Il Coronavirus non spezzerà le nostre passioni: calcio, ci manchi
Il Coronavirus non spezzerà le nostre passioni: calcio ci manchi. Questa non è una lettera ricca di supponenza e di elenchi di cosa sia giusto o sbagliato, questa non è una lettera di una persona laureata in medicina o in giurisprudenza che possa riportare nero su bianco leggi e teorie scientifiche, né tantomeno di una tuttologa; e non è nemmeno una lettera di una persona che voglia mettere in discussione ciò che si sta facendo o non facendo, la prevenzione, i rischi ed i controlli.
Questa righe sono solo lo sfogo di chi ad un certo punto si ritrova a fare i conti con i propri sentimenti, sentimenti che talvolta non c’entrano con la ragione e che finiscono per scontrarsi con una realtà che necessita d’altro. Ossigeno in primis ma che non può nemmeno voltare le spalle di fronte a quelle tre parole che imbrattano le pareti di un cuore che non urla, ma sussurra: calcio ci manchi!
Il Coronavirus non spezzerà le nostre passioni
Ma se per un attimo tutto ciò che è sensato, giusto, razionale, finisse al di là dei muri della nostra stanza, ecco che fare i conti con il vuoto diventa soffocante e fare un passo alla ricerca di luce è un viaggio nelle sabbie mobili. Nell’arco di questi giorni in cui tutto pare dannatamente surreale, la realtà è la torre di lego che non sta in piedi, che cade al suolo senza preavviso e che ti impedisce anche la visuale alla ricerca dell’oltre. E di cosa ci sarà domani. E di cosa succederà domani.
Quanto ci spaventa il non sapere? E quanto ci spaventa tenere tutto così a debita distanza? Noi che in realtà “qui vicino è troppo lontano” e “laggiù in fondo” è una presenza che ingombra. Ma soprattutto, molto più banalmente, quanto ci manca non poter vivere le nostre passioni?
Se stiliamo una classifica delle nostre priorità che in un periodo come questo trovano anche un’accezione diversa, predominante e tendenzialmente orientata verso la saggezza, ma lo sappiamo che qualche posto in giù, scritto in matita per non farlo risaltare nel bel mezzo di un pennarello indelebile che evidenzia le necessità primarie, e forse anche un po’ per vergogna, c’è anche la voce “passioni“. Lungi da me il raccontare degli allergici alla razionalità più totale dotati di menefreghismo e indifferenza, bombe atomiche sul mondo, ma apertura costante verso chi non dimentica, verso chi si aggrappa. C’è umanità e sentimento in ognuno di noi.
Calcio, ci manchi!
Ed è così che in questo marasma in cui l’agenda si complica e gli scarabocchi sulle pagine sembrano quadri di Picasso, cade l’occhio sul borsone. E dal borsone ti ritrovi a cancellare gli impegni per cui ami di più il weekend, poi ancora c’è un gruppo whatsapp in cui non trovano spazio comunicazioni confortanti e in questo silenzio non senti nemmeno l’eco del chiasso di quei casinisti ma adorabili pulcini.
Il weekend si avvicina e non ci sarà nessuna tribuna ad aspettare e nessun campo verde pronto ad accogliere i tuoi passi, la tua penna non troverà sfogo, il caffè al bar col collega sarà amaro, il “mister posso entrare?” non avrà forma accanto alle tue orecchie. E allora che si fa?
Mentre il tempo che scorre non apre a previsioni, tutto ciò che resta è non lasciarsi vincere da questo sconforto, senza ridimensionare la classifica delle priorità, anzi rafforzando ulteriormente scelte e convinzioni, a patto che non si getti nell’oblìo quella che per alcuni non è che una stupida passione, mentre per noi, capaci anche di lucidità e buon senso ma privi di sembianze da tuttologi, sappiamo che pur all’ultimo posto della nostra personalissima graduatoria, riserveremo sempre un gradino ai sentimenti. E alle passioni. Perché il vuoto odierno non può essere colmato da chiunque, perché bisogna anche saper convivere con le mancanze e perché le catene possono persino spezzarsi, ma la speranza no. Nè, tantomeno, l’amore vero.
La verità è una sola: calcio ci manchi!
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