Gli occhi di Nicolò Martinenghi, è tutto racchiuso lì
Ci sono emozioni che vanno lasciate fluire per percepirne a pieno il reale valore. A volte non basta nemmeno una notte intera per trasformarle in un tangibile discorso, pensi e ripensi ma poi ti lasci andare alla stanchezza, gli occhi si socchiudono e tutto il meglio del mondo resta racchiuso lì. Fateci caso quando andate a nanna la sera, tutto quello che avete vissuto in quel giorno è imprigionato nei vostri occhi, è culla per le cose belle, salvagente per le cose fragili, muro per respingere le ostilità.
Stamattina quando mi sono svegliata ho pensato ai brividi sulla pelle nel non riuscire a staccare i miei occhi da quegli occhi, quelli di Nicolò Martinenghi. Non trovare le parole e vedere la colma misura di una gratitudine irreale e devastante, mi hai scombussolato i piani Nicolò. Più penso a quella gara, a quella medaglia, e più rivedo i tuoi occhi, anche attraverso gli occhialini c’era qualcosa di magico, e c’era già da sabato mattina, quando sei entrato in vasca per le qualificazioni e ti sei guardato intorno con la convinzione giusta di chi, innanzitutto, voleva godersela.
E poi i tuoi occhi prima della semifinale, e ancora gli occhi pre ultimo atto. Per non parlare dei tuoi blocchi all’arrivo, quando guardi il tabellone e ti chiedi “ma sono proprio io?”, quando li alzi al cielo a mani giunte, quando ti godi le interviste, sbirci l’arena attorno, trattieni quasi il respiro come se tutto, di quel momento, dovesse essere dentro di te. Per sempre. Gli occhi mentre abbracci mamma e papà, mentre baci la tua fidanzata. Gli occhi sul podio, ancora increduli, ma lì c’è pace anche per le orecchie, con quell’inno che risuona per la prima volta in terra francese, una cornice intorno di un pubblico che lo canta solo per te, e poi l’Italia, Varese, la tua Varese, che di fronte a qualsiasi schermo si sente d’un tratto in cima all’Olimpo trascinata da una gara magistrale di un ragazzo di 24 anni che si è fatto in anticipo il regalo di compleanno, e che ha colto l’attimo.
Carpe diem. I sogni, a volte, ci passano davanti in un millesimo di secondo, bisogna avere un cuore allenato con i riflessi pronti, altrimenti sfuggono via e non li riprendi più, e chissà poi, se ripassano.
Non è il tuo caso Nicolò Martinenghi, tu sai cosa vuol dire saltare su quel treno quando la destinazione è un viaggio verso l’infinito, tu sai davvero cogliere l’attimo ed i tuoi occhi sono l’istantanea perfetta. Ti auguro che in questi giorni a Parigi tu possa averne ancora di occhi così, azzurro velato gratitudine, mentre li strizzi un po’ ed incastri dentro il “È tutto vero”…che poi sei un generoso e quegli occhi li regali anche noi. Grazie perché ci aiuti ad essere felici. Come te, con te, più di te.
E ci perdonerai, mi perdonerai, se io invece ho lasciato aperte le fontane dell’emozione, se di fronte a quello sguardo e a quel sorriso, non ce l’ho fatta a tenere tutto dentro, lacrime dolcissime di una ricetta dai pochi ingredienti, di cui uno segreto che troppo segreto non è…io lo chiamo libertà, quel segreto, libertà di amare, di lasciarsi condurre dalla passione, libertà di piangere o no, libertà di volare, su quelle onde, dentro e fuori dall’acqua anche con te.
Grazie Nicolò Martinenghi per farmi sentire così magnificamente libera.
Foto Italia Team
LEGGI QUI – LA CERIMONIA D’APERTURA
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