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Novak Djokovic, quando la legge è uguale per tutti gli uomini

Novak Djokovic

Novak Djokovic è l’argomento del giorno e la dimostrazione più eclatante di quanto la legge sia uguale per tutti. Non scherzo eh, non c’è alcuna ironia. La legge è uguale per tutti gli uomini.

Piccola intro: il serbo pluricampione di tennis, nonché numero uno indiscusso al mondo, dopo il ritiro dalla Atp Cup di Sidney ha seriamente messo in dubbio la sua partecipazione al primo grande slam del 2022, gli Australian Open. Gli appassionati di questo sport hanno titubato di fronte alla possibilità di non vedere all’opera il numero uno mondiale, ma ora possono dormire sonni tranquilli, ci sarà. Allarme rientrato.

Ginocchia, spalle, caviglie, stanno tutte benissimo, la dignità, forse, un po’ meno. Novak Djokovic non ha mai confermato o meno di essere vaccinato contro il covid. Lungi da me il giudicare la scelta, non è questo il luogo per parlare di pro vax o no vax e non ho nemmeno le competenze per farlo. Ho la mia idea, certo, che resterà la mia idea, comprensibile o meno, giudicabile o meno, accettabile a prescindere.

Oggi sono bastate carta, penna e la firma di un medico per scrivere che il sig. Novak Djokovic ha un’esenzione tale da non permettergli di essere vaccinato e quindi ammissibile al torneo seppur con un aggiro della regola. Ma anche qui alzo le mani. Non sono un medico. È bastato anche un tweet, però, per confermare che i campioni sono campioni e gli uomini sono uomini. Non sempre i due concetti si intersecano fra di loro o combaciano, quanto piuttosto troppo spesso si snobbano, discostano, talvolta interrompono quello che t’aspetti o non t’aspetti. Idolatri un campione per una carriera e poi bastano centosessanta caratteri, che nell’era del digitale valgono quanto un testamento, e puff…scompare tutto.

A me di sicuro piace il tennis, non sono la massima esperta o conoscitrice in genere. Credo che la classe di Federer sia ineguagliabile per i prossimi mille anni, la forza di Nadal e la sua dedizione son tra gli elementi che più stimo nei campioni sportivi, Nole, invece, non l’ho mai digerito seppur intoccabile. È la sua bacheca che parla per sè. Poi c’è il tennis italiano che resta comunque una miniera inesauribile di talento forse ancora tutto da esprimere, con Berrettini capostipite di un treno ad alta velocità ma anche di una lunga serie di apprezzamenti puramente femminili ed irripetibili a tal punto che pure l’accademia della Crusca potrebbe arrivare a coniare nuovi termini di acuta lusinga. (Se all’ascolto ci fosse qualche mio amico, è pregato di smetterla di ridere, grazie 😂)

Dicevo, il tweet. Et voilà.

“Ho trascorso del tempo fantastico con i miei cari durante la pausa e oggi sto andando in Australia con un permesso di esenzione. Let’s go 2022!”.

Due anni di pandemia e nemmeno il tatto nel comunicare, nell’approcciarsi ad un mondo ancora in affanno. Spallucce, superficialità, la spocchia come se tutto fosse dovuto. Si guarda avanti, certo, sono la prima a farlo e a credere nella momentanea convivenza con questo maledetto virus, ma sono anche la prima a credere che centosessanta caratteri o poco più possano essere decisamente più funzionali. Soprattutto quando il nome accanto ad essi abbia un certo peso. Perchè se quel nome fosse Mary Seven la risonanza mediatica di una stronzata potrebbe ricadere, al massimo, su un migliaio di persone, nonostante l’etere riesca, talvolta, con un semplice tasto on/off ad amplificare tutto a dismisura.

Se invece il nome accanto è quello di un Novak Djokovic qualsiasi ecco che allora giusto il tempo di cliccare invio ed un miliardo di persone si ritrovano coinvolte. Il peso specifico è altamente diverso. Ma in fondo dare l’esempio è nobiltà di pochi, appartiene agli uomini, non ai ricchi.

Tienitelo pure stretto quel permesso, Nole e torniamo agli albori.

La legge è uguale per tutti. Per tutti gli UOMINI, appunto.

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Foto Getty Images

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