, auguri MAMMA, buon compleanno!
TI VOGLIO BENE, anche se non te lo dico mai 💙

I fuochi d’artificio sanno sbriciolare tutti i miei muri e lasciar che si scorga un filo di romanticismo…

…non abbiate paura se questa notte una lacrima vi righerà il volto solo perché nella vostra mente sarà piombato l’album di quei ricordi che avevate messo in soffitta, e non abbiate timore di posare le vostre mani sul vostro cuore affinché tremino con ogni battito, affinché riescano a tenere stretto quel profumo e si sentano così, poco nude e meno sole…e non abbiate remora alcuna se per potervi godere lo spettacolo dovrete alzare la testa e spalancare gli occhi scontrandovi con un muro di suoni e colori che d’un tratto smuove la corazza e libera i pensieri…in fondo è tutta una questione di prospettiva ed io, confusa ma libera, “ti sto gridando cos’è la prospettiva di me” mentre il tuo sorriso, anche stanotte, è passato di qui schiudendosi sulle mie labbra, mentre i tuoi occhi, anche stanotte, troveranno posto in tutti i miei sogni

 

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Voi come la chiamereste quella pelle d’oca, quel brivido lungo la schiena, quel nodo allo stomaco, quel luccichio negli occhi, quella voglia matta di ballare e d’un tratto di ascoltare un piano e la sua dolce melodia? Voi come la chiamereste quella mente che vola alla ricerca di chissà cosa e quella mano che si allunga verso la persona che hai accanto, trovandola, a volte ma non sempre, sentendola, di certo, nel più remoto angolo del proprio cuore?
E’ stato questo e molto altro Ermal Meta, ieri sera, all’Ippodromo Le Bettole di Varese, dove si è concesso per quasi due ore di musica a migliaia di persone accorse solo per lui. E forse un po’ anche per se stesse, regalandosi una serata di leggerezza, di “zero pensieri” e di amore. Eccolo il denominatore comune che ha trovato posto al di là di ogni cosa, che ha indossato l’eleganza di vestiti che non hanno mai sbagliato taglia perché “E’ l’amore che ci tiene in vita“.
Uno dopo l’altro Ermal ha snocciolato tutti i suoi successi di Vietato Morire e di Non Abbiamo Armi, quei due album che in altrettanti anni sono stati il biglietto da visita di un cantante che fino a poco prima si divertiva più a scriverle quelle canzoni meravigliose piuttosto che a canticchiarle. Ermal si è completato proprio quando ha preso il microfono in mano lasciandosi andare tra le sue stesse parole e la sua purissima voce.
Il Lake&Sound Fest ha fatto bingo perché quella cornice perfetta, quando Piccola Anima mi aveva già fatto venire le lacrime agli occhi, ha racchiuso anche una luna spettacolare e le luci in lontananza che ricadevano su uno scorcio di una Varese che in questa notte non ha saputo dormire ma solo sognare.
E allora lo so come si può chiamare quella pelle d’oca, quel brivido lungo la schiena, quel nodo allo stomaco, quel luccichio negli occhi, quella voglia matta di ballare e di ascoltare, quella mente che vola e quella mano che si allunga alla ricerca del suo pezzo di puzzle, lo so: si chiama magia. Ed Ermal Meta, come il più grande dei maghi, ha tenuto tutti incollati a se stesso senza svelare fino in fondo i trucchi di un mestiere raro e nobile concesso a pochi, il mestiere dell’incanto e dell’amore incondizionato.

Ed anche quest’anno è giunto il momento.

