Sogni, passione, follia: ecco la felicità. Danke Berlino 2018
Cara Berlino,
sono arrivata qui in punta di piedi, incredula, timorosa, quasi convinta di essere troppo piccola da perdermi nella tua vastità, con mille punti di domanda nella testa, con la voglia di trovare le risposte per dissolverli tutti, sono arrivata qui tre giorni fa, pronta, senza sapere esattamente fino a che punto, a tuffarmi in un nuova avventura.
Sono trascorsi appena tre giorni da quando ti ho abbracciata, così intensi che pare un tempo molto più lungo; se mi guardo indietro mi rendo conto che in realtà è stato tutto infinitamente semplice, scegliersi per quest’occasione la più naturale delle decisioni, capirsi, apprezzarsi, il risultato di un’addizione confermata senza matita rossa pronta a cerchiarla.
Mi sono guardata intorno curiosa ed emozionata non appena ho varcato la soglia di un luogo sacro che credevo troppo lontano per essere mio e che invece mi ha strizzato l’occhiolino fin da subito diventando d’un tratto il teatro di dejavu sfiorati e trascinandomi poi nel vortice di emozioni che senza indugi hanno preso la sola direzione a loro concessa, quella del mio cuore.
Mentre i miei occhi hanno iniziato a cibarsi di dettagli, a raccogliere le virgole ed i punti, mentre le mie mani si sono lasciate andare su quei tasti mescolando spensieratezza e orgoglio, mentre la mia passione si divertiva a raggiungere l’apice e ad oltrepassarlo continuamente, ecco che alla velocità della luce tutto mi è passato accanto e addosso lasciando tracce indelebili su ogni fibra del mio essere: le speranze, le illusioni, il rumore di un’asticella che cade sul più bello, l’incredibile boato di quasi 50 mila persone, il mio e solo mio posto, il media center e tutti i giornalisti del mondo al mio fianco, le corse in mixed zone, quel microfono stretto così forte perché “si può persino tremare” dinanzi ad una medaglia e agli occhi di una donna che sta “marciando” anche verso l’altare, le lacrime trattenute e quelle scivolate via, il più lontano possibile si spera, le parole che mancano, le smorfie che dicono tutto, i sorrisi che si amplificano e contagiano, la determinazione di chi “vuole battere tutti quelli che l’hanno battuto”, le confessioni di un rammaricato uomo che ha da poco rivisto la luce, il tricolore che sventola in alto, quell’inno cantato a squarciagola, la gioìa e l’incredulità di Davide che batte Golia, l’abbraccio con la mamma, gli scatti rubati, il profumo dei bretzel, la caccia ai ristoranti notturni, un compagno di viaggio ideale che sa capire e rimboccarsi le maniche e crederci più o meno quanto te, la testa bassa, le spalle al muro e la faccia spiaccicata al suolo, la volontà di rialzarsi, quel crono che non basta, quel fotofinish che sa di verità.
Cara Berlino mi hai messo al collo un sogno ed hai ricambiato il mio abbraccio questa mattina quando ti ho goduta persino all’alba, cara Berlino, hai saputo togliere i punti di domanda in fondo alle mie frasi e regalarmi uno squarcio incredibile di vita, saprò mai ringraziarti abbastanza?
E allora che cos’è la felicità se non sentirsi al posto giusto al momento giusto con il cuore in mano che non ha paura di esporsi al mondo intero, senza riparo alcuno, convinto che intorno, silenzio o rumore, la melodia sia quella dello spartito scritto a due mani, scivolate lì nel giorno di maggior contatto fra noi stessi e la luce?
Davanti ai vostri occhi un milione di strade portano alla felicità, e non importa che si tratti del compagno giusto, del gol al 90esimo, del lavoro voluto da una vita, della fetta di tiramisù mangiata senza sensi di colpa, del viaggio inaspettato o della birra con un amico, cercate la vostra e non abbiate paura di percorrerla.
Sarà il miglior viaggio che possiate intraprendere, vivere, respirare.
Date ai vostri occhi questo privilegio, al vostro coraggio quest’opportunità, al vostro respiro l’affanno che non sarà fatica ma ricchezza.
Non potrete mai essere troppo stanchi per non avere voglia, domani, di fare un altro passo su questo cammino.
Io, beh io sono un caso a parte, perché oltre che felice, qui riesco persino a vedermi bella.
Questa strada, la mia strada, mi ha salvata.
Danke Berlino.
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