Probabilmente non avevo capito un cavolo fino ad oggi, non avevo capito la dimensione della grandezza di ciò che stesse succedendo a Torino, non avevo capito che gli alieni sanno essere umani e non avevo capito che fosse vero, tutto vero.
Cristiano Ronaldo è della Juventus e le mie gambe ancora tremano perché quella maglietta in bella vista mi ha messo con le spalle al muro ed un nodo allo stomaco grande quanto una casa.
Mi piacciano le sfide, l’età non conta, voglio lasciare un segno alla Juve…“, queste le tue prime parole mentre io, di parole, proprio non ne ho se non queste “San Cristiano Ronaldo, pensaci tu”.

I giorni indimenticabili nella vita d’un uomo sono cinque – sei in tutto, gli altri fanno solo volume. Cit.

Dodici lunghi anni dopo gli stessi brividi, la stessa pelle d’oca, la stessa incredulità nel vedere queste immagini, nel sentire quel Campioni del Mondo che si ripete per quattro volte, con un eco che in realtà ancora oggi si ripercuote nei miei e nei nostri pensieri…un sogno, anzi il sogno più bello è ancora lì, proprio mentre accendi la tv e non ritrovi né l’azzurro né il tricolore che sventola in alto…
Armarsi di pazienza e di speranza, ecco la ricetta per la sopravvivenza, nell’attesa che tutto torni al proprio posto ricordando che nel repertorio delle frasi fatte (ma vere) bisogna saper pescare anche quel

Non è forte colui che non cade mai, ma colui che cadendo trova sempre la forza di rialzarsi“.

Dalla faccia nel fango, agli occhi puntati verso il cielo: indossiamo la divisa degli eroi e torniamo a lottare, uniti ce la faremo.

 

Ed anche quest’anno è giunto il momento.

Il momento del punto e a capo, lo dico subito per evitare equivoci, per non creare patemi, perchè non riesco a non ripetermelo ogni giorno, convinta che fra tutti i miei casini, uno dei casini più belli siate voi.
E’ stato un anno duro, e lo sappiamo benissimo. Un inizio fra mille difficoltà, un numero troppo grande da gestire, età diverse, esigenze diverse, la prima volta su un campo grande e con i “grandi”, un milione di muri dinanzi a noi, ma è bastata quell’incredibile voglia di stare insieme per buttarli giù, uno ad uno, per lasciare che ogni dubbio, ogni perplessità, le mie in primis, svanissero in un batter di ciglia.
Avevo tanta paura, ora posso dirlo, ve lo confesso, avevo paura di non riuscire a seguirvi come avrei dovuto e potuto, paura di un azzardo troppo grande, paura di non saper trovare le parole ed i modi per spiegarvi che lottare insieme per una causa così enorme, ci avrebbe potuto fare male, tanto male, scalfirci, fino a scioglierci, a rinunciare, a non credere.
Ma giorno dopo giorno mi sono resa conto che ancora una volta avete stravolto tutto, TUTTO. Avete stravolto il concetto di insieme, gli avete dato un nuovo significato, così pieno, così vivo, così NOSTRO. Ed io vi amo per questo, senza se e senza ma.
E’ passato un intero anno da quandoMister ma questo campo nuovo è bellissimo“, che poi bellissimo, forse  non era, ma era bellissimo per i vostri occhi curiosi e le vostre menti sognanti. Bellissimo sul serio, ve lo garantisco, lo è diventato quando ci avete messo piede per la prima volta, dimostrandomi che chissene frega dei centimetri che ci mancavano, dell’inesperienza, dei limiti, dello stop che non viene tanto o non viene al momento giusto, c’era tempo per ogni cosa, mentre era già il tempo di metterci il cuore. Tutto e senza indugi. Da lì è stato un crescendo: il vostro cuore ha sbattuto forte sui tiri a giro e i cambi di gioco, sulle ripartenze fulminee, sui calci di punizione imprendibili e sui tiri dalla distanza, il vostro cuore ha compensato ingenuità ed inesperienza, e non ha mai e dico mai indietreggiato un attimo, ha traballato forse, ma è sempre stato lì; calpestato, a volte preso a botte senza sconti, ha subito lezioni di calcio e qualche gol di troppo, ma mai ha pensato di cedere o regredire. Ha continuato a battere, si è stretto in un abbraccio di cui sento ancora i brividi sulla pelle, (la nostra prima vittoria, che meraviglia), ha risposto colpo su colpo e piano piano si è fatto largo in quell’eco di rumori. Ed è arrivato il gioco, e i gol di rapina e quelli da fuori area, e l’ingenuità è venuta meno, e poi vai a vincere in casa della seconda della classe, e scali posizioni in classifica, piovono sorrisi, certezze, complimenti “Raccoglierete i frutti, vedrai, siete già tanto forti così“, e ti tuffi nei tornei con un entusiasmo invidiabile e ne esci, però, con le ossa rotte accerchiato dalla sfortuna, ma mai a testa bassa, perché anche quando qualche lacrimuccia vi ha mostrato nelle vostre fragilità, non vi ha mai dismesso i panni di eroi, i miei eroi.
Si conclude un anno di fatiche immense, un anno in cui non abbiamo fatto a meno, però, di scambiarci promesse ed emozioni, lacrime e sorrisi, vittorie e sconfitte, rimproveri e pacche sulla spalla, un anno in cui non ci siamo persi, ma ritrovati, sempre più vicini, sempre più NOI perché “Noi siamo noi e nessuno è come noi”, ve lo ripeterò sempre.
E allora io me lo tengo stretto questo NOI, un noi fatto di famiglie speciali, di allenatori incredibili senza i quali sarei persa (grazie Ste, grazie Chiara), fatto di una società che sa fidarsi, fatto di voi così pesti ma ancor di più così pesti del mio cuore.
Grazie per i vostri occhioni, per le ore spensierate, per la volontà, per l’impegno, per quel crederci sempre, grazie per quei sorrisi che sono ossigeno puro, grazie perché quando tutto è un casino, sapete rimettere a posto ogni cosa ed accendere la luce nel buio più profondo, grazie per l’energia, per la grinta, per l’esempio che  mi date e che siete, grazie perché quell’immagine di voi che correte ad abbracciare il compagno che sbaglia un rigore decisivo dovrebbe essere patrimonio dell’umanità e rimarrà a lungo impressa nella mia memoria, grazie perché se mi sono ritrovata e riscoperta dentro e fuori dal campo lo devo tanto anche a voi.
Non posso farvi altre promesse se non quella di dirvi che sarò ancora pronta a tutto, più di prima, per arrivare dove noi sogniamo di arrivare e dove so che insieme arriveremo.
Non proverò mai un’emozione uguale a quando mi dite:Ti prego mister, vero che ci alleni anche l’anno prossimo?” sentendomi la più importante del mondo, e se fino ad oggi non vi ho mai risposto, ed ho divagato, prendendovi anche un po’ in giro, tutto ciò che posso dirvi è: “Vi prego, datemi ancora questo privilegio…“.

