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Rugby Sound Festival, è sempre l’ora del Deejay Time

Che tu abbia dieci anni o settantacinque, che i tuoi gusti musicali spazino dai Guns N’ Roses ad Achille Lauro, che tu sia un giardiniere di un piccolo paese di provincia o il più rinomato imprenditore in doppio petto di piazza Gae Aulenti, da una regola non scappi: è sempre l’ora del Deejay Time.

Dopo due lunghissimi anni di assenza, il Rugby Sound Festival di Legnano è ripartito in grande stile e non poteva certo fare a meno del Deejay Time. Albertino, Prezioso, Fargetta e Molella, in giro per l’Italia con AdvenTour, hanno fatto ballare migliaia di fanciulli e fanciulle giunti da ogni dove per immergersi in quell’atmosfera che solo i quattro moschettieri della consolle sanno regalare.

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E chissenefrega delle code chilometriche per una birra, delle zanzare, dell’ appiccicaticcio, dei polveroni alzati dalla terra sotto i piedi che in realtà non era nemmeno troppo vicina a quelle impronte, con le gambe in continua direzione “verso l’alto”. La voglia di urlare a squarciagola, di ballare senza pensieri, di azzerare il “tutto intorno” e godersi il momento, mentre il Deejay di turno sbloccava ricordi di continuo, hanno preso il sopravvento come solo quei quattro mattatori sanno fare.

Ballare, cantare, urlare, e non obbligatoriamente in questo preciso ordine, sono stati i verbi coniugati all’infinito con quello show che in realtà non sarebbe dovuto finire mai, nella serata in cui il famoso “Illumina” di Albertino ha dato una nuova luce al Castello di Legnano: perchè tutto quello che c’è stato prima non aveva lo stesso risalto, e perchè tutto ciò che verrà dopo avrà la strada tracciata da uno shaker di mixaggi che rilanciano l’estate del divertimento. Ma è sempre così, in fondo, dove passa il Deejay Time lascia il segno, indelebile sulle anime leggere di chi ha collezionato i ricordi di una gioventù troppo lontana ma nitida nelle menti e nei sentimenti, o più semplice ma genuino, per chi, invece, è stato influenzato da fratelli maggiori, mamme, papà, amici più grandi ma ha comunque cucito frammenti di avventure esaltanti.

E così questo spettacolo nello spettacolo è scivolato via in poco più di due ore e tra le mille emozioni ci ha fatto anche commuovere: “Devo mettere ancora due canzoni prima di andare viaha detto Molellala prima è per tutti quelli che almeno una volta nella vita si sono innamorati, la seconda è per il mio amico Gigi”, l’applauso ha accompagnato “Con il Nastro Rosa” e ha detto tutto quello che c’era da dire.

“Non c’è Deejay Time senza Rugby Sound Festival” ha urlato Albertino in uno dei momenti della serata, “Non c’è Rugby Sound Festival senza Deejay Time” avrà pensato la maggior parte della folla, ma in verità non c’è estate, non c’è memoria, non c’è baldoria che basti a farci sentire necessariamente vivi senza il connubio di entrambe, perchè il Rugby Sound ed il Deejay Time sono solo una cosa: il connubio perfetto.

Foto di copertina Elena Di Vincenzo

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Il Rugby Sound Festival abbraccia un Max Gazzè infinitamente poetico

Salvarti sull’orlo di un precipizio, quello che la musica può fare…“, ma anche raccogliere 5000 fans al Rugby Sound Festival per Max Gazzè. 
Presso la suggestiva location di Legnano, dove è già partito l’evento dell’estate ovvero quel Rugby Sound Festival giunto ormai alla ventesima edizione, si sono radunate 5000 voci e 10000 occhi che si sono lasciati cullare dalle note del famoso cantautore romano.
Ieri sera, infatti, è stata proprio la volta di Max Gazzè che ha riservato una tappa del suo tour 2019 ai legnanesi (e non solo) e che con una semplicità disarmante ed un briciolo di timidezza, ha letteralmente addolcito un’atmosfera estiva bollente.
Gazzè, che va così ad allungare la lunga lista di ospiti illustri che hanno calcato il palco del famoso festival, prossimi Gazzelle, Timoria ed Omar Pedrini e J Ax con gli Articolo 31, non ha assolutamente deluso le aspettative.
La folla ha saputo ballare, ascoltare, sciogliersi ed emozionarsi. Tutti i successi più conosciuti hanno abbracciato un pubblico attento capace di apprezzare anche quei pezzi che “Davanti a tutti li cantiamo oggi per la prima volta, o forse seconda, se facciamo errori non fateci caso eh“. Il cantautore ha scherzato ma ha anche trovato la chiave per colpire là dove, forse, qualcuno potesse avere dubbi su un artista che le luci della ribalta le ha sempre un po’ smorzate, accettandole “solo” quando aveva realmente qualcosa da dire. E basta ascoltare i suoi testi per rendersene conto, curati in ogni dettaglio, ricchi di messaggi più o meno espliciti, ricchi di amore, ma anche evidenziatori fluo di una dedizione incredibile verso quello che è il suo mondo, la sua musica.
Un bassista odia la chitarra, la odia perché è piccola, ha i tasti piccoli, ma per questo pezzo pare necessaria” e allora via con “Potranno mai le mie parole esserti da rosa, sposa“.
Non sono mancate poi Cara Valentina, Teresa, I tuoi maledettissimi impegni, Mentre Dormi, La vita com’è, Favola di Adamo ed Eva, Il solito sesso, L’uomo più furbo, fino alla conclusione ampiamente richiesta con Posso, il pezzo portato recentemente al successo con Carl Brave.
Grazie, grazie di cuore, a parte il caldo e le zanzare è stato bellissimo“, dichiara alla fine prima dell’ultimo inchino insieme alla sua band.
Ed è così che quelle 5000 anime hanno abbandonato il pratone del Rugby Sound Festival , con un originale sound nelle orecchie e con la purezza di un artista che non ha certo elemosinato brividi.

credit foto: Elena Di Vincenzo – Shining Production