La dignità non ha prezzo: chapeau Gabriel Omar Batistuta
Gabriel Omar Batistuta ha colpito ancora un po’ come faceva con quelle esultanze in cui, finta mitraglietta in mano, sparava scatenando tutta la sua adrenalina.
Poco più di un mese fa il mondo del calcio (e non solo) si era prodigato per fare gli auguri all’attaccante argentino che ha raggiunto il mezzo secolo, oggi il Re Leone torna a ruggire e lo fa in modo diverso, nella maniera più dolce possibile. Già perché quando si parla di famiglia, di figli, di insegnamenti, di lezioni di vita, anche il cuore tutto d’un pezzo di un gigante che ha scardinato senza parsimonia le difese di ogni squadra avversaria, prende connotati diversi e si lascia andare, non troppo lontano o là dove il controllo pare superfluo, ma si lascia andare seguendo le frecce in cui giusto e buon senso capeggiano come immagini al led.
Ecco perché la breve storia emersa da un’intervista rilasciata da Batistuta sta non solo facendo il giro del web e riscuotendo successo, ma sta anche regalando (nuovamente) il lato umano di un uomo in un momento in cui, e ancora una volta, il calcio sia tutto soldi, var, arbitri, titoloni ignobili di giornale e tette al vento, nonché ruoli dirigenziali improvvisati e buoi che danno dei cornuti agli asini. Niente di nuovo insomma.
Allora andiamo con ordine e raccontiamo questa storiella, poi teniamocela stretta che male non fa. Perché succede anche che in un periodo un po’ particolare della tua vita caschi a fagiolo e allora sai che non è il Gabriel Omar Batistuta di turno a farti capire quello che in fondo hai sempre saputo e difeso, ma sono comunque questi piccoli aneddoti lontani anni luci da te a dare forza e vento ad una ruota che gira perché “Quando sembra tutto fermo la tua ruota girerà, sopra il giorno di dolore che uno ha”…o prima o poi, gira davvero.
Giornalista: “La gente si chiede: come è possibile che il figlio di Batistuta (Joaquin 20 anni) lavori in una copisteria? Non voglio sminuire un lavoro assolutamente degno, però è qualcosa di insolito”.
Batistuta: “Che i miei figli lavorino, per me, è come poter regalare loro la dignità”. “Potrei permettermi di regalare ai miei figli delle auto nuove e di lusso, ma non so quanto si sentirebbero felici, o almeno quanto potrebbe durare quella felicità. Io so che magari prendono l’auto, si fanno un giro per le vie del centro e le ragazze, o la gente, li guardano. Molti potrebbero pensare “Ah, però, guarda che auto che ha”, e questo li potrebbe imbarazzare, perché dentro di loro sanno che quell’auto non è veramente loro. Non c’è paragone col guidare un’auto magari meno bella e potente, ma di cui poter dire: “Questa me la sono guadagnata da solo”.
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