 

Mi sono imbattuta in un articolo che mi ha commosso. L’ennesima storia tenera che racconta di povertà ma che non dimentica di far riflettere.
A Bauru, in Brasile, vive Pedro, 8 anni, e come tanti bambini di quell’età è innamorato del calcio ed ha una grande passione, le figurine Panini. Ma andare a chiedere i soldi a mamma e papà, genitori di una famiglia che a fine mese ci arriva col contagocce, che deve contare i centesimi, famiglia a cui il superfluo non è concesso, risulta una mission impossible. E nel superfluo, purtroppo, rientrano anche quelle tanto amate figurine che Pedro non desidererebbe altro che collezionare, proprio come fanno tutti i compagni della sua età.
Chissà quante volte il piccolo deve aver fatto dei tentativi per averle o chissà quante volte ha soffocato dentro di sé la sua richiesta, conoscendo già ogni risposta. Ma se la passione è tanta ed i Mondiali in corso non fanno altro che metterci il carico da 100, allora ci vuole tutta la creatività, la genialità, la purezza che solo un ragazzino di 8 anni può avere. Carta e matita diventano le più fedeli compagne di Pedro, la fantasia si tuffa sui fogli bianchi, i colori e la voglia trasformano tutto in realtà ed ecco che il giovanotto dà vita a ben 126 figurine su 682 totali che appartengono alla collezione Panini Mondiali 2018.
Il piccolo verdeoro viene immortalato, finisce su Twitter, e sotto gli occhi di Antonio Allegra, direttore Mercato Italia della Panini: “Come non premiare cotanta creatività?”. Ed ecco che un’intera collezione di figurine Panini Mondiali 2018 ha già presa il volo per oltrepassare l’oceano ed arrivare dritta dritta fra le braccia di Pedro.

Pedro aveva un sogno, un piccolo grande sogno, e si è inventato il modo per realizzarlo. Ed è stato premiato.
Ed ora che CR7, Messi, Neymar, Kane, Mertens e tutti gli altri sono fra le sue mani, saprà certamente come prendersene cura, con quella magia che fa di Pedro già un’amabile ed invincibile, inguaribile, sognatore.

Che meraviglia le piccole cose.

