Il coraggio di vivere prende il posto del “sopravvivere”: waiting 2021
Riuscire a scrivere queste righe, il mio famoso sproloquio di fine anno, senza rabbia, senza perdere la lucidità, con un decina di kg di fatiche addosso, con un po’ di affanno, non sono forse i presupposti migliori per “waiting 2021” ma confessano la disamina esatta della realtà. E non garantisco il senza lacrime. Quelle ci sono, ci sono state, ma hanno anche dato lustro ad infiniti frammenti di vita.
Il primo pensiero di questo 2020 corre veloce come la luce al 7 ottobre, quando ho messo una spunta ricca di speranza e forza di fianco al desiderio numero uno della mia lista da molti anni a questa parte. Stava lì, ed aspettava di farcela. Avevo un sogno dentro al cuore, a forma di chiavi, di una porta che si spalanca, di uno casetta mia, mia e di nessun altro. Ce l’ho fatta. Ancora non so nemmeno io come, ma ce l’ho fatta. So che tanti non possono capire cosa significhi tutto ciò quando sei una libera professionista con più dubbi che certezze, e più calli sulle mani che anelli all’anulare, ma ciò che conta è che lo sappia io. Quanto è bello farcela, non so spiegarlo. Piango. Piango qui nel mio angolino. Ci risentiamo fra qualche ora, quando forse riuscirò a non singhiozzare.
Waiting 2021, trecentosessantasei pagine
La meravigliosa copertina del mio 2020 è questa, poi lo apro e trovo tutte le altre pagine che lo hanno segnato. In ordine sparso trovo in un foglio il rumore delle sirene di un sabato notte atipico che ancora mi rimbomba nelle orecchie. Nel buio della mia stanza mi sono aggrappata ai miei respiri, io che potevo ancora farlo, ed ho avuto paura che quei suoni si avvicinassero troppo ai miei cari. La paura ha costantemente accompagnato ogni mio giorno di questo 2020. Il coraggio è stato passare tutte le notti di quei giorni in bianco solo per sentire che anche i vostri respiri fossero regolari.
Sfoglio il libro e in un’altra pagina vedo quanto io abbia ridotto all’osso tutti i valori della vita. Forse doveroso, forse inevitabile, ma non semplice. Lo garantisco. Io che credo in poche, pochissime cose, mi sono ritrovata a fare i conti con le briciole. Con amicizie ridotte in briciole, con rimasugli d’amore che non è mai stato amore ridotti in briciole, con i soliti sorrisi non ricambiati, con gli sguardi che posavate su altre donne prive di cellulite e sentimenti, ma comode per la vostra quotidianità, per le vostre vite insulse, vite fatte più di codardia e di scelte mancate che di coraggio. Ognuno fa i conti con la propria coscienza. Io non ho rimpianti.
Lacrime, ancora lacrime. Alcune pagine vanno avanti così. Avrei fatto qualunque cosa per non vedere piangere i vostri occhi e per proteggere i vostri cuori. Il grande mistero della morte vi ha avvolto e no, non è stato giusto, non così. Non sono quella dei grandi gesti, lo sapete, ma sono quella della mano tesa e della presenza costante, quella che non giudica mai, che quando conta i suoi amici sulle dita di una mano, conta voi. “Non lasciatevi soffocare dalle domande, le persone che amiamo non vanno mai troppo lontane da noi, sono solo nella stanza accanto”.
E anche tu, zio, sarai lì. Ti ho saluto con il sorriso perché volevo mi ricordassi così e ti ho anche detto che il 2021 potrebbe essere l’anno buono per la coppa dalle grandi orecchie. Adesso sento mister Pirlo e vediamo il da farsi. Waiting 2021.
E forse non sarà come volevi, perchè sarà anche meglio di ciò che ti aspettavi…
Giro pagina e le lacrime cambiano sapore. Alice, principessa della zia. Alice 💖 Nel mio castello fatato, fatto di due principi, mancavi tu. Vedervi crescere è gioia, guardarvi negli occhi è privilegio, essere vostra zia, tua, di Riky e di Lorenzino, è vanto. Ballare a mani strette Tommaso Paradiso e Achille Lauro è la pazzia contagiosa che cercherò di insegnarvi nella giusta misura. “Siate affamati, sia folli” la zia sarà sempre con voi. Dimenticavo: guardarvi dormire e commuoversi è la più alta forma d’amore che io abbia mai conosciuto.
Il lieto fine non esiste, questo è un per sempre, il mio per sempre. Vi amo.
Il coraggio di mettere al mondo un figlio è qualcosa che merita grande rispetto, farlo in un anno del genere assomiglia tanto ad un miracolo. Onore a voi.