Il momento del punto e a capo, lo dico subito per evitare equivoci, per non creare patemi, perchè non riesco a non ripetermelo ogni giorno, convinta che fra tutti i miei casini, uno dei casini più belli siate voi.
E’ stato un anno duro, e lo sappiamo benissimo. Un inizio fra mille difficoltà, un numero troppo grande da gestire, età diverse, esigenze diverse, la prima volta su un campo grande e con i “grandi”, un milione di muri dinanzi a noi, ma è bastata quell’incredibile voglia di stare insieme per buttarli giù, uno ad uno, per lasciare che ogni dubbio, ogni perplessità, le mie in primis, svanissero in un batter di ciglia.
Avevo tanta paura, ora posso dirlo, ve lo confesso, avevo paura di non riuscire a seguirvi come avrei dovuto e potuto, paura di un azzardo troppo grande, paura di non saper trovare le parole ed i modi per spiegarvi che lottare insieme per una causa così enorme, ci avrebbe potuto fare male, tanto male, scalfirci, fino a scioglierci, a rinunciare, a non credere.
Ma giorno dopo giorno mi sono resa conto che ancora una volta avete stravolto tutto, TUTTO. Avete stravolto il concetto di insieme, gli avete dato un nuovo significato, così pieno, così vivo, così NOSTRO. Ed io vi amo per questo, senza se e senza ma.
E’ passato un intero anno da quandoMister ma questo campo nuovo è bellissimo“, che poi bellissimo, forse  non era, ma era bellissimo per i vostri occhi curiosi e le vostre menti sognanti. Bellissimo sul serio, ve lo garantisco, lo è diventato quando ci avete messo piede per la prima volta, dimostrandomi che chissene frega dei centimetri che ci mancavano, dell’inesperienza, dei limiti, dello stop che non viene tanto o non viene al momento giusto, c’era tempo per ogni cosa, mentre era già il tempo di metterci il cuore. Tutto e senza indugi. Da lì è stato un crescendo: il vostro cuore ha sbattuto forte sui tiri a giro e i cambi di gioco, sulle ripartenze fulminee, sui calci di punizione imprendibili e sui tiri dalla distanza, il vostro cuore ha compensato ingenuità ed inesperienza, e non ha mai e dico mai indietreggiato un attimo, ha traballato forse, ma è sempre stato lì; calpestato, a volte preso a botte senza sconti, ha subito lezioni di calcio e qualche gol di troppo, ma mai ha pensato di cedere o regredire. Ha continuato a battere, si è stretto in un abbraccio di cui sento ancora i brividi sulla pelle, (la nostra prima vittoria, che meraviglia), ha risposto colpo su colpo e piano piano si è fatto largo in quell’eco di rumori. Ed è arrivato il gioco, e i gol di rapina e quelli da fuori area, e l’ingenuità è venuta meno, e poi vai a vincere in casa della seconda della classe, e scali posizioni in classifica, piovono sorrisi, certezze, complimenti “Raccoglierete i frutti, vedrai, siete già tanto forti così“, e ti tuffi nei tornei con un entusiasmo invidiabile e ne esci, però, con le ossa rotte accerchiato dalla sfortuna, ma mai a testa bassa, perché anche quando qualche lacrimuccia vi ha mostrato nelle vostre fragilità, non vi ha mai dismesso i panni di eroi, i miei eroi.
Si conclude un anno di fatiche immense, un anno in cui non abbiamo fatto a meno, però, di scambiarci promesse ed emozioni, lacrime e sorrisi, vittorie e sconfitte, rimproveri e pacche sulla spalla, un anno in cui non ci siamo persi, ma ritrovati, sempre più vicini, sempre più NOI perché “Noi siamo noi e nessuno è come noi”, ve lo ripeterò sempre.
E allora io me lo tengo stretto questo NOI, un noi fatto di famiglie speciali, di allenatori incredibili senza i quali sarei persa (grazie Ste, grazie Chiara), fatto di una società che sa fidarsi, fatto di voi così pesti ma ancor di più così pesti del mio cuore.
Grazie per i vostri occhioni, per le ore spensierate, per la volontà, per l’impegno, per quel crederci sempre, grazie per quei sorrisi che sono ossigeno puro, grazie perché quando tutto è un casino, sapete rimettere a posto ogni cosa ed accendere la luce nel buio più profondo, grazie per l’energia, per la grinta, per l’esempio che  mi date e che siete, grazie perché quell’immagine di voi che correte ad abbracciare il compagno che sbaglia un rigore decisivo dovrebbe essere patrimonio dell’umanità e rimarrà a lungo impressa nella mia memoria, grazie perché se mi sono ritrovata e riscoperta dentro e fuori dal campo lo devo tanto anche a voi.
Non posso farvi altre promesse se non quella di dirvi che sarò ancora pronta a tutto, più di prima, per arrivare dove noi sogniamo di arrivare e dove so che insieme arriveremo.
Non proverò mai un’emozione uguale a quando mi dite:Ti prego mister, vero che ci alleni anche l’anno prossimo?” sentendomi la più importante del mondo, e se fino ad oggi non vi ho mai risposto, ed ho divagato, prendendovi anche un po’ in giro, tutto ciò che posso dirvi è: “Vi prego, datemi ancora questo privilegio…“.

 

Lo so, non è una canzone nuova, ce la trasciniamo dietro da qualche mese, eppure più la ascolto più la sento la colonna sonora perfetta di una vita imperfetta, la ninna nanna più dolce quando spengo la luce e faccio pace col mondo provando a credere che domani sarà un’altra battaglia dalla quale, però, ne uscirò vincitrice e più forte.