 

Foto corriere.it

Potremmo raccontare delle infinite emozioni che questo Mondiale ci sta regalando, tra rigori e colpi di scena, e potremmo fare, come già detto, mille pronostici ma…quando passi dinanzi alla tv ed il mago Forrest ti regala una delle sue perle, non puoi non metterla nero su bianco:
Avete presente il dilemma della Capra? Quello secondo cui Capra, in inglese Goat, fosse l’acronimo di Greateast of All Times” e fosse perciò stato affidato a Messi, in un’intervista, ritenendo lui il migliore di tutti i tempi?
Ecco, perfetto.
Ora però avete presente anche Cristiano Ronaldo detto CR7 che non se ne lascia sfuggire una manco per sbaglio?
Perfetto. L’esultanza del portoghese contro la Spagna era un chiaro richiamo a questa menzione, come a dire “Il più forte di tutti i tempi sono io”.
Quindi in sostanza, chi è la capra dei due? Ci voleva il mago Forrest per risolvere l’enigma:
CR7 o Messi? CR7 o Messi? CR7 o Messi? Chi è la capra? Non lo so, ma quello che so è che dopo quest’uscita di scena si sono messi tutti e due a pecora!” 😉

Buonanotte così.

 

Per tutti quelli che hanno avuto come me la fortuna di crescere con questo esempio che scorrazzava sui campi di calcio, per tutti quelli che, invece, sono vissuti in un’altra epoca e non hanno potuto godere di tale privilegio ma che sono comunque riusciti a sbirciare video, foto, a leggere interviste e parole e discorsi, e a cibarsi di tanta maestria, eleganza, temperamento, compostezza, tenacia, baci sulla maglia…

…per sempre, nelle pagine degli album dedicate alle leggende ci sarà impresso un nome su uno sfondo rossonero, incorniciato per mettere in risalto la caratura di un grande uomo e di un grande campione che ha saputo trasformare il suo sogno in realtà e che ne ha suscitati tanti altri, portandoli poi a compimento, nei milioni di occhi che di lui si sono innamorati.

Mezzo secolo da standing ovation.

Buon 50esimo compleanno, Paolo Maldini!

Non dimenticatevi di scovare, di scavare, di crederci, non dimenticatevi di avere pazienza, con voi stessi che siete il meglio del meglio, datevi del tempo, prendetevi del tempo, tutto quello di cui avete bisogno, non importa che sia un’ora, un giorno, un anno o quattro, quattro maledettissimi anni. Non importa se le macerie stanno sotto tutto, rimboccatevi le maniche, a mani nude, scavate, scavate, scavate, togliete ogni sasso, e quando li avrete tolti tutti non abbiate paura se davanti ai vostri occhi si presenterà l’unico spettacolo che non vogliate vedere, non importa se non ci sarà un campo, non importa se ci saranno mille pezzi da ricomporre per ridare un senso ad ogni cosa, non importa se cercherete consensi attorno e non troverete nessuno, non importa se vi faranno sentire come le ribelli del gruppo, come le stronze delle stronze, come quelle tutte sbagliate, come quelle che non hanno filtri e dicono sempre ciò che pensano, fosse un male poi, perché ad un certo punto…ad un certo punto il cuore e la mente concilieranno e niente, sarà bellissimo come non lo è mai stato. I dolori verranno meno, finiranno in un angolo, la schiena ti darà tregua e gli anni che passano avranno un peso specifico che non sarà più un’oppressione, sarà un lento scorrere delle cose che cambiano, mutano, si trasformano, si evolvono, per riapparire in una nuova veste. Quel senso di smarrimento su quel tanto amato rettangolo verde svanirà, la paura di essere giudicate lascerà posto ad occhi che stravedono per voi, a voci che vi chiedono l’ultimo sforzo per una scivolata che salva un gol, le “responsabilità”, se così si possono chiamare, saranno piacevoli, e non avrete timore perché saprete di poterle rispettare tutte, di poterle compiere, finalmente.
Al posto giusto, al momento giusto, ecco come vi sentirete. Al posto giusto, al momento giusto, con le persone giuste accanto. E con le mani a cuore per quegli occhietti azzurri di quell’ometto che dieci mesi fa ti ha rubato l’anima.
E’ incredibile la vita, è incredibile il calcio, è così inebriante l’odore dell’erba, il rumore di un pallone che sbatte su un palo, così dolce la sensazione di poterti ancora prendere cura di lui, e lui di te, la leggerezza di una mente che sa ancora guardare con fiducia al futuro, la voglia di correre e correre e correre ancora, a perdifiato, fino al triplice fischio e molto oltre…

…quando tutto pensavate fosse finito, quando eravate pronte per dire basta, quando vi siete dette “Ok, queste scarpette saranno le ultime” e poi avete insistito e vi siete ritrovate immerse in un nuovo, stupefacente, inizio…

…so che non capirete, ma per una volta lasciate che capisca io e che sia tanto orgogliosa di me.
25 giugno 2014 – 23 giugno 2018, mary seven is back!

Grazie a tutti quelli che mi hanno dato la cosa più preziosa, la fiducia.

