La grande bellezza: ecco la “mia” Tokyo 2020
Quanto l’ho aspettato questo giorno, quanto ho sognato d’essere lì, a Tokyo 2020, quanto avrei voluto vedere i palazzetti gremiti e gli stadi festanti…la vita sa sorprendere e talvolta ti coglie impreparato, o ti costringe a prendere tempo, a rimandare i traguardi, a vagliare ancora strade lunghe e tortuose.
E così, senza troppi giri di parole, senza ripetere le solite ovvietà, come ogni quattro anni (cinque a sto giro) da un bel po’ di tempo a questa parte, eccomi alle prese con la mia full immertion preferita. La magia di una presentazione resa semplice non ha intaccato le aspettative di un momento storico, fatto di grande bellezza e mille emozioni. Lo scorrere di immagini allineate al periodo, è stato un po’ sfogliare l’album di questi due anni, quando ci siamo inventati di tutto pur di rimanere a galla, fra le mura di una casa a prescindere troppo stretta, alle prese con festival sui balconi e crostate nei forni.
Quel ragazzo che guardava avanti, che correva su un tapis roulant, ha ben rappresentato la clausura forzata di un mondo che non aveva via d’uscita ma che non si è tirato indietro, rimboccandosi le maniche, provando, tentando, sperimentando, con estrema lucidità e con estremo coraggio. E al di là di tutto ciò che si dica, delle discussioni da bar o forse, ormai, sarebbe più giusto dire “Discussioni da Social”, io il coraggio lo apprezzo sempre.
Tokyo 2020 è, a mio avviso, il coraggio che si affida ai sogni e che genera magia. E da italiana, con un preciso ed imprescindibile sogno nel cassetto, immergersi in questa atmosfera, è un atto d’amore che dovevo a me stessa, per ricordarmi dove ero rimasta, per provare a capire se quelle emozioni, quelle lì, mi fanno ancora lo stesso effetto di Rio 2016, di Londra 2012, di Pechino 2008, di Atene 2004, di Sidney 2000,…nonostante oggi più che mai indossi una corazza che non permetta in alcun modo al mondo di toccare la parte più profonda di me.
E niente, passi la notte aspettando lo Zar, mentre i canottieri si proiettano nelle acque nipponiche, con sciabolatori e spadaccine che iniziano a calpestare pedane, e ti risvegli con l’avvincente basket 3 vs 3, una piscina che ha ripreso record ed un paio di medaglie che brillano molto di più del metallo che rappresentano. Gigi Samele, argento nella sciabola, Vito Dell’Aquila, oro, ad appena 20 anni, nel taekwondo 58 kg. L’Italia è caduta e si sta rialzando, e forse anche io sto ricomponendo i pezzi e ce la sto facendo.
Al primo Inno di Mameli mi sono commossa…non c’è corazza che tenga di fronte ad un’Olimpiade.
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