Violenza sulle donne, il 25 novembre è ogni giorno
Violenza sulle donne, è sempre il 25 novembre
La mia giornata è stata campale, è iniziata prestissimo e non è ancora finita. Per dirla tutta questo mio 25 novembre è iniziato circa una settimana fa quando si è iniziato a parlare dell’ennesima ricorrenza della Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne.
Ho lasciato che il criceto che vive con un mutuo trentennale nella mia testa, con tanto di tacito accordo che si rinnova di volta in volta, girasse un po’ su quella ruota fino a produrre le scintille che illuminano il palcoscenico delle idee.
Luce accesa et voilà: un paio di video, interviste, parole, immagini. I soliti strumenti comunicativi che traducano il segno rosso in faccia in un segnale distintivo, per dire “Ci sono anche io e sono qui”, per dire “Non smetterò di lottare” ma anche per riconoscere le cicatrici, mettersi allo specchio e non avere paura.
La violenza sulle donne è qualcosa che non può essere racchiuso in un livido sul volto o in un aborto volontario, questa è l’estremizzazione di un peccato mortale che andrebbe condannato all’ergastolo. Ma le sfaccettature che raccontano il disagio, l’ineguaglianza, il mobbing, l’abuso dei social, le parole spiaccicate in faccia, non hanno un dolore più superficiale o che non merita lo stesso meticoloso ascolto.
Violenza sulle donne, vietato tacere
La violenza è là dove non c’è rispetto, ed il rispetto è un diritto inalienabile di ogni essere umano.
Perchè se è vero che il 2020 possa contare 91 femminicidi nei primi 10 mesi, uno ogni tre giorni, il 2020 non avrà mai abbastanza mani per tenero conto delle offese gratuite, delle minacce, delle prese in giro, del male piovuto dal cielo perché sei troppo grassa, troppo magra, troppo bella o troppo brutta.
Il 2020 non terrà mai il conto nemmeno dei gruppi whatsapp e degli amici del calcetto che se la tirano di fronte ad un video di sesso, non terrà il conto della madri perbeniste né tantomeno delle direttrici di scuole materne che licenziano le loro dipendenti senza una giusta causa o un giustificato motivo e non terrà conto nemmeno delle telefonate non fatte quando denunciare sarebbe stata l’unica via d’uscita.
In questo giorno dove forse mi sento guerriera più che in altre occasioni ho redatto interviste, ho collaborato al progetto “Col Cuore contro la violenza sulle donne” e ho organizzato un video che snocciola via tra un monologo toccante e qualche calciatore senza gel nei capelli ma con il segno rosso sul volto. E nel cuore.
Perché non importa dove la nostra voce possa arrivare, quello che importa è NON TACERE. MAI.
Il mio articolo per VARESE SPORT
Il progetto video “Col cuore contro la violenza sulle donne“
Il video con monologo per il FUTSAL VARESE
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