Fervono le manovre nel calcio dilettanti.
Anche oggi su varesesport.com tutto, ma proprio tutto, sui movimenti degli ultimi sette giorni delle squadre che si apprestano ad essere protagoniste nel campionato di prima categoria 2018/19.

Per leggere il pezzo, clicca QUI

 

 

Il calcio ti toglie tutto. TUTTO.
E non importa che tu sia uomo o donna, che tu abbia 5 o 50 anni, che tu sia un fenomeno o meno, che tu sia un portiere o un attaccante, che tu vesta la maglia bianconera o quella sbiadita che hai nel cassetto che si stacca e col numero a penzoloni, che tu giochi in serie A, in prima categoria o al Csi. Non importa niente.
Il calcio ti toglie tutto. Le energie, la voce, le domeniche mattine nel letto, le nottate con gli amici (ok qui sto barando), le rinunce alle serate con il/la fidanzato/a (ok anche qui sto barando ahahaha), ti toglie il respiro, ti toglie una schiena sana, ti toglie i sorrisi e pure le lacrime, ti toglie i sogni, i soldi a volte, ti toglie le speranze, le amicizie che credevi vere, ed un elenco infinito di cose che nemmeno se stessi qui fino a domani mattina completerei.
Il calcio ti toglie tutto.
Il calcio ti dà tutto.
L’energia, la voce, le domeniche mattine su un campo, le nottate con gli amici (ve lo aveva detto), gli occhi addosso di un uomo o donna che sta al di là della linea e guarda solo te, il respiro, il dolore che passa ed il sollievo per una schiena malconcia ma che nonostante tutto regge, i sorrisi, le lacrime, i sogni, il vero valore delle cose, le speranze, le amicizie sincere, ed un elenco infinite di cose che nemmeno se stessi qui fino a domani mattina completerei.
Perchè ci sono serate, ci sono partite, ci sono sguardi e abbracci che te li tatui addosso e che non vanno via più. Mai più. E che soprattutto non hanno eguali. Ogni persona che ama il calcio ha una seconda pelle, ma io non so spiegarvelo di cosa è fatta, so solo dirvi che è una corazza che riesce a farti sentire INVINCIBILE e pronto a tutto. Ed essere pronti a tutti, ragazzi, è uno spettacolo. 

Buonanotte così <3

I mondiali di calcio sono iniziati da appena 5 giorni eppure si sono già dati molto da fare nello stupirci in lungo e in largo.
Partiamo dai risultati, dai gol, dalle acrobazie, da quei messicani che sputano sangue e battono i campioni in carica (e sti cazzi), da quei numeri dieci che guardano le partite dalle panchine e da quelli che sbagliano un rigore proprio quando meno te lo aspetti, cosa ne evince? Ai miei occhi solo una cosa: questo è il Mondiale degli alieni.
Dai, senza troppi giri di parole: un Cristiano Ronaldo che contro la spagna piazza una tripletta letale, a cosa può essere paragonato? Ed un portiere che di professione fa il regista (o videomaker per gli amici di Rovazzi) e che para il rigore nientepopodimenoche a Lionel Messi? Ma il gol di Mertens? E L’assist di De Bruyne? E il Messico che fa secca la Germania? E la Svizzera che stoppa Neymar & Co? No dai ragazzi, seriamente, questo è il mondiale degli alieni. Ma non degli alieni – alieni e basta, anche e soprattutto dei normali che diventano alieni. E mi verrebbe solo da dire…finalmente. FINALMENTE. Che il Mondiale è di tutti. E chissenefrega se vince uno solo, a me pare che siano già tutti vincitori, troppa è la festa che si percepisce anche solo mentre friggi i fiori di zucca in pastella e la tv la intravedi di passaggio. Ok, scusate: mentre mia mamma frigge i fiori zucca in pastella ed io glieli rubo alla faccia della dieta 😉
Comunque senza divagare troppo, anche se è il mio pezzo forte, a me sti Mondiali gasano, e questi risultati “sorprendenti” mi gasano ancora di più, rendono tutto più avvincente. Mischiano, come detto, alieni con persone comuni e aiutano l’imprevedibilità a prendere il sopravvento sulla scontentezza.
Fantastico. 
Allora buona serata gente, qualunque cosa facciate non dimenticatevi, però, di dare una sbirciatina a queste nazionali che, tra sorrisi e lacrime, ce la stanno mettendo proprio tutta per rincorrere quel pallone che contiene il sogno più grande: spingere il proprio paese il più in alto possibile, nell’olimpo degli dei del calcio, lasciare che un’intera popolazione getti in cantina ogni pensiero e si goda la spensieratezza di quella che è una grande festa.
E chissà mai che questa volta gli alieni saranno “solo” normali, ed i normali si trasformeranno in alieni.
Non ve lo nascondo, io un po’ ci spero 😉