La solitudine dei numeri…unici: io sto con Loris Karius
Vorrei capire quanti di voi nella vita si sono sentiti molto più simili e Cristiano Ronaldo piuttosto che a Loris Karius, perchè in tutta onestà quello che sto leggendo sul web e sui social mi sta lasciando attonita.
La supponenza con cui si chiede ad un 24 enne di pensare più a lavorare piuttosto che ai tatuaggi da dove arriva esattamente? Dal tubetto di gel che usate ogni sabato sera prima di andare a brontolare in disco? Dalle magliette firmate e per le quali spendete mezzo stipendio? Dai 100 € che pavoneggiate ad un classico aperitivo con gli amici perché o Terrazza Martini o niente, o mi ubriaco o niente? No, fatemi capire. Perché io ieri sera sono stata la prima a dire “Il bambino di 10 anni che alleno para meglio”, ma le frasi fatte, i commenti a caldo, fanno anche parte del gioco, così come pensare che forse Loris Karius non fosse all’altezza di questi novanta minuti, ma permettersi di descrivere l’esattezza dei gesti tecnici manco il vostro nome fosse Attack ed il cognome Buffon (o chiunque preferiate voi) e ancor di più permettervi di deridere, di giudicare l’uomo, è una cosa che non succedeva nemmeno nella storia antica. Poveri cavernicoli, con tutto il rispetto per i cavernicoli sia chiaro, che vivevano in un’epoca diversa, surreale, e che non hanno avuto le possibilità. Voi, invece, vivete tremila miliardi di situazioni diverse al giorno, avete sulle spalle storie di vita vissuta che magari fanno impallidire pure la mia, eppure non avete il coraggio di andare oltre, di mettervi nei panni altrui, di comprendere. Non so se provo più disgusto nel leggere queste cose o nell’abbraccio mancato di una squadra impegnata a piangere, certo, a disperarsi, ma evidentemente non abbastanza matura ed umana da rendersi conto che quel numero che in finale ci è arrivato con voi, con gli stessi identici meriti, forse una pacca sulla spalla l’avrebbe meritata proprio da quegli “amici” che per un anno intero si sono vissuti dentro e fuori dallo spogliatoio. Ecco, più della rovesciata di Bale, è questo ciò che avremmo dovuto vedere in eurovisione mondiale. E non scherzo eh, perché la meraviglia del calcio passa da qui o forse è tutto qui. Mi auguro fortemente che dietro le quinte qualcosa di così bello sia successo.
Sii orgoglioso Loris Karius del tuo percorso, dei tuoi errori, della forza che immediatamente hai trovato rialzandoti da quel prato verde, orgoglioso per le mani giunte con cui ti sei presentato sotto la tua curva guardandoli negli occhi quei tifosi che davvero “You’ll Never Walk Alone”. Adesso farà male, malissimo, e sarà terribilmente indimenticabile, ma se nella tua vita quando ti sei chiesto quale fosse la tua strada hai visto la luce solo su questa, se hai combattuto come un eroe per conquistarla, allora non arrenderti, passo dopo passo arriverai dove hai sempre sognato arrivare e non importa che tu faccia il calciatore o il panettiere, la scelta del tuo destino è solo e solamente tua. E non aver paura di ripresentarti da solo sotto quella curva, sai, tutto può succedere, questo è il calcio, questa è la vita, ma tu Loris Karius con il numero uno sulla schiena, cammina a testa alta perché di finti santi ed eroi ne è pieno il mondo, ma gli Uomini che sanno uscire intatti e più forti dalle avversità sono sempre troppo pochi.
…la chiamano “la solitudine dei numeri uno”, io preferisco chiamarla “la solitudine dei numeri unici”.
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