Amo perdermi in queste parole…buonanotte così!

 

Ho perso tempo per guardarmi dentro e-
ho sistemato qualche mia abitudine
ma poi la sera arrivava ed io
mi chiedevo dov’è il senso
se c’è un senso a tutto questo

Ho perso tempo per guardarti dentro e-
ti ho dedicato il cuore tra le pagine
ma poi la sera arrivava ed io
mi chiedevo dov’è il senso
se c’è un senso a tutto questo

Senti
non c’è bisogno di parlare
dalla serranda scende il sole
e noi ci siamo accontentati

Ma ci sarà
il ballo delle incertezze
ci sarà
un posto in cui perdo tutto
che per stare in pace con te stesso e col mondo
devi avere sognato
almeno per un secondo

E ci sarà
tra la gente che aspetta
chiunque ha
rischiato tutto ed ha perso
che per stare in pace con te stesso e col resto
puoi provare a volare
lasciando a terra te stesso

Ho camminato in equilibrio su di me
mischiando il tuo sorriso alle tue lacrime
ma la coscienza non si spegne ed io
mi chiedevo dov’è il senso
se c’è un senso a tutto questo e-

Ho respirato sui tuoi battiti lenti e-
adesso vivi, sì ma dentro un’immagine
ricordo c’era il vento ed io
mi chiedevo dov’è il senso
se c’è un senso a tutto questo

E ci sarà
il ballo delle incertezze
ci sarà
un posto in cui perdo tutto
che per stare in pace con te stesso e col mondo
devi avere sognato
almeno per un secondo

E ci sarà
tra la gente che aspetta
chiunque ha
rischiato tutto ed ha perso
che per stare in pace con te stesso e col resto
puoi provare a volare
lasciando a terra te stesso

So di momenti
quelli persi a dare un senso forse
mi chiedi perché fragile
sono diverso forse
ero un bambino
e stavo in cortile
respiravo piano
ho sempre rinchiuso
vita e sogni
nel palmo della mano

Sono presente
ancora oggi
nel ballo delle incertezze
dove ti siedi
e più sei poco e più ti senti grande
incontro me stesso
e poi gli chiedo se vuole ballare
ferma la musica
che il silenzio adesso sa parlare

E ci sarà
il ballo delle incertezze
ci sarà
un posto in cui perdo tutto
che per stare in pace con te stesso e col mondo
devi avere sognato
almeno per un secondo

E ci sarà
tra la gente che aspetta
chiunque ha
rischiato tutto ed ha perso
che per stare in pace con te stesso e col resto
puoi provare a volare
lasciando a terra te stesso

 

Non dimenticatevi di scovare, di scavare, di crederci, non dimenticatevi di avere pazienza, con voi stessi che siete il meglio del meglio, datevi del tempo, prendetevi del tempo, tutto quello di cui avete bisogno, non importa che sia un’ora, un giorno, un anno o quattro, quattro maledettissimi anni. Non importa se le macerie stanno sotto tutto, rimboccatevi le maniche, a mani nude, scavate, scavate, scavate, togliete ogni sasso, e quando li avrete tolti tutti non abbiate paura se davanti ai vostri occhi si presenterà l’unico spettacolo che non vogliate vedere, non importa se non ci sarà un campo, non importa se ci saranno mille pezzi da ricomporre per ridare un senso ad ogni cosa, non importa se cercherete consensi attorno e non troverete nessuno, non importa se vi faranno sentire come le ribelli del gruppo, come le stronze delle stronze, come quelle tutte sbagliate, come quelle che non hanno filtri e dicono sempre ciò che pensano, fosse un male poi, perché ad un certo punto…ad un certo punto il cuore e la mente concilieranno e niente, sarà bellissimo come non lo è mai stato. I dolori verranno meno, finiranno in un angolo, la schiena ti darà tregua e gli anni che passano avranno un peso specifico che non sarà più un’oppressione, sarà un lento scorrere delle cose che cambiano, mutano, si trasformano, si evolvono, per riapparire in una nuova veste. Quel senso di smarrimento su quel tanto amato rettangolo verde svanirà, la paura di essere giudicate lascerà posto ad occhi che stravedono per voi, a voci che vi chiedono l’ultimo sforzo per una scivolata che salva un gol, le “responsabilità”, se così si possono chiamare, saranno piacevoli, e non avrete timore perché saprete di poterle rispettare tutte, di poterle compiere, finalmente.
Al posto giusto, al momento giusto, ecco come vi sentirete. Al posto giusto, al momento giusto, con le persone giuste accanto. E con le mani a cuore per quegli occhietti azzurri di quell’ometto che dieci mesi fa ti ha rubato l’anima.
E’ incredibile la vita, è incredibile il calcio, è così inebriante l’odore dell’erba, il rumore di un pallone che sbatte su un palo, così dolce la sensazione di poterti ancora prendere cura di lui, e lui di te, la leggerezza di una mente che sa ancora guardare con fiducia al futuro, la voglia di correre e correre e correre ancora, a perdifiato, fino al triplice fischio e molto oltre…

…quando tutto pensavate fosse finito, quando eravate pronte per dire basta, quando vi siete dette “Ok, queste scarpette saranno le ultime” e poi avete insistito e vi siete ritrovate immerse in un nuovo, stupefacente, inizio…

…so che non capirete, ma per una volta lasciate che capisca io e che sia tanto orgogliosa di me.
25 giugno 2014 – 23 giugno 2018, mary seven is back!

Grazie a tutti quelli che mi hanno dato la cosa più preziosa, la fiducia.

Il calcio ti toglie tutto. TUTTO.
E non importa che tu sia uomo o donna, che tu abbia 5 o 50 anni, che tu sia un fenomeno o meno, che tu sia un portiere o un attaccante, che tu vesta la maglia bianconera o quella sbiadita che hai nel cassetto che si stacca e col numero a penzoloni, che tu giochi in serie A, in prima categoria o al Csi. Non importa niente.
Il calcio ti toglie tutto. Le energie, la voce, le domeniche mattine nel letto, le nottate con gli amici (ok qui sto barando), le rinunce alle serate con il/la fidanzato/a (ok anche qui sto barando ahahaha), ti toglie il respiro, ti toglie una schiena sana, ti toglie i sorrisi e pure le lacrime, ti toglie i sogni, i soldi a volte, ti toglie le speranze, le amicizie che credevi vere, ed un elenco infinito di cose che nemmeno se stessi qui fino a domani mattina completerei.
Il calcio ti toglie tutto.
Il calcio ti dà tutto.
L’energia, la voce, le domeniche mattine su un campo, le nottate con gli amici (ve lo aveva detto), gli occhi addosso di un uomo o donna che sta al di là della linea e guarda solo te, il respiro, il dolore che passa ed il sollievo per una schiena malconcia ma che nonostante tutto regge, i sorrisi, le lacrime, i sogni, il vero valore delle cose, le speranze, le amicizie sincere, ed un elenco infinite di cose che nemmeno se stessi qui fino a domani mattina completerei.
Perchè ci sono serate, ci sono partite, ci sono sguardi e abbracci che te li tatui addosso e che non vanno via più. Mai più. E che soprattutto non hanno eguali. Ogni persona che ama il calcio ha una seconda pelle, ma io non so spiegarvelo di cosa è fatta, so solo dirvi che è una corazza che riesce a farti sentire INVINCIBILE e pronto a tutto. Ed essere pronti a tutti, ragazzi, è uno spettacolo. 

Buonanotte così <3

Ma davvero d’estate esiste qualcosa di meglio di un panino con la salamella ed una birretta fresca con gli amici? Certo: un panino con la salamella, una birretta fresca con gli amici ed…un torneo estivo!
Volley o beach, calcio o calcetto, maratone e percorsi ciclistici, partitina a tennis, tuffo in piscina o gara a freccette, scegliete quello che volete ma scegliete!
Da consumatrice esperta di tornei (e di panino con la salamella e di spritz in compagnia e…lo so che si vede), come non consigliarvi il torneo dell’Amicizia – Memorial Pino Conte? Presso l’oratorio di Madonna in Campagna a Gallarate, sarà festa dal 18 giugno al 20 luglio per la 28° edizione consecutiva.
Calcio a 5, con regolamento calcio a 7, su campo in erba sintetica, è qui che si sfideranno venti e passa squadre per alzare al cielo l’ambito trofeo (della serie cara Champions scansate proprio), trofei come sempre firmati Introini & Pavan della mitica Elena.
Per tutte le info e le iscrizioni cliccate esattamente QUI 

Vi aspettiamo numerosissimi, anche perchè detto sinceramente, sta cosa che l’Italia non è ai Mondiali in qualche modo bisognerà superarla, almeno proviamoci!