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Il Rugby Sound Festival abbraccia un Max Gazzè infinitamente poetico

Salvarti sull’orlo di un precipizio, quello che la musica può fare…“, ma anche raccogliere 5000 fans al Rugby Sound Festival per Max Gazzè. 
Presso la suggestiva location di Legnano, dove è già partito l’evento dell’estate ovvero quel Rugby Sound Festival giunto ormai alla ventesima edizione, si sono radunate 5000 voci e 10000 occhi che si sono lasciati cullare dalle note del famoso cantautore romano.
Ieri sera, infatti, è stata proprio la volta di Max Gazzè che ha riservato una tappa del suo tour 2019 ai legnanesi (e non solo) e che con una semplicità disarmante ed un briciolo di timidezza, ha letteralmente addolcito un’atmosfera estiva bollente.
Gazzè, che va così ad allungare la lunga lista di ospiti illustri che hanno calcato il palco del famoso festival, prossimi Gazzelle, Timoria ed Omar Pedrini e J Ax con gli Articolo 31, non ha assolutamente deluso le aspettative.
La folla ha saputo ballare, ascoltare, sciogliersi ed emozionarsi. Tutti i successi più conosciuti hanno abbracciato un pubblico attento capace di apprezzare anche quei pezzi che “Davanti a tutti li cantiamo oggi per la prima volta, o forse seconda, se facciamo errori non fateci caso eh“. Il cantautore ha scherzato ma ha anche trovato la chiave per colpire là dove, forse, qualcuno potesse avere dubbi su un artista che le luci della ribalta le ha sempre un po’ smorzate, accettandole “solo” quando aveva realmente qualcosa da dire. E basta ascoltare i suoi testi per rendersene conto, curati in ogni dettaglio, ricchi di messaggi più o meno espliciti, ricchi di amore, ma anche evidenziatori fluo di una dedizione incredibile verso quello che è il suo mondo, la sua musica.
Un bassista odia la chitarra, la odia perché è piccola, ha i tasti piccoli, ma per questo pezzo pare necessaria” e allora via con “Potranno mai le mie parole esserti da rosa, sposa“.
Non sono mancate poi Cara Valentina, Teresa, I tuoi maledettissimi impegni, Mentre Dormi, La vita com’è, Favola di Adamo ed Eva, Il solito sesso, L’uomo più furbo, fino alla conclusione ampiamente richiesta con Posso, il pezzo portato recentemente al successo con Carl Brave.
Grazie, grazie di cuore, a parte il caldo e le zanzare è stato bellissimo“, dichiara alla fine prima dell’ultimo inchino insieme alla sua band.
Ed è così che quelle 5000 anime hanno abbandonato il pratone del Rugby Sound Festival , con un originale sound nelle orecchie e con la purezza di un artista che non ha certo elemosinato brividi.

credit foto: Elena Di Vincenzo – Shining Production

Ermal Meta incanta Varese e coccola i cuori

Voi come la chiamereste quella pelle d’oca, quel brivido lungo la schiena, quel nodo allo stomaco, quel luccichio negli occhi, quella voglia matta di ballare e d’un tratto di ascoltare un piano e la sua dolce melodia? Voi come la chiamereste quella mente che vola alla ricerca di chissà cosa e quella mano che si allunga verso la persona che hai accanto, trovandola, a volte ma non sempre, sentendola, di certo, nel più remoto angolo del proprio cuore?
E’ stato questo e molto altro Ermal Meta, ieri sera, all’Ippodromo Le Bettole di Varese, dove si è concesso per quasi due ore di musica a migliaia di persone accorse solo per lui. E forse un po’ anche per se stesse, regalandosi una serata di leggerezza, di “zero pensieri” e di amore. Eccolo il denominatore comune che ha trovato posto al di là di ogni cosa, che ha indossato l’eleganza di vestiti che non hanno mai sbagliato taglia perché “E’ l’amore che ci tiene in vita“.
Uno dopo l’altro Ermal ha snocciolato tutti i suoi successi di Vietato Morire e di Non Abbiamo Armi, quei due album che in altrettanti anni sono stati il biglietto da visita di un cantante che fino a poco prima si divertiva più a scriverle quelle canzoni meravigliose piuttosto che a canticchiarle. Ermal si è completato proprio quando ha preso il microfono in mano lasciandosi andare tra le sue stesse parole e la sua purissima voce.
Il Lake&Sound Fest ha fatto bingo perché quella cornice perfetta, quando Piccola Anima mi aveva già fatto venire le lacrime agli occhi, ha racchiuso anche una luna spettacolare e le luci in lontananza che ricadevano su uno scorcio di una Varese che in questa notte non ha saputo dormire ma solo sognare.
E allora lo so come si può chiamare quella pelle d’oca, quel brivido lungo la schiena, quel nodo allo stomaco, quel luccichio negli occhi, quella voglia matta di ballare e di ascoltare, quella mente che vola e quella mano che si allunga alla ricerca del suo pezzo di puzzle, lo so: si chiama magia. Ed Ermal Meta, come il più grande dei maghi, ha tenuto tutti incollati a se stesso senza svelare fino in fondo i trucchi di un mestiere raro e nobile concesso a pochi, il mestiere dell’incanto e dell’amore incondizionato.