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Mondiali di calcio femminile, c’è tutto un mondo intorno

Mondiali di calcio femminile

Avete mai contato fino a 42137? Quarantaduemilacentotrentasette…come i motivi, come i sogni, come le volte in cui avete indossato un paio di scarpe con i tacchetti, come i respiri che vi hanno tenuto sveglie la notte e a distanza di sicurezza da un desiderio troppo grande per essere cullato da due mani troppo piccole, come i viaggi sulla luna andata e ritorno per un gol segnato al 90esimo o per un trofeo alzato al cielo, come le lacrime versate miste a sudore per ogni panchina di troppo, per ogni papà che non capiva le vostre scelte, per ogni sfottò quando vi presentavate al campetto del vostro oratorio e con voce timida sussurravate “Posso giocare anch’io?”, ai bulli del paese.

Quarantaduemilacentotrentasette come i graffi che avete contato sulla vostra pelle dal primo giorno di fatica ad oggi, come le ore in azienda prima di correre al campo ad abbracciare le vostre compagne, il vostro amico pallone, come i gradini scesi, saliti, scesi e saliti ancora al 18 di agosto, mentre le vostre amiche se la spassavano al mare tra un Mojito ed una serata in disco, e voi, sotto il sole cocente, agli ordini di un mister che sembrava non averne mai abbastanza.

Quaranta-due-mila-cento-trenta-sette, va scandito bene…non è un po’ troppo poco? Quanti zeri mancano per dare davvero un senso a questo racconto, a questa storia che altro non è, che la vostra storia? Eppure da questo numero non si scappa, non oggi (ieri) almeno, perchè 42.137 paia di occhi erano lì vicino, così vicino a voi da formare un tutt’uno con quel prato verde che sarebbe troppo facile accomunare alla speranza, osare, oggi, vuol dire accomunarlo alla realtà.

Nuova Zelanda – Norvegia è realtà, la nona edizione dei Mondiali di calcio femminile è realtà, il nuovo record di pubblico per il calcio, in Nuova Zelanda, non solo femminile, è realtà. Sì perché l’Eden Park di Auckland tutta quella gente non l’aveva mai vista prima. Ma anche comunicare ad uno stadio intero la decisone del Var, con un rigore assegnato alle padrone di casa ma poi sbagliato da Percival, è realtà. E poco importa per la traversa, la Nuova Zelanda contro la più quotata Norvegia ha vinto lo stesso, 1-0 firmato Wilkinson, stesso punteggio per Australia – Irlanda con Catley che invece il rigore non lo sbaglia e finisce dritta dritta nel tabellino marcatori, come a dire che giocare in casa non porta malaccio.

E adesso che succede? Succede, care ragazze, che se di sognare non ne avete avuto abbastanza e di osare tanto meno, potete spuntare dalla lista dei desideri quello che sta in cima “Giocare ad un mondiale di calcio femminile”, e potete scegliere a quale più remoto sogno delle vostre menti, affidare il primo posto, perché in fondo noi donne siamo fatte così, irrequiete ed incontentabili, collezioniste di obiettivi, insaziabili sognatrici. Ma da soggetto diventate anche complemento perché mentre sarete a caccia di (ri)vincite, c’è un mondo intero che vi ha già messo al primo posto e che sta sognando tramite voi, con voi e per voi: poi ci penseremo ai numeri, al gol mangiato, ai crampi, ai bla bla bla, alle partecipanti passate da 24 a 32 (leggi QUI un po’ di considerazioni), al montepremi triplicato rispetto al Mondiale di Francia 2019, alle favorite, ai diritti tv, alle parole di una giocatrice dello Zambia che, ahinoi, sono solo le parole non dette di chissà quante altre atlete…

…ci sarà un tempo per ogni cosa, ma questo è il vostro tempo, il vostro momento: chiudete gli occhi, mettetevi la mano sul cuore, riempite i polmoni e fate il vostro ingresso in campo, lasciando spazio alla bambina che ci ha sempre, sempre, sempre creduto: che i Mondiali di calcio femminile abbiano davvero inizio.

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