Sento il profumo dell’erba appena tagliata e vedo un pallone che rotola. La pagina calcio è questa. Ho la pelle d’oca, i brividi non passano mai di moda. Mi mancano le mie domeniche, mi mancano tanto. Ho fatto una promessa a me stessa e ho tutta l’intenzione di mantenerla: “Finché er core batte, se combatte”. Ridatemi la mia maglia numero sette, la mia squadra, gli abbracci dopo un gol (non mio, figuriamoci 😂), l’ansia nello spogliatoio e le pacche sulle spalle. Torneremo e sarà più bello di quanto si possa immaginare. Io ti aspetto ⚽️
E poi nella pagina accanto ecco le tribune sgangherate e le vostre speranze, le foto pre partita e gli articoli che non vengono, ecco la mia passione prendere forma in ciò in cui ho sempre creduto, il mio sogno. Il mio sogno. Lo alimentate anche voi, voi che mi mandate i messaggi post partita per un 5.5, voi che vi intimidite di fronte alle mie domande, voi che fate finta di non vedermi in tribuna, voi che mi leggete di sfuggita o che siete i miei primi sostenitori, voi che fate un’esultanza strana e che mi dedicate il vostro tempo, magari anche prendendomi bonariamente in giro 🙈🤪. Grazie. Il mondo del calcio dilettanti è fatto di migliaia di cuori che battono all’unisono, il mio è tra questi e ne sono estremamente orgogliosa.
In un anno così complicato il lavoro ha occupato non solo pagine, ma interi capitoli. Quelli a seguire raccontano della mia crescita, della mia evoluzione, di quanto io ami fare ciò che faccio. Di tutti gli orizzonti che ho voluto scoprire, di tutte le sfaccettature, di quanto io sia uragano. Ho sempre scelto la strada più difficile perché era l’unica che mi rendesse felice, e allora ho scelto di svegliarmi la mattina e di essere felice. “Il vostro lavoro riempirà buona parte della vostra vita. E l’unico modo per essere realmente soddisfatti è quello di fare un buon lavoro. E l’unico modo per fare un buon lavoro è amare quello che fate. Se non lo avete ancora trovato, continuate a cercare. Non accontentatevi. Sono sicuro che capirete quando lo troverete”. Grazie a chi mi ha dato fiducia.
Dulcis in fundo…waiting 2021
La pagine dell’io e delle spensieratezza completano il libro. A piccole dosi ci sono state serate leggere, fatte di qualche drink in più del dovuto e di aperitivi lunghi, di passeggiate in centro o in riva al lago, di messaggi alle tre di notte, di “sono stanca ma vi raggiungo”, di progetti rimasti a metà ma ugualmente affascinanti. Ci sono pagine che raccontano di Amsterdam e di Lido, di una valigia che ha fatto a malapena il giro dell’isolato e che non aspetta altro che essere sballottata tra la stiva di un aereo, il baule di un’auto ed i sedili di un treno. Ci sono pagine che raccontano qualche matrimonio meraviglioso ed annessi e devastanti addii al nubilato, ma anche di un mondo web che ha fatto da collante tra l’inesplorato e la curiosità, riservandomi non poche sorprese…ed io sono fatta così, innamorata delle sorprese e della semplicità.
L’ultima pagina del libro è quella che non sbiadisce mai, ho fatto l”orecchio all’angolino come ai tempi delle elementari per ricordarmi che la lista dei miei desideri è sempre piena e che ora la cima di quella lista è affidata ad un altro sogno incredibile. Tra un anno esatto spero di essere qui a raccontarvelo.
Il 2020 va in cantina con strascichi importanti, con cuore e cervello messi a dura prova che hanno ormai assunto le sembianze di pungiball abili nell’ammortizzare i colpi, anche bassi, e con ammaccature in ogni dove. Va in cantina e si porta dietro scatoloni di pensieri e riflessioni, si porta dietro un po’ di errori e mi lascia addosso le cicatrici. Ma io sono in piedi, anche questa volta. Mi tremano un po’ le gambe, ma sono in piedi.
Oggi, 31 dicembre 2020 pago la prima rata del mio mutuo e mi rendo che non ce l’ho fatta ma che “ce la sto facendo” e per distacco è una delle sensazioni più belle che io abbia mai provato.
Avevo dimenticato il sapore nell’essere “Orgogliosa di me stessa”.
Forse, però, la più grande lezione di vita frutto di questi 366 giorni non è altro che essere riuscita a domare la paura. Io non ho paura è una bugia, io ho trovato il coraggio di passare attraverso la paura assomiglia molto di più al mio 2020. E così mentre “waiting 2021” mi rendo conto della mia grande conquista, VIVERE a discapito del SOPRAVVIVERE.
“Tutto quello che vuoi è dall’altra parte della paura”.
Waiting 2021, gioco d’anticipo: so da dove iniziare, c’è un trasloco che mi aspetta 